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Mafia, indagine sulla trattativa un’Agenzia deviata fra gli 007

Ciancimino a confronto con un “capitano” dell’Aisi: mi minacciò

   

Ciancimino a confronto con un “capitano” dell’Aisi: mi minacciò

    PALERMO – Non è più solo il mistero del “signor Franco”, l´ufficiale di collegamento fra Stato e mafia di cui ha parlato Massimo Ciancimino. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e i sostituti Nino Di Matteo e Paolo Guido indagano adesso su una vera e propria agenzia deviata all´interno dei servizi segreti, che avrebbe curato tutte le fasi principali della trattativa con i vertici di Cosa nostra durante le stragi del ‘92 e ‘93. Accanto al “signor Franco” (ancora senza identità) e al suo fido collaboratore, il “capitano” (riconosciuto da Ciancimino in un funzionario dell´Aisi), c´è adesso il nome di Lorenzo Narracci, lo 007 del servizio segreto civile che i pm di Caltanissetta hanno messo sotto accusa per concorso in strage dopo le dichiarazioni di Spatuzza. È lui l´ultimo indagato dell´inchiesta della Procura di Palermo sulla trattativa. Ciancimino sostiene di aver visto Narracci assieme al “signor Franco”. Così lo 007 si è ritrovato nella stessa inchiesta con i capimafia Riina e Provenzano, ma anche con il generale Mario Mori, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ieri pomeriggio, Massimo Ciancimino è stato messo a confronto dai pm di Palermo con il presunto “capitano”, l´agente dell´Aisi Rosario Piraino, che è indagato per violenza privata con l´aggravante di aver favorito Cosa nostra. Il supertestimone della Procura continua a sostenere il suo riconoscimento: «Venne a trovarmi nel 2005, mentre ero ai domiciliari a Palermo. Disse: “Non è il caso che tu prenda argomento di carabinieri o di rapporti con Berlusconi”». Il “capitano” sarebbe tornato nel 2009, con altre minacce, nella casa bolognese di Ciancimino.
Piraino respinge le accuse. Il suo legale, Nino Caleca, dice: «Esistono elementi oggettivi per verificare la veridicità di quanto affermato dal mio cliente, sono sicuro che i pm li riscontreranno presto». Piraino è pronto a portare i fogli delle sue missioni: «Da almeno 15 anni non vado a Bologna», ha messo a verbale.
Interviene anche il legale di Narracci, Michele Laforgia, il giorno dopo il confronto fatto a Caltanissetta con il pentito Spatuzza e Ciancimino. «Spatuzza non ha mai identificato il dottor Narracci come l´uomo, estraneo a Cosa Nostra, presente nel garage in cui fu predisposta l´autobomba per via D´Amelio. Spatuzza – prosegue l´avvocato – ha precisato di non essere in grado di riconoscere la persona avvistata “per pochi attimi” nell´autorimessa, limitandosi a confermare che il dottor Narracci corrisponde alla persona già individuata in foto come “somigliante” con quella persona».
Il procuratore Sergio Lari annuncia intanto che ci vorranno ancora due o tre mesi per tirare le somme per la prima parte dell´inchiesta sulla strage Borsellino, quella che riguarda gli esecutori. Qualche mese in più, invece, per fare luce sulle presenze dei servizi deviati. Sono ancora tanti i riscontri da cercare. E ora si torna a guardare negli archivi.
Tredici anni fa, un faccendiere siciliano diventato collaboratore di giustizia, Francesco Elmo, parlò ai pm di Palermo di una «agenzia» dei servizi in rapporti con Cosa nostra: disse di averne avuto notizia da un tale «signor Di Maggio». Lo riconobbe in foto nell´agente Narracci. Ma qualche tempo dopo l´indagine si arenò. Posto a confronto con lo 007, Elmo offrì solo una ritrattazione.

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