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La sfida senza fine degli incappucciati “Ogni notte andiamo a caccia di sbirri”

“Imperversano a bordo degli scooter. Sono figli del degrado napoletano” L’ipotesi della polizia: sono pagati da qualcuno per seminare il terrore

“Imperversano a bordo degli scooter. Sono figli del degrado napoletano” L’ipotesi della polizia: sono pagati da qualcuno per seminare il terrore

TERZIGNO – «Ma chi ci ferma, a noi?». Ridono, qualche volta. Ma li vedi soprattutto gesticolare, su quegli scooter da cui non scendono mai, senza i quali sarebbero soltanto ragazzi allo sbando. E non incendiari di piazza.
Le facce della notte, tra Boscoreale e Terzigno, hanno trovato praterie per i loro istinti. Come se, di settimana in settimana, mentre i Palazzi litigavano tra loro e la politica inviava messaggi contraddittori, le contrade un tempo quiete e gli agglomerati in gran parte abusivi del Vesuvio si fossero trasformati in un grande stadio. Una incubatrice di violenza i cui vettori sono giovani senza ideologia ambientalista, ma con un po´ di precedenti penali o una vita sballata da situazioni di eterna precarietà o solo illogico ribellismo.
Eccoli. I targhini coperti, come i volti. A ogni tramonto, che anche in queste ore cade rosso e romantico sopra le macerie dei centri storici devastati, gli “incappucciati” saltano in sella e si preparano agli scontri. Traggono linfa dalle scorribande con le barriere di uomini in divisa. Si impossessano dell´arena, aprono la palestra delle molotov. Una febbre che, in parte alimentata da fiancheggiatori delle attività illecite, rischia di moltiplicare i suoi effetti durante l´ennesimo braccio di ferro tra l´offerta del mediatore Bertolaso e lo scetticismo delle popolazioni locali. Almeno sessanta giovani, una trentina di scooter. Così le bande “dei motorini” sono diventati il problema numero uno.
Sono un bersaglio all´esame delle forze dell´ordine, che devono acciuffarli senza che uno dei “buoni” capiti in mezzo all´inseguimento. E una zavorra per il popolo del “no” irriducibile alle discariche, che però ha beneficiato della violenza, e ora non vorrebbe sporcarsi l´immagine con l´ira gratuita dei centauri senza controllo.
«Chi sono? Escono dall´alveare di Scafati, la cittadina a una decina di chilometri dal cuore della protesta. Oppure dalle palazzine rosa del “Piano Napoli”», racconta il questore Santi Giuffré, nel suo ufficio al primo piano di via Medina, dove ormai c´è una grande cartina geografica dell´area vesuviana fissa sul tavolo di lavoro, le crocette a segnare – tra l´altro – le zone in cui le bande dei motorini compaiono, scompaiono, fanno la guerra ai camion.
“Piano Napoli”, appunto: due parole che ancora oggi mettono paura, perché indicano il rione alla periferia di Boscoreale che dalla metà degli anni Ottanta ospita oltre 800 famiglie originarie delle aree più degradate di Napoli. Un rione da evitare, ti dicono gli abitanti di Terzigno e di Boscoreale, da sempre; sebbene a vivere laggiù ci sia anche la solita minoritaria quota di povericristi che sbarca il lunario facendo l´operaio, l´impiegato, e resta lì perché non può permettersi un canone superiore ai 200 euro, né una casa più grande di 70 metri quadri. Tant´è, la maggior parte di quegli “sfollati” ha messo in piedi la spa della delinquenza. Spaccio di cocaina o eroina o kobrett. E poi ritrovo di altre specialità: rapine, furti, scippi.
Se entri nel “Piano Napoli” a tarda sera ti accorgi del febbrile lavoro di preparazione. Loro ti invitano a uscire, come si fa nei territori “controllati”. E non nascondono di essere coinvolti nella rivolta. Il più alto del gruppetto ha gli occhi nerissimi e mobili, non si schioda dallo scooter e mentre parla fa con la testa su e giù nel timore di eventuali sgraditi arrivi di sbirri. L´altro, il sottoposto, appena più alto, allampanato, si occupa della “viabilità” della strada e caccia via i curiosi e i ragazzini venuti a giocare. «Basta, oggi non si paréa», non si perde tempo. Il primo chiarisce: «Quando andiamo alla Rotonda Panoramica e sulla Passanti facciamo solo danni statali. Distruggiamo semafori e insegne, incendiamo i camion, le auto degli sbirri, i mezzi di chi ci riprende con le telecamere e ci mette nei guai. Ma non facciamo male ai cristiani».
Si avvicina un compagno, anche lui con una tuta sportiva e un cappuccio momentaneamente abbassato: «Volevamo andare a bloccare un mezzo dei trasporti pubblici. Siamo andati fino a Torre Annunziata, ma c´erano troppe guardie, troppi blindati. Se mettevi un piedi storto stavi già in galera, così ce ne siamo tornati. Oramai con le guardie ce ne vediamo bene», ci divertiamo a sfidarli. Che siano pagati da un ras locale o vadano in giro a chiedere denaro, cambia poco. Polizia e carabinieri stanno verificando l´ipotesi – tratta da numerose segnalazioni sul territorio – che ci sia qualche “versamento” quotidiano a favore di pochi, selezionati capi-centauri che, a loro volta, si trascinano batterie di ultras. L´assenza parla per loro. Ovviamente non li vedi quando tra Boscoreale e Terzigno soffia il vento della protesta diretta e argomentata. Ovviamente non c´erano ieri mattina, durante il “corteo funebre” dei duemila arrabbiati e con i volti alla luce del sole.

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