Roma. I familiari degli scomparsi protestano per le lungaggini burocratiche che impediscono lo svolgimento del processo
Roma. I familiari degli scomparsi protestano per le lungaggini burocratiche che impediscono lo svolgimento del processo
È stata rinviata al 7, 8, e 9 luglio l’udienza preliminare relativa al processo Condor, che si è aperta a Roma e subito è stata rimandata. I legali e i familiari dei «desaparecidos» lamentano le lungaggini burocratiche del Cile e della Bolivia: il processo non avanza — dice l’avvocato Marcello Gentili — perché le rogatorie inviate nei vari paesi non vengono tutte risolte con tempestività, e i ritardi sulle richieste fatte pervenire dall’Italia si accumulano. E si chiedono: si tratta solo di motivi burocratici? Perché il Cile di Michelle Bachelet — colpita direttamente dalla dittatura di Pinochet — non collabora più attivamente?
L’Uruguay, attraverso l’avvocato Fabio Galiani, ha invece fatto recapitare tutta la documentazione richiesta sui suoi 12 militari detenuti, che hanno rifiutato la possibilità di seguire in videoconferenza il futuro processo di Roma dal loro paese. Tra questi ex repressori, vi sono José Ricardo Arasb Fernandez, militare in congedo, attualmente detenuto (con una richiesta di estradizione da parte dell’Argentina) e in analoghe condizioni José Horacio Gavazzo Pereira, Ricardo José Medina Blanco, Ernesto Avelino Ramas Pereira, Jorge Alberto Silveira Quesada e Gilberto Valentin Vazquez Bisio. Tra i «desaparecidos» cileni si ricordano Juan Maino, ucciso a Colonia Dignidad, e Omar Venturelli. Con il piano Condor — la rete criminale a guida Cia — le dittature latinoamericane degli anni ’70–80 si scambiavano i favori per eliminare gli oppositori ovunque si trovassero.
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