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Ecco le donne di “We want sex” “Così abbiamo battuto gli uomini”

Roma, al Festival le operaie che cambiarono il lavoro inglese.  La commedia sul primo sciopero al femminile nel ’68. E l’esordiente Jim Loach svela il dramma della pedofilia. In “Orange and sunshine” gli abusi su 136 mila bambini deportati in Australia 

Roma, al Festival le operaie che cambiarono il lavoro inglese.  La commedia sul primo sciopero al femminile nel ’68. E l’esordiente Jim Loach svela il dramma della pedofilia. In “Orange and sunshine” gli abusi su 136 mila bambini deportati in Australia 

ROMA – Giornataccia per la politica inglese al Festival di Roma. Arriva We want sex su una vicenda di 42 anni fa, quando nell´Essex le 187 operaie della Ford si ribellarono alle mortificanti condizioni di lavoro e alla disparità salariale rispetto ai 50 mila maschi e proclamarono il primo sciopero al femminile. E arriva Jim Loach, figlio di tanto padre (Ken), che porta in concorso Oranges and sunshine che svela la scandalosa deportazione di 136 mila bambini inglesi in Australia, perpetrata nel secolo scorso fino al 1970.
In We want sex le situazioni drammatiche sfumano spesso in commedia, perché l´intento del regista Nigel Cole, lo stesso delle allegre attempate di Calendar girls, era «denunciare un fatto misconosciuto ma anche celebrare il coraggio di donne che si sono ribellate contro una potenza», e perché il film rispetta l´ironia con cui le stesse operaie evocano quel momento. A Roma ce ne sono due, Sheila Douglass ed Eilenn Pullan, stupite ed eccitate protagoniste di interviste e tappeto rosso. «Chi poteva immaginare che saremmo arrivate al cinema?», dicono divertite. «Noi ci siamo ribellate perché eravamo stufe e arrabbiate, non avevamo diritti rispetto ai maschi. Non è stato facile, soprattutto ai primi licenziamenti e quando in famiglia gli uomini, tutti operai alla Ford, ci si sono rivoltati contro. Eppure tra noi donne ci divertivamo, eravamo incoscienti, ma era bello sentire che, per quanto potente fosse la Ford, noi non subivamo l´ingiustizia». Una lezione, dice Cole, «che vale oggi come allora, oggi la crisi colpisce di più le donne. Le operaie del film sono lavoratrici della fabbrica di elettrodomestici dove abbiamo girato e molte di loro sono state licenziate».
Se in We want sex i politici si salvano grazie all´intervento della deputata Barbara Castle, che iniziò la lotta per la parità salariale, per Orange and sunshine la ferita è aperta. «Il film è tratto dal libro di Margaret Humphreys, l´assistente sociale di Nottingham che scoprì per caso nel 1986 la vicenda dei bambini, figli di ragazze madri o di famiglie indigenti, che furono portati in nave in Australia, perdendo ogni identità, si diceva loro che la madre era morta», racconta Jim Loach. «Fu una scelta economica, costava meno un viaggio in nave che mantenere i bambini in istituti, e poi l´Australia aveva bisogno di aumentare la popolazione bianca e di forza lavoro. I bambini, dai 5 ai 9, 10 anni, furono sfruttati per costruzioni, fabbriche, qualunque cosa».
«Furono vittime di abusi politici e sessuali», dice Emily Watson, straordinaria interprete di Margaret in un film «di quelli che ti toccano anche come persona e come madre. E io ho una figlia di 5 anni. È stata un´esperienza bella, forte, dolorosa, anche perché prima di girare in Australia io ho perso mia madre». Lo scandalo della vicenda, dice Loach, «è che i governi inglesi e australiano si sono scusati ufficialmente soltanto l´anno scorso. Ancora più grave è il silenzio della Chiesa, gli abusi sessuali avvenivano negli istituti cattolici in Australia, dove qualche processo è cominciato ma finito nel nulla, i colpevoli erano vecchi, spesso malati. Per me avere l´anteprima del film a Roma è una grande opportunità, è la città del Vaticano. Ho anche pensato di mandare un invito al Papa».

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