Africa, Italia. Cronistoria del « caso Lampedusa »

Lungo tutto il 2011 il governo Berlusconi si è affannato a ripetere che «Lampedusa non è sola». In realtà andava aggiunta la lettera “i”: Lampedusa non è un’isola. Poiché è semmai divenuta un paradigma e una contraddizione

Africa, Italia. Cronistoria del «caso Lampedusa»

 Lungo   tutto   il   2011   il   governo   Berlusconi   si   è   affannato   a   ripetere che «Lampedusa non è sola». In realtà andava aggiunta la lettera “i”: Lampedusa non è un’isola. Poiché è semmai divenuta un paradigma e una contraddizione: geograficamente è la zona più meridionale dell’Italia, ma geologicamente è la punta più avanzata dell’Africa, della cui placca continentale fa parte. Da Lampedusa le coste tunisine distano circa 110 chilometri, mentre quelle siciliane oltre 200.

Lampedusa è ingresso d’Europa e assieme bastione avanzato della costa sud del Mediterraneo. Cancello della Fortezza europea, ma anche porta girevole  del futuro. Reclusorio e ostello. Nel 2011, assai più che nelle ondate migratorie degli anni precedenti, i suoi venti chilometri quadrati di superficie hanno rischiato di trasformarsi in un carcere a cielo aperto. Del resto, già il Regno d’Italia, nel 1872, vi istituì una colonia penale.

Isola di permanenza temporanea, l’ha definita qualcuno. E questo, in effetti, è divenuta per molti mesi: il più grande Centro per migranti d’Italia  e probabilmente del mondo.

Un Centro di pronta accoglienza, ma contemporaneamente anche di reclusione, di confinamento, di sottrazione di prerogative e diritti; in definitiva, di dignità. Innescando così un ulteriore paradosso: coloro che fuggivano da situazioni di guerra civile, come in Libia, o da violenze e fame, come in altri Paesi del Maghreb e del Mashreq, ma comunque in cerca di libertà, dignità e futuro, si ritrovavano immediatamente spogliati di tutto ciò e riconsegnati, in altro modo e in altro luogo, alla medesima condizione di partenza. Come in un tragico gioco dell’oca, dove la posta in palio sono i diritti umani fondamentali. Emblematiche al riguardo le proteste delle centinaia di tunisini che, nel settembre 2011, dopo l’incendio di una parte del Centro, dopo scontri fisici con la polizia e sassaiole con i residenti, sono sfilati in manifestazione al grido di «Libertà, libertà». Lo stesso identico urlo che ha accompagnato come una colonna sonora la “rivoluzione dei gelsomini”.

 

E’ questo il brano iniziale del Rapporto “Lampedusa non è un’isola – Profughi e migranti alle porte d’Italia”, pubblicato dall’associazione A buon diritto nel 2012, di cui è stato autore Sergio Segio, che ne ha curato anche il dossier “Immigrati e rifugiati in Italia”, con la cronologia degli episodi di razzismo, e la mappa delle discriminazioni avvenute in Italia nel 2011.

Scarica il Rapporto integrale:

Lampedusa non è un’isola

 

 

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