Israele e la stupidità  della guerra

Si è deplorato l’abbordaggio, si è detto che non è stato solo «un errore tecnico», ma uno politico e prima ancora umano. Ieri Michael Chabon, lo scrittore del «Sindacato dei poliziotti yiddish», ha osservato che «per un ebreo, è sempre uno shock imbattersi in un ebreo stupido», e che è ora, per gli ebrei e per gli altri, di ammettere, col ricordo fresco della Mavi Marmara, «che i 62 anni di storia di Israele, come la storia del popolo ebraico e della specie umana, sono stati dall’inizio una vicenda di trionfo ed errore, di grandezza e insensatezza, di carità  e di delitto». Fatto alla stupidità  umana, di tutti gli umani, lo spazio largo che si merita, e commemorate le innocenti vittime e compatiti i disgraziati ammazzatori, il problema si spalanca.

Si è deplorato l’abbordaggio, si è detto che non è stato solo «un errore tecnico», ma uno politico e prima ancora umano. Ieri Michael Chabon, lo scrittore del «Sindacato dei poliziotti yiddish», ha osservato che «per un ebreo, è sempre uno shock imbattersi in un ebreo stupido», e che è ora, per gli ebrei e per gli altri, di ammettere, col ricordo fresco della Mavi Marmara, «che i 62 anni di storia di Israele, come la storia del popolo ebraico e della specie umana, sono stati dall’inizio una vicenda di trionfo ed errore, di grandezza e insensatezza, di carità  e di delitto». Fatto alla stupidità  umana, di tutti gli umani, lo spazio largo che si merita, e commemorate le innocenti vittime e compatiti i disgraziati ammazzatori, il problema si spalanca.

L´altro giorno, nel suo blog su Repubblica. it, Vincenzo Nigro intitolava «Sarajevo 1914, Gaza 2010». Per avvertire subito dell´improprietà del confronto, ma il titolo bastava a suggerire la domanda su come «scoppino» le guerre, quelle che chiamiamo mondiali perché riguardano noi – chiamiamo le altre locali, perché non ci riguardano – e quanta parte vi prenda la stupidità. Nella Sarajevo del 1914 un maldestro maestro di paese, Gavrilo Princip, si vide passare davanti la vettura di Franz Ferdinand e di sua moglie e scaricò loro addosso la sua rivoltella. Princip era ventenne, era vergine, aveva scarpe grosse da contadino. C´era la Mano Nera serba dietro lui e gli altri ragazzi cospiratori. Interrogato, disse: «Ho sparato, ma non pensavo di scatenare la guerra mondiale». E i pacifisti turchi, chi sono? Non so, immagino che siano per lo più persone commosse dal destino dei palestinesi e affezionate alla pace. Fra i promotori non mancavano militanti alieni dalla non violenza, unilaterali nel sostegno alla causa palestinese e simpatizzanti per Hamas.

Ciò che non riduce l´errore del governo israeliano, anzi lo mostra più stupido e grave, ma tiene aperta la questione dei pacifismi. Quei militanti stanno con Hamas, che non vuol dire esattamente stare coi palestinesi. Hanno subito l´assalto israeliano, ma non hanno ragione. Stanno contro Israele e la sua esistenza – e magari contro il fantasma ebraico – non contro una politica. La giornalista Angela Lano ha raccontato qui la sua vicissitudine: «Ci siamo preparati. Abbiamo studiato le tecniche di resistenza non violenta.. «. Non è quello che è successo sull´altra nave. In un paranoico sito antisemita in cui i giornali hanno frugato, una dicitura ora avverte che Lano non è una sua collaboratrice, ma la direttrice di Infopal: bene. Lano scrive di Israele («Israele, hai perso!») come di «creatura nata in grembo al colonialismo europeo di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento, progetto fallito di homeland per soli ebrei, e dunque stato razziale e razzista».

Non è la descrizione che impiegherei per Israele: c´è qualcosa di troppo, e manca qualcosa, in ogni caso. Come inveire oggi contro il sionismo, un tovagliolino annodato sotto bocche antisemite. Guido Rampoldi ha mostrato qui in una luce meno da ribalta la situazione della leadership turca, che del resto obbliga ancora una volta a risalire lungo gli anelli mancati di una catena ragionevole: l´accoglienza alla Turchia nell´Ue (e, prima ancora, a Israele). Erdogan fiero di far da «mediatore» – con Lula, purtroppo – al nucleare di Ahmadinejad, che proclama l´intenzione (smentita, ma sottovoce) di navigare di persona alla volta di Gaza, si cattiva le moltitudini arabe. E si annunciano, sulla scia, le navi scorta dei pasdaran iraniani. Quella regione sismica è cambiata, e vi brontolano scosse imprevedibili.

