San Giuliano il milanese

PRIMARIE
«Posso battere la Moratti senza rinunciare alla mia storia». Per la prima volta a Milano c’è un candidato di sinistra che potrebbe sfidare il centrodestra nel regno di Berlusconi. L’ipotesi di una vittoria di Pisapia alle primarie del 14 novembre ha fatto venire una crisi di nervi al Pd milanese che gioca sporco pur di avvantaggiare l’architetto Boeri

PRIMARIE
«Posso battere la Moratti senza rinunciare alla mia storia». Per la prima volta a Milano c’è un candidato di sinistra che potrebbe sfidare il centrodestra nel regno di Berlusconi. L’ipotesi di una vittoria di Pisapia alle primarie del 14 novembre ha fatto venire una crisi di nervi al Pd milanese che gioca sporco pur di avvantaggiare l’architetto Boeri

MILANO. Boeri, Onida, Pisapia, Sacerdoti. Chi sfiderà il sindaco Moratti? Mancano diciannove giorni al 14 novembre e Pisapia è lanciatissimo. Anche se la partita è truccata, come ha avuto il coraggio di denunciare Onida mettendo a nudo la disperazione del Pd milanese. O meglio, delle giovani «trote» del partito di Bersani che hanno scelto Boeri e che non possono rischiare di perdere anche queste primarie, fino al punto di arrivare a nascondere meschinamente agli altri tre candidati gli elenchi dei partecipanti alle primarie del 2006 e del 2009. Alla faccia delle primarie di tutti e del «volemose bene» che fino ad ora ha caratterizzato le primarie milanesi. Il trucco da ciarlatani dimostra che la partita è davvero tutta da giocare e quindi potrebbe anche spuntarla il primo potenziale candidato a Palazzo Marino dichiaratamente di sinistra. Già questo sarebbe un fatto storico. E in caso di vittoria, proprio qui, nella culla del berlusconismo, le uniche elezioni certe di primavera potrebbero segnare un cambio di passo fondamentale per tutto il paese. Giuliano Pisapia, con signorilità troppo british, preferisce sorvolare sulle bassezze dello scontro tutto interno al Pd.
Se vinci le primarie, hai già pensato a come impostare la campagna elettorale? Hai pensato a come dare l’idea di una forte discontinuità rispetto al centrosinistra che dal 1993 perde sempre?
La discontinuità è già evidente per il fatto che per la prima volta queste sono primarie vere, e penso che sia in parte merito mio, tanto è vero che fino all’ultimo il Pd ha tentato di bloccarle. Alla fine sono stati costretti a scegliere un candidato vedendo me come un avversario, e questo è inaccettabile perché la cosa più importante è battere la Moratti. Oggi, mentre negli anni scorsi le persone non si mobilitavano, ne incontro 3-400 ad ogni dibattito, questa partecipazione non si riscontrava da anni. In mio favore si sono costituiti spontaneamente comitati di sostegno in tutte le zone, ci sono 800 persone che lavorano per la mia candidatura, tra cui molti che da anni non andavano a votare. Ecco un altro forte elemento di discontinuità. Uno schieramento così ampio che parte dalla base non mi risulta che si stia mobilitando per Boeri. Ho la sensazione che alla sinistra sia ritornata la voglia di fare per Milano, naturalmente questa base dovrà essere allargata.
Credi di riuscire a sfondare anche nell’elettorato del Pd? Quanto sei riuscito a stanare gli elettori milanesi del centrosinistra delusi dalla candidatura di Boeri?
Mi sono confrontato nelle due principali sezioni del Pd, dopo una iniziale diffidenza è scattata una grande fiducia nella mia persona, è una sensazione forte, registro quasi ovunque un consenso per il mio modo di fare politica. L’unico sondaggio serio pubblicato dal Pd sui partecipanti alle primarie – che votano Pd – mi attribuisce percentuali più alte rispetto a quelle di Boeri; e ci sono elettori e militanti del Pd che si sono espressi in mio favore. Dopo troppe sconfitte, gli elettori hanno capito che non ha senso appiattirsi nella ricerca del voto moderato, i candidati fotocopia sono perdenti.
