Tregua con la famiglia: “Ora non stiamo perdendo tempo” Ma la sorella insiste: “Bisogna indagare per omicidio”
Tregua con la famiglia: “Ora non stiamo perdendo tempo” Ma la sorella insiste: “Bisogna indagare per omicidio”
ROMA . Alla fine l’inchiesta è stata aperta: esiste un fascicolo in procura sul caso Cucchi. Un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato che ha come oggetto, per ora, l’esposto presentato nei giorni scorsi dalla famiglia Cucchi contro il consulente del pubblico ministero che lavorò al caso. Secondo Rita e Giovanni Cucchi, firmatari del documento, il professor Paolo Arbarello, ex direttore dell’istituto di medicina legale della Sapienza che ha curato la relazione tecnica della procura, avrebbe «orientato l’inchiesta sulla base di una consulenza falsa ». E la falsità sta, secondo la parte civile, in una serie di contraddizioni che hanno viziato prima il processo di primo, poi quello di secondo grado che, venerdì scorso, ha mandato assolti tutti e 12 gli imputati.
Diversi gli episodi citati nell’esposto, fra i quali anche le dichiarazioni del professore, appena ricevuto l’incarico (e, dicono i Cucchi, senza conoscere gli atti): aveva detto che secondo lui era un caso di colpa medica. Tesi che poi la sua consulenza ha confermato. «Così come hanno fatto – ha detto il professore a “Repubblica” – anche i periti della Corte». Ieri, il medico legale (che nei giorni scorsi ha dato mandato ai suoi avvocati di vagliare eventuali responsabilità della famiglia Cucchi), non ha voluto commentare: «Si è già parlato troppo, ora basta. Io resto convinto della correttezza del mio lavoro».
Ora la parola passa al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. Lunedì, dopo le polemiche suscitate dalla sentenza di assoluzione, il numero uno dei pm capitolini aveva promesso ai Cucchi che avrebbe «riletto» personalmente tutte le carte del processo. Così ha fatto anche per questa seconda inchiesta: ha deciso di non affidare il fascicolo ad alcun sostituto, lo seguirà lui. Una decisione, fanno sapere dalla procura, presa d’accordo con i due pubblici ministeri che avevano seguito il fascicolo principale (e con i quali la parte civile aveva avuto diversi dissapori).
Insomma, anche se questo nuovo filone non riguarda la morte di Stefano Cucchi, l’indagine riparte. Tanto basta alla famiglia Cucchi per esprimere soddisfazione. Ieri pomeriggio la sorella di Stefano, Ilaria, è stata ricevuta da Pignatone insieme all’avvocato Fabio Anselmo. Una prima riunione alla quale ne seguirà presto un’altra per fare il punto sul processo e su questo nuovo fascicolo. «Abbiamo spiegato al procuratore che Stefano è morto nelle celle di sicurezza del Tribunale. E che è da lì che si deve partire», ha detto il legale uscendo dall’incontro che ha definito «significativo». L’avvocato e Ilaria Cucchi hanno ribadito che Stefano è morto per omicidio preterintenzionale: «Lo ripetiamo dall’inizio e lo abbiamo ribadito anche al procuratore. A noi non interessa trovare un colpevole a tutti i costi, i processi si vincono e si perdono, ci interessa che questo caso venga trattato per quello che è. Cioè un omicidio preterintenzionale».
Ora bisogna aspettare. «Lo farò. Non perdo la speranza, né la fiducia nella giustizia», ha detto Ilaria Cucchi. E se nei giorni scorsi, quando il procuratore aveva ribadito la fiducia nei suoi pm, la sorella della vittima aveva detto: «Abbiamo solo perso tempo», questa volta non ha la stessa percezione. «No, questo è stato un incontro costruttivo».
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