Ma perché lì? Non ho cifre esatte, ma nel conflitto israelo-palestinese sono morte, in una dozzina d´anni, molto meno di diecimila persone, se non sbaglio. Venti, trenta volte meno di quelle massacrate in tre anni nella ex-Jugoslavia: in Europa, cioè, come nessun geografo potrebbe negare, di quelli che spiegano che la Turchia è Asia e Israele anche, e poi si impappinano su Cipro. Ho appena avuto un´altra prova del modo in cui ci misuriamo con la storia del nostro tempo e con la geografia dei nostri piedi. L´occasione era secondaria, l´arrivo alla Fiorentina del grande Sinisa Mihajlovic, già amico del massacratore Arkan, e ancora persuaso che sia stato un eroe del popolo serbo. A parte Mihajlovic e le sue fedeltà, ho rivisto come pochi sappiano che cosa è successo a un´ora d´aereo da noi appena quindici anni fa. Fra mezzo secolo, come per la shoah, gli storici si chiederanno come fosse stato possibile, esattamente come avviene per i volonterosi carnefici di Hitler, per gli «uomini comuni» della polizia nazista. Come è stato possibile che la tifoseria della Stella Rossa di Belgrado, capeggiata da un criminale comune, si sia trasformata in uno spietato corpo paramilitare capace di trucidare, stuprare, saccheggiare case e distruggere città. Vukovar – Mihajlovic è nato lì, e anche il nazionalismo croato vi fu brutale – è il nome simbolo della prima ferocia serbista, assediata per cento giorni, e poi la gente stanata dai letti d´ospedale e deportata nei luoghi delle esecuzioni e delle fosse comuni: e la si evoca adesso a vanvera, per dire che la guerra è sempre orribile, e che tutti hanno i loro torti, e che bisogna esserci stati… Ma non bisogna esser stati ad Auschwitz – e del resto in tanti ci sono stati, a Vukovar o a Sarajevo.

Sul Manifesto l´altro giorno uno studioso serio ha scritto distrattamente: «… l´Europa, dopo appena un sessantennio senza scannatoi di guerra.. «, e mi sono cadute le braccia. Srebrenica, ottomila scannati in un pugno di giorni, da carnefici volonterosi come Arkan e i suoi tifosi. In quegli anni così recenti, molti «pacifisti» diedero il meglio di sé per andare in aiuto. Ma quasi tutti cedettero all´illusionismo che confonde la non violenza con l´omissione di soccorso, e molti fra i promotori simpatizzarono, con i peggiori equivoci di estrema destra e di estrema sinistra, per i caporioni nazionalcomunisti serbi, come oggi con Hamas. Avversi a ogni impiego della forza, anche per prevenire o interrompere o punire Srebrenica, e pronti a sdraiarsi davanti alle basi Nato. Come sdraiarsi sulle piste degli aeroporti alleati dai quali sarebbero decollati i bombardieri per Auschwitz, se mai qualcuno avesse voluto far decollare i bombardieri per Auschwitz. E non ci hanno ripensato. Si sono proclamati scudi umani, a buon prezzo, quando la Nato intervenne per il Kosovo in Serbia – intervento necessario, però condotto nel modo più stupido e prepotente, e incomparabile con la tragedia della Bosnia. La quale, per ricordare tutte le giravolte della storia, era slava come serbi e croati, e laicamente musulmana, benché anche lì arrivassero pacifisti islamisti in cerca di martirio altrui e proprio. Sarajevo 1914 valeva ancora abbastanza sull´atlante da fornire la scintilla a una guerra mondiale: Sarajevo 1992-95, il più lungo assedio moderno, più morti in una città che in tutto il conflitto israelo-palestinese, non valeva neanche la dignità di un Circolo Ufficiali olandese. Il Vicino Oriente la vale, una guerra mondiale, per definizione, e solo perché c´é, su una terra santa e stenta – ci trovano il metano, adesso! – Israele e gli ebrei. Gli ebrei valgono una guerra mondiale…

Continuo a pensare, a sentire che Israele ha il nemico più temibile nella propria atomica. Gli umani, tutti, possono commettere errori ed essere stupidi, e anche essere disperati: devono fare in modo di svuotarsi le tasche da armi che rendano errore o disperazione irreparabili. L´episodio luttuoso quanto capriccioso e idiota della Mavi Marmara mostra come la scintilla possa scoccare. In tanti stanno giocando con questo fuoco. La gente di Gaza è ostaggio di Israele e dei proprii capi. La pace, se solo si decidesse di farla, mostrerebbe di esser stata facilissima, a portata di mano, da sempre. Anche la guerra è a portata di mano. Anche se non si decidesse di farla.

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