Mettiamo da parte per una volta le buone maniere, perché gli elettori dovrebbero scegliere Pisapia e non Boeri?
Ci tengo a dire che chi vincerà le primarie avrà un ruolo preminente ma dovrà tenere in considerazione anche le proposte degli altri candidati. Se sarò io darò priorità al tema del lavoro, alla democrazia nei luoghi di lavoro, alla tutela dei diritti dei lavoratori. Sto con loro, per questo non ho disertato la manifestazione della Fiom, il 16 ottobre ero a Roma, mentre alcuni esponenti del centrosinistra hanno tentato di linciare politicamente coloro che hanno aderito. Se dovesse vincere Boeri temo che su questo tema, considerando le spaccature interne al Pd – e non solo su questo tema – ci sarà meno attenzione. C’è un’altra differenza sostanziale. Le persone mi riconoscono, sanno chi sono, perché anche prima di essere parlamentare mi sono sempre schierato a fianco a chi si mobilitava per la violazione di un diritto. E’ la mia storia. Gli altri candidati non portano in dote questo bagaglio di esperienza. Semplicemente perché, del tutto legittimamente, facevano altre cose. Anche parte del mondo cattolico è sensibile alla mia candidatura.
E Onida, non pesca nello stesso bacino?
Sono suo amico, lo stimo molto, è vero che parte dell’associazionismo potrebbe convergere su di lui, ma, con tutto il rispetto, prima faceva altro, il suo impegno politico non si è mai rivolto su Milano in situazioni politicamente delicate. Inoltre, ci tengo a dire che se perderò con la Moratti mi impegnerò non solo a restare in consiglio comunale per cinque anni: voglio costruire un’opposizione capace di vincere dando spazio a una nuova generazione di politici.
Ti preoccupa l’ultimo sondaggio del Corriere della Sera che ti dava in svantaggio di dieci punti percentuali su Boeri?
No, intanto sono rilevazioni su scala nazionale. Ci sono altri sondaggi, veri, che dicono il contrario. In più, secondo un sondaggio realizzato da Mannheimer, sembra che io abbia più possibilità di battere Letizia Moratti. Ma lascerei perdere. Quello che conta è la mia storia politica sempre coerente negli anni, un fatto che mi permette di avere una certa credibilità anche al centro. Quando ero parlamentare indipendente nel Prc, per esempio, non ho votato per la caduta di Prodi – e infatti quello è stato un suicidio – piuttosto avrei votato contro il governo di centrosinistra sulla partecipazione alla guerra del Kosovo. Poi ho scelto di non ricandidarmi perché sono convinto che dopo 10 anni un politico abbia il dovere di tornare a vivere tra le persone per non perdere il contatto con la realtà.
Quale mondo si sta stringendo attorno ai candidati Pisapia e Boeri? Te lo chiedo perché c’è il rischio che gli elettori «normali» non colgano le differenze.
Intorno a me tutta la sinistra, a ogni livello, anche i disillusi o gli arrabbiati che non votano da quindici anni. Poi la cosiddetta borghesia illuminata milanese che in passato ha dato tanto, e questo è lo stesso mondo cui si rivolge Boeri… Ma è la voglia di partecipazione dei giovani che mi ha stupito in questi mesi, alle primarie votano anche i sedicenni, sono gasati, sognano una città che regga il confronto con metropoli come Berlino, Barcellona, Parigi. Cerco di spiegargli che questa città è stata per lungo tempo in mano alla sinistra, era la Milano dell’accoglienza, quella che loro non hanno mai conosciuto. Ed è ancora possibile.
