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“Daniele si è sentito male. Ma non c’era il defibrillatore…”

In due lettere alla famiglia, acquisite dal magistrato, i suoi compagni di prigione raccontano gli ultimi drammatici momenti del ragazzo. “Errori medici e indifferenza”

In due lettere alla famiglia, acquisite dal magistrato, i suoi compagni di prigione raccontano gli ultimi drammatici momenti del ragazzo. “Errori medici e indifferenza”

NIZZA – La lettera, quattro fogli dattiloscritti, è dal settembre scorso nel fascicolo dell´inchiesta aperta sulla misteriosa morte di Daniele Franceschi nel carcere di Grasse dal giudice istruttore Sandrine André. Ed è la ricostruzione, momento per momento, dell´agonia del giovane di Viareggio nella cella numero 278. L´hanno scritta il 14 settembre scorso due testimoni d´eccezione, Gilles Guirado e Michael Paret, detenuti nella cella numero 280. Attraverso la porta della loro cella i due hanno seguito tutte le fasi del maldestro tentativo di soccorrere Daniele Franceschi, annotando con tanto d´orario le diverse fasi dell´intervento. È il pomeriggio del 25 agosto scorso. Al mattino Daniele Franceschi, detenuto in attesa di processo dal 18 febbraio dopo essere stato arrestato mentre tentava di usare una carta di credito rubata al Casinò di Cannes, ha già lamentato un forte dolore al braccio. Gli hanno fatto un elettrocardiogramma nell´infermeria e rispedito in cella. Scrive Guirado: «Alle 17 ho sentito il sorvegliante del piano urlare nella sua radio “urgenza sanitaria”, ho capito che stava succedendo qualcosa di grave…». E, forte del suo passato di vigile del fuoco esperto nel pronto soccorso, chiede di intervenire in aiuto del giovane che sta agonizzando nella cella accanto alla sua. Nessuno però gli dà retta. «Ho sentito i passi di molte persone che arrivavano di corsa e l´infermiera che urlava: “Presto andate a cercare il defibrillatore”». Guirado sottolinea che il defibrillatore, finalmente arrivato, è stato probabilmente applicato male. «Quello che è più grave però è che in tutto quel tempo nessuno ha praticato a quel ragazzo un massaggio cardiaco…» annota. E poi aggiunge: «Ore 17,56 probabilmente il defibrillatore è stato spento perché non lo sento più.. ». Lui e il suo compagno di cella capiscono, anche da dietro la porta della cella, che per Daniele non c´è più nulla da fare. Gli basta ascoltare il tono distaccato dei soccorritori. «Ore 18.01, ho sentito il medico del carcere chiedere: “C´è qualcuno che può accompagnarmi? Devo rientrare a casa e sono già in ritardo”. Alle 18.09 tutto il personale lascia il luogo, abbandonando il corpo della vittima nella cella chiusa. Dopo abbiamo avuto la distribuzione dei pasti…». Non è ancora finita però. Sorprendentemente il medico del carcere non ha refertato la morte del prigioniero. E Guirado scrive: «Alle 19.05 ho sentito il direttore aggiunto chiedere attraverso la radio interna di far intervenire la polizia e un medico legale. Alle 19.10 polizia e medico legale erano davanti alla cella 278 e ne hanno chiesto l´apertura…». Solo in quel momento viene accertata ufficialmente la morte di Daniele Franceschi. La testimonianza dei due detenuti che si affianca a quella di Abdel, il compagno di cella di Daniele Franceschi, che ha scritto alla madre del giovane viareggino è ritenuta di grande importanza dall´avvocato Maria Grazia Menozzi, il legale della famiglia Franceschi, che però si è scontrata con la rigida legge francese. «Non sono mai riuscita a parlare con il giudice che coordina l´inchiesta».

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