Assedio a Vienna Rossa. Domenica voto per le elezioni comunali

La capitale austriaca è quasi l’ultimo baluardo di sinistra nel cuore d’Europa. Domenica alle amministrative, i socialdemocratici (Spoe) difenderanno la maggioranza assoluta a fatica. Ma anche qui spira il vento razzista e xenofobo della Fpoe, gli «azzurri»   

La capitale austriaca è quasi l’ultimo baluardo di sinistra nel cuore d’Europa. Domenica alle amministrative, i socialdemocratici (Spoe) difenderanno la maggioranza assoluta a fatica. Ma anche qui spira il vento razzista e xenofobo della Fpoe, gli «azzurri»   

VIENNA. «La notte è tua…, la notte è tua…» rimbalza sui tram e metro cittadini, infatti dal 3 settembre puoi girare di notte su tutte le linee metropolitane, al ritmo di 15 minuti. Novità più rilevante, da questo settembre è diventato gratuito l’asilo nido «per le fasce deboli lo era già prima – ci spiega K. Stuerzenbecher consigliere comunale socialdemocratico- ora abbiamo alleggerito il carico sui ceti medi. Essendo poi le fasce deboli in maggioranza immigrati c’era gente che si lamentava che loro non dovevano pagare invece gli austriaci si, così abbiamo disinnescato anche questa questione su cui soffiava costantemente la Fpoe», il partito populista razzista. Ecco dunque realizzate le prime proposte uscite da un referendum cittadino, una specie di primarie programmatiche, lanciato dal comune di Vienna in febbraio. In tempo giusto per fronteggiare la madre di tutte le battaglie, quella per il comune di Vienna, bastione rosso del paese..”E’ come la battaglia di Stalingrado, o battiamo i nazisti o loro ci travolgono” incalza Peko Baxant consigliere comunale socialdemocratico (Spoe), coordinatore della campagna elettorale dei giovani. In Austria votano già a sedici anni e non tanto bene. Nelle politiche del 2008 si riversarono massicciamente sull”estrema destra di Heinz- Christian Strache, aitante leader della Fpoe, successore del defunto Joerg Haider, e grande frequentatore di discoteche, ( Stavolta, quantomeno a livello musicale, vince il rap «socialdemocratico» di Nazar, il cantante di origine iraniana sul rap patriottico inciso da Strache stesso). «In gioco è Vienna» avvertono i manifesti Spoe, che significa governo socialdemocratico ininterrotto, quasi secolare, dal 1919 fino ad oggi di maggioranza assoluta (un’ unica volta era solo relativa), escludendo il periodo 1934-1945.
Un lungo allarme
L’allarme è suonato nel 2008 quando i due partiti dell’estrema destra (Fpoe e Bzoe) totalizzarono uno scioccante 30%, arrivando quasi alla pari con il partito socialdemocratico. Un tale successo che H.C. Strache, ex frequentatore di ambienti neonazisti militanti lanciò la sfida al sindaco in carica Michael Haeupl per la conquista di Vienna. Un assalto che sembra già frenato, il partito socialdemocratico stacca la Fpoe almeno di un 25 punti, scontato che il prossimo sindaco sarà di nuovo Michael Haeupl. In gioco è la tenuta della maggioranza assoluta e l’affermazione di Haeupl come uccisore del drago. Schiacciati sullo sfondo rimangono gli altri due concorrenti, il partito popolare (Coevo) che con Christine Marek schiera una capolista poco credibile, da esponente più liberal passata al ruolo di bachettona, e i Verdi che a Vienna detengono un considerevole 14,6%. Erano dati in ulteriore crescita, ma per le forti divisioni interne esplose intorno alle liste rischiano ad uscirne penalizzati. Entrambi, Verdi e popolari e in alternativa si candidano a possibili governi di coalizione.
Protagonisti principali dello scontro elettorale sono le case comunali, costruite fin dal 1922 nei più diversi quartieri della città, scelta che ha impedito a tutt’oggi la formazione di quartieri ghetto tipo banlieu. Di architettura eterogenea dovevano avere almeno un 50% di cortili con area verde per garantire luce, aria e spazio di movimento. Adesso ci abitano 500 mila persone, quasi un terzo della popolazione viennese. Nel ’96 la Spoe perse proprio lì la sua maggioranza assoluta, e ancora nel 2005 la Fpoe fece breccia negli ex fortilizi solo rossi.
Ecco il Karl Marx Hof, simbolo della «Vienna Rossa» e dell’insurrezione armata contro il fascismo nel 1934. Blocchi estesi imponenti lunghi oltre un chilometro, spezzati da grandi cortili verdi, e un asilo nido. Qui solo il 18% del terreno è stato costruito. Oggi ci vivono 3000 persone, Laurin Rosenberg studente è entrato in maggio, domanda on line, due anni di attesa. Miriam Fielhauer, single con due figlie ha aspettato una sola settimana. E festa per gli 80 anni dall’ inaugurazione del grandioso complesso. Nell’ex lavanderia apertura di una mostra permanente sulla «Vienna Rossa» (1919-1934). Michael Ludwig, vicesindaco di Vienna, assessore alla casa, edilizia residenziale e rinnovamento urbano ricorda il fondamento materiale di quel grande esperimento sociale, le tasse imposte ai proprietari di case e sui beni di lusso per finanziare l’edilizia residenziale pubblica che portò anche un forte abbassamento del costo del terreno acquistato così in gran parte dal comune. «Se era per il partito popolare (Oevp) o per la Fpoe le case comunali dovevano essere vendute da tempo – spiega Ludwig- ma noi abbiamo resistito alle tentazioni del neoliberismo. E fin chè io sarò assessore alla casa non ci sarà mai nessuna privatizzazione», promette.