I tre candidati alle primarie sono colti, professionalmente più che affermati e benestanti. Sei sicuro che il ceto sociale più numeroso, quelli che faticano ad arrivare alla fine del mese, non avverta un certo fastidio a essere sempre rappresentato da persone con cui è difficile che scatti una identificazione?
Forse l’identificazione scatta ugualmente se le persone ti hanno sempre visto al loro fianco, per questo sono tranquillo. Credo di essere riuscito a veicolare il messaggio che la mia disponibilità a mettermi in gioco punta a costruire un progetto politico che sappia tenere conto delle esigenze di una classe sociale più ampia.
I partiti già si stanno sforzando di mantenere un basso profilo, quale credi che sarà il loro ruolo dopo il 14 novembre?
Ho apprezzato l’atteggiamento dei politici della sinistra perché sono stati rispettosi della mia modalità di interpretare questa fase delle primarie. Sono molto tranquillo. Piuttosto, se dovessi vincere, mi preoccupa di più il rapporto col Pd. Con quel partito vorrei arrivare a una convergenza a livello programmatico, perché so che senza il Pd non si vince, ma al centro devono esserci idee e non giochi di partito.
L’ambiente. Si muore di smog. Non credi che siano necessarie scelte radicali?
Voglio essere sincero, prima non lo consideravo una priorità, adesso sì. Su questo tema ho constatato che le persone chiedono un approccio più radicale, l’ambiente è decisivo, nella percezione comune conta più dell’Expo, questione che comunque si declina anche dal punto di vista dell’impatto ambientale. Le mie scelte radicali saranno semplici e le sottoporrò a referendum popolare. Chiusura del centro storico alle auto e di alcuni spazi in ogni zona, in modo da creare nuove zone di vivibilità, socialità e sicurezza. Insomma chiusura di più centri. Poi estensione del Bike shering anche nelle periferie, ma per la bicicletta bisogna fare di più: bisogna superare la logica delle piste ciclabili e fare come a Parigi dove hanno sperimentato zone protette dove è possibile pedalare contromano. Quindi non solo piste ciclabili ma vere corsie ciclabili. In consiglio comunale negli anni scorsi sono già stati individuati decine di marciapiedi dove c’è spazio per pedalare. Milano deve diventare la città delle biciclette.
Paura e sicurezza. Non passa giorno senza che De Corato esalti con tracotanza sgomberi e repulisti, che siano rom o inquilini delle case popolari. Come pensi di sovvertire questo quadro desolante?
Ormai è chiaro che questa destra non sa risolvere il problema, l’hanno capito anche i commercianti che si sono ribellati alle ultime ordinanze-coprifuoco sulla chiusura anticipata dei locali e dei ristoranti. Spegnere e mortificare i luoghi di aggregazione è una follia. Prima di tutto cancellerò quelle ordinanze che puntano solo a generare paura e a militarizzare il territorio, poi cercherò di valorizzare i luoghi di aggregazione nelle periferie come ha fatto l’amministrazione di Madrid, dove in sei mesi sono riusciti a diminuire del 30% gli episodi di violenza. Questo non vuol dire sottovalutare il problema, ma significa affrontarlo rovesciando il paradigma della destra.
I milanesi da cosa si accorgeranno che Pisapia è diventato sindaco?
Primi mesi? Via le ordinanze sulla sicurezza, istituzione del registro delle unioni civili, controllo sugli affitti per gli studenti universitari – sono una follia 400 euro per un posto letto – e poi un grande piano di ristrutturazione degli 80 mila appartamenti dell’Aler che sono murati e indisponibili. Li destinerò a giovani coppie e ai 40 mila sfrattati che ci sono a Milano, e chi si accollerà le spese di ristrutturazione non pagherà l’affitto fino all’estinzione del credito. Poi internet gratuito, scuole aperte la sera, facilitazioni per ottenere il permesso di soggiorno e… ma non scopriamo tutte le carte.

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