Intervista al leader della Fiom. «Mattarella l’avrei votato. Renzi specula su Terni. Jobs act? Possibile il referendum». «Lavoro, beni comuni e lotta alle mafie per esprimere un punto di vista alternativo». «Guardo con rispetto le riaggregazioni dei partiti, ma penso a una cosa diversa»
«Partiranno attivi regionali dei delegati in tutte le regioni. Inizia l’Emilia venerdì, lunedì la Toscana, martedì Campania, poi Piemonte e Lombardia. Confermiamo il giudizio negativo sui provvedimenti del governo, sia sugli ammortizzatori sociali sia sul jobs act. Per noi resta centrale una vera riforma del fisco, con la lotta all’evasione e alla corruzione e un intervento sulle pensione». Maurizio Landini, leader Fiom, alla fine della direzione del suo sindacato annuncia che le mobilitazioni vanno avanti. «Renzi affronta male il tema del lavoro».
Però Renzi si è commosso quando ha parlato del rientro degli operai nell’Ast di Terni.
All’Ast di Terni i lavoratori hanno scioperato ad oltranza perché avevano rifiutato e bocciato una proposta di mediazione avanzata dal governo. A Terni l’accordo è stato fatto grazie alla lotta dei lavoratori. Eviti di mettere il marchio del governo su cose che non sono state il frutto suo lavoro.
Ma il jobs act è stato approvato e i sui decreti il parlamento ha un ruolo marginale. Che farete?
Il 27 e il 28 febbraio faremo l’assemblea nazionale dei delegati Fiom. Ci muoveremo sia sul piano giuridico che sui contratti. Con il jobs act si conferma un apartheid dei giovani assunti: ci batteremo perché dopo un certo tempo siano garantiti gli stessi tutele delli altri. Nei contratti aziendali e in quelli nazionali. Sul piano legale valuteremo tutto quello che c’è da fare. Non escludiamo nulla. Apriremo una consultazione straordinaria delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici. Non escludiamo nemmeno un referendum. E visto che sono temi che non riguardano solo i metalmeccanici ma anche i precari, chi il lavoro non ce l’ha e chi si batte per la giustizia sociale, cercheremo di coinvolgere tutte le persone e le associazioni che non condividono le scelte del governo.
È la nascita di un luogo per aggregare la sinistra sociale?
La sinistra o è sociale o non è, ed infatti è sotto gli occhi di tutti la crisi della sinistra. Ma quando penso a una consultazione aperta vado oltre la sinistra classicamente intesa. C’è un governo che decide senza tener conto del parere delle persone, dei sindacati, delle associazioni. Oggi il primato della politica che ammazza qualsiasi rappresentanza sociale. È utile che si costruisca una rete di rappresentanza sociale che a partire dal lavoro, dai beni comuni, da un nuovo modello di sviluppo, dalla lotta contro le mafie, che esprima un altro punto di vista. Lo dico da un punto di vista sindacale, ma anche di chi pensa che la democrazia che non riconosce la partecipazione non è democrazia ma comando.
Farete nascere una rete sociale, non solo sindacale?
Io faccio il sindacalista. Ma un paese ormai la maggioranza non va a votare dovrebbe essere un segnale preoccupante per tutti.
La ’sinistra-sinistra’ la settimana scorsa, a Milano, ha lanciato un coordinamento. La sua proposta ha a che vedere con questo?
Ho rispetto per quello che avviene nel mondo politico, e se ci sono processi di riaggregazione li guardo con rispetto. La mia idea non è alternativa, ma è un’altra cosa. Siamo arrivati al terzo governo che non risponde a programmi che i cittadini hanno conosciuto e votato. C’è un parlamento che, nella sua maggioranza, ha cancellato lo statuto dei lavoratori, che poi era l’applicazione della Costituzione, e del diritto di cittadinanza. Per questo dico che i valori del lavoro e della Costituzione non sono rappresentati: è più rappresentata la Confindustria e l’idea liberista e dell’austerità che imperversa in Europa e che ha creato 25 milioni di disoccupati e messo a rischio la tenuta democratica. Il governo Renzi ha applicato alla lettera della Bce, come già prima Monti e Letta. Rispetto i partiti, ma noi — Fiom e Cgil e il mondo che si è mosso con noi in questi mesi — dobbiamo dare una rappresentanza a un mondo che oggi non è rappresentato.
