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Nuove accuse per il generale Mori sotto inchiesta per concorso esterno

Il suo ex braccio destro De Donno indagato per “attentato al corpo politico dello Stato”.  Sono sereno, mai sceso a patti con Cosa nostra. Continuerò a difendermi nel processo. Ho solo e soltanto combattuto la criminalità  organizzata 

Il suo ex braccio destro De Donno indagato per “attentato al corpo politico dello Stato”.  Sono sereno, mai sceso a patti con Cosa nostra. Continuerò a difendermi nel processo. Ho solo e soltanto combattuto la criminalità  organizzata 

PALERMO – L´ultima sua missione è difendersi. Adesso dall´accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. C´è anche il nome del generale Mario Mori iscritto nel registro degli indagati della Procura di Palermo nell´indagine sulla trattativa tra mafia e Stato. Insieme a quello di tutti gli altri che avrebbero avuto una qualche parte nell´interlocuzione tra boss del calibro di Totò Riina e Bernardo Provenzano e Vito Ciancimino, individuato come l´anello della catena che avrebbe potuto far giungere al governo le richieste dei boss per cessare la stagione delle stragi. Indagato, ma per attentato al corpo politico dello Stato, anche l´ex braccio destro di Mori, il colonnello Giuseppe De Donno e, naturalmente, lo stesso Massimo Ciancimino, nella doppia veste di accusatore e indagato. «Sono sereno, non sono mai sceso a patti con l´organizzazione mafiosa. Continuerò a difendermi nel processo consapevole di avere solo e soltanto combattuto la criminalità organizzata», ha commentato Mori. Da spietato e raffinato cacciatore di boss a imputato di reati indecenti per un uomo dello Stato c´è tutta una vita.
Prima l´accusa della mancata perquisizione al covo di Totò Riina, poi quella del mancato arresto di Bernardo Provenzano nel rifugio indicato da un confidente, e ora dal favoreggiamento al concorso esterno a Cosa nostra per quel generale dallo sguardo intelligibile e la schiena dritta che non ha mai rinunciato a definirsi un uomo di Stato. Fino ad ora le accuse e i sospetti lo hanno colpito ma non affondato. Ma adesso il “confronto” con le verità di Massimo Ciancimino, quel giovanotto che dice di averlo accolto almeno un paio di volte sulla soglia della casa romana di sua padre e ricorda perfino di quale colore era la Lacoste che aveva indosso, sembra essere pieno di insidie.
È stato Mario Mori il perno della trattativa tra Stato e Cosa nostra? E se sì, per conto di chi trattava Mori? E ancora, negli anni successivi, prima al Ros e poi al vertice del Sisde, ha avuto un ruolo nell´azione di depistaggio delle indagini su Capaci e via d´Amelio? Tutte domande ancora senza una risposta ma dense di sospetti ai quali la voce del generale Mori ha sempre risposto con un secco no. «Tutte balle», si è sempre difeso il generale che è finora uscito assolto dal processo per favoreggiamento. Tutte balle come quelle che – secondo Mori – racconta Massimo Ciancimino. L´ultimo colpo di teatro il generale lo ha messo a segno qualche settimana fa con una magistrale lezione al tribunale di Palermo. Pc e power point alla mano, Mori ha spiegato come si fa a taroccare un documento. «Ecco come ha fatto Ciancimino – ha concluso – I pizzini di suo padre sono un clamoroso falso».

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