L'ex caserma dei vigili del fuoco

Un ingente spiegamento di carabinieri antisommossa e polizia ha sgomberato ieri a Torino l'ex caserma dei vigili del fuoco (tra corso Regina Margherita e Piazza della Repubblica, vicino al mercato di Porta Palazzo), occupata il 20 ottobre e trasformata in uno spazio autogestito da un gruppo di “solidali”: solidali coi migranti rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e con chi non accetta “gli imperativi del profitto e della speculazione”. ">

Torino, sgombero con arresti

   L’ex caserma dei vigili del fuoco

Un ingente spiegamento di carabinieri antisommossa e polizia ha sgomberato ieri a Torino l’ex caserma dei vigili del fuoco (tra corso Regina Margherita e Piazza della Repubblica, vicino al mercato di Porta Palazzo), occupata il 20 ottobre e trasformata in uno spazio autogestito da un gruppo di “solidali”: solidali coi migranti rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e con chi non accetta “gli imperativi del profitto e della speculazione”.

   L’ex caserma dei vigili del fuoco

Un ingente spiegamento di carabinieri antisommossa e polizia ha sgomberato ieri a Torino l’ex caserma dei vigili del fuoco (tra corso Regina Margherita e Piazza della Repubblica, vicino al mercato di Porta Palazzo), occupata il 20 ottobre e trasformata in uno spazio autogestito da un gruppo di “solidali”: solidali coi migranti rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e con chi non accetta “gli imperativi del profitto e della speculazione”. Nella mattinata dell’altroieri, quando la polizia ha fatto irruzione nello stabile, alcuni occupanti sono saliti sul tetto, altri hanno organizzato un presidio davanti al palazzo. La polizia ha transennato l’edificio, i pompieri hanno disposto un materasso gonfiabile, alcune centinaia di persone, fra cui diversi migranti, hanno raggiunto “i solidali”, e manifestato per tutto il giorno, finché una carica dei carabinieri non ha sgombrato il presidio durante la notte di ieri.   Alla fine, gli occupanti sono scesi dal tetto e sono stati portati in caserma insieme ad altre persone, fermate durante la carica (sei in tutto). Per terra, restavano i volantini degli “occupanti del Palazzo” che, con toni poetici, restituivano la prospettiva di chi, dal tetto, guarda Torino da una diversa angolatura. “Salendo sul terrazzo – scrivono i solidali – si domina la città: se ne può leggere il passato e il futuro”. Per prima, si vede la piazza del mercato, “con le sue bancarelle, il rumore delle mille lingue che si incontrano, il formicolare della massa di persone che scende in strada ogni giorno per cercare di arrangiarsi, di tirare su la giornata”. Poi si vedono “le auto della polizia, le jeep dell’esercito, le macchine dei vigili invaderla e aggredirla per proseguire la loro caccia al povero, ai senza documenti, al venditore abusivo che sta all’angolo”. Intorno, le montagne di Torino e davanti “le nuove sfide della speculazione edilizia”, il grattacielo “Intesa-Sanpaolo” che taglierebbe lo sguardo, “le rocce mangiate dalla ruspe che costruiranno la Tav”. Dal tetto del Palazzo occupato – scrivono ancora i solidali – “si è in grado di leggere il mutamento della metropoli, di percepire il suono dei conflitti e delle lotte che si generano e si vorrebbe poter leggere la possibilità di arrestare tutto questo, di cambiare la direzione al mutamento”. In questione, dunque, non è solo “un tetto, ma un punto di partenza per dare corpo ai conflitti che attraversano la metropoli”.  
Prima di essere sgomberato, lo stabile ha perciò ospitato una “tre giorni contro le espulsioni” e contro “l’ipocrisia umanitaria” di chi gestisce i centri di detenzione per senza documenti, “veri e propri lager”. Nel blog di “NexT2010”, dedicato all’iniziativa, gli organizzatori hanno spiegato obiettivi e motivazioni della tre giorni: non un happening isolato, ma “un’occasione di incontro per chi si oppone concretamente, giorno per giorno, alla macchina delle espulsioni”. Discussioni animate da un intento concreto: conoscere e inceppare l’ingranaggio che produce i Cie e provoca continue ondate di proteste, rivolte, evasioni in ogni parte d’Europa. “La solidarietà è un’arma, usiamola”, diceva l’appello per la tre giorni. Una campagna – quella contro i Centri per immigrati senza documenti che, nei mesi scorsi, ha segnato diversi punti.

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