Ha apprezzato la scelta del nuovo presidente Mattarella?
Se fossi stato in parlamento l’avrei votato. È un riferimento importante sul piano etico, in un paese così sfiduciato. È utile che al suo posto ì sieda chi ha a cuore la piena applicazione dei principi costituzionali.
La sinistra Pd spera che ora cambi qualcosa in parlamento.
Sono cose diverse. Non mi pare che il governo voglia ripristinare l’art.18 o cancellare il jobs act, o modificare la legge elettorale.
La sinistra Pd continuerà a contare poco?
Fin qui in parlamento non sono passate cose di sinistra. E questi provvedimenti, alla fine, in buona parte li hanno votati.
Siedono in parlamento molti ex sindacalisti Cgil, e molti hanno votato il jobs act.
Di fronte a queste cose non ho parole. Ognuno risponderà alla sua coscienza.
Non le chiedo se lei è lo Tsipras italiano. Ma Renzi incontra Tsipras. Che dovrebbe dirgli?
Quella di Tsipras è una novità: per la prima volta in libere elezioni un popolo elegge chi chiede di cambiare i vincoli europei. La Fiom ha fatto proposte su come rimuovere il debito. Dobbiamo andare verso una forma di mutualizzazione, come hanno fatto gli Usa. La Bce dovrebbe fare un’operazione più impegnativa per liberare risorse da destinare agli investimenti. Nessuno chiede che qualcun altro paghi il suo debito. Ma, faccio un esempio, se uno paga un mutuo in più anni e gli interessi li investe per rilanciare la domanda, e se la Bce si riformasse per garantire questo, sarebbe un’altra storia. L’Italia deve battersi perché in Europa si apra questa discussione. Iniziando con il togliere il pareggio di bilancio in Costituzione.
Tsipras non riconosce la Troika come interlocutore. Bene?
Tsipras è stato eletto dai greci. La Troika no.
Lei è stato solidale con Sergio Cofferati che ha lasciato il Pd. Non da Tsipras italiano, ma da osservatore speciale delle cose italiane, crede davvero che la sinistra possa riaggregarsi?
Ho un grande rispetto per Sergio, per quello che ha fatto dalla Cgil in avanti. E quando uno come lui decide di lasciare il suo partito per ragioni etiche è un fatto grave. Non è un suo poblema personale. Quando ho detto che l’etica è un problema in questo paese dal Pd mi è stato risposto male, ma chi mi ha risposto così, il presidente del Pd (Matteo Orfini, ndr) oggi è commissario della federazione di Roma del Pd: evidente qualche problema di onestà c’è. Non so cosa avverrà a sinistra. Ma siccome la maggioranza del paese deve lavorare per vivere, parlo di lavoratori ma anche degli imprenditori seri, queste persone hanno diritto di sentirsi rappresentate e di partecipare.
Pensa a un partito del lavoro?
No, io penso fare il sindacalista. Ma certo le forme tradizionali della politica sono in crisi. C’è bisogno di pensare a forme nuove di partecipazione. Ma questo riguarda anche noi: c’è bisogno di una riforma radicale anche del movimento sindacale, Fiom e Cgil.
Camusso, la segretaria Cgil, è stata ’grande elettrice’ di Bersani. Guardando al passato, può non aver giovato al sindacato?
I sindacalisti sono persone e hanno diritto a essere iscritti a un partito e a fare politica se vogliono. In generale uno dei problemi di questi anni è stata la scarsa autonomia del sindacato, a volte l’abbiamo pagata. Ma in questa ultima fase abbiamo recuperato la nostra autonomia, e si vede dal successo delle manifestazioni. Ripeto, c’è bisogno di una riforma democratica anche del sindacato.
Questo vuol dire che non la si vedrà più alle iniziative dei partiti?
Vado dove mi invitano, destra centro e sinistra. Da sempre. Non ho tessere di partito e non dichiaro chi voto, ma è una mia scelta, rispetto chi ne fa altre. Finché sono segretario della Fiom rispondo gli iscritti, e nessuno di loro deve sospettare che uso il ruolo che ho per fini diversi dal fare il segretario generale della Fiom.
Daniela Preziosi, il manifesto
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