Il conflitto delle case pubbliche
Dal 2004 tuttavia case comunali nuove non si costruiscono più, ora esiste solo il sistema misto pubblico e privato, le «Genossenschaftswohnungen» di edilizia sovvenzionata, «perche ci permette di costruire più case, stabilendo comunque i criteri urbanistici, sociali ed ecologici». Il 90% delle costruzioni nuove in città sono sovvenzionate, 20 mila alloggi nuovi sono costruiti nell’ultimo triennio. (In costruzione è «Eurogate» nato da un proggetto rosso-verde, che sarà la più grande costruzione basata su energia passiva in Europa).
Così il 60% della popolazione viennese vive in case o comunali o sovvenzionate. Affitti a tempo indeterminato, un criterio che vale anche per gran parte del settore privato. (Il sistema italiano di affitti solo a termine suscita incredulità in ogni interlocutore, al mio racconto di sfratti subiti e imminenti l’assessore mi offre asilo politico). Padrone di 220 mila case, il comune, che è tutt’uno con il partito socialdemocratico ha messo in campo un’operazione impressionante di riconquista di egemonia nei suoi territori. Prima un’inchiesta, «vogliamo sapere come sta» indirizzata a ciascun inquilino. Oltre alla soddisfazione, emerse la richiesta di maggiore rispetto delle «regole del gioco», e della presenza di interlocutori sul posto. Da allora Wiener Wohnen che amministra le case ha mandato in giro pullmini per i condomini che offrono servizi sul posto. «Consulenti d’ordine» di nuovo conio controllano il rispetto delle regole, dalla cacca dei cani in giro al corretto smaltimento dei rifiuti. I portieri figura che il governo precedente di centro destra nero – azzurro (popolari e Fpoe) – aveva abolita, vengono reinsediati, le rappresentanze degli inquilini rinnovate. L’opera di risanamento delle case e palazzi è in corso da tempo. Per i problemi di vicinato, di comunicazione tra le persone, di uso degli spazi comuni, i conflitti «etnici» tanto agitati dalla Fpoe ( Il 30% degli abitanti dei condomini comunali sono di origine immigrata) nascono i Wohnpartner (partner di condominio). 106 persone con sedi in ogni quartiere, equipes molto professionalizzate, multidisplinari e multietnici, che dispongono insieme di 25 lingue. Li incontriamo a Donaustadt ventiduesimo distretto quartiere operaio che si distende lungo il Danubio. Ufficio confortevole e spazioso, «vogliamo che gli inquilini si sentano a loro agio» ci dice Calija Snjezana che dirige il gruppo locale, sociologa nata a Sarajevo, ex proggettista delle ferrovie jugoslave. I maggiori problemi? «Il rumore, bisogni diversi. che diventano conflitti quando manca la comunicazione. Conflitti che spesso sono concepiti in termini etnici per una percezione distorta della realtà. I bambini urlano perchè sono bambini non perchè sono turchi o altro». «De-etnicizzare» i problemi e conflitti è l’impegno prioritario, mettendoli nei loro temini reali. Solo il 2% dei problemi sono realmente di origine interculturale o etnica, è il dato che trae Josef Cser direttore dei Wohnpartner dopo i primi 8 mesi di attività. Esistono degli «inciampi» che possono creare un clima negativo pregiudicando la comunicazione: tra vicini turchi e austriaci nuovi si percepiscono reciprocamente maleducati e scortesi, per mancata presentazione iniziale, non sapendo che in Turchia sono gli altri a dare il benvenuto al nuovo inquilino, mentre in Austria è il nuovo inquilino che si presenta agli altri. La casistica è vasta. «Ci sono persone anziane che ti chiamano perchè non sopportano il rumore dei bambini dei vicini, spesso stranieri. Poi scopri che soffrono di solitudine perchè i propri nipoti non li vengono mai a trovare. È finito che loro si occupano adesso dei bambini dei vicini» racconta Calija, «con il nostro aiuto all’autoaiuto». È verso sera, l’equipe di Calija inizia il giro nei condomini in bicicletta. (Un bel contrasto il lavoro dei Wohnpartner coll’altra faccia della politica austriaca, quella disumana del ministro degli interni Maria Fekter del partito popolare (Oevp) che ha espulso Arigona Zogaj, la ragazza kossovara perfettamente integrata divenuta un caso nazionale, politica che il cancelliere socialdemocratico Werner Faymann finisce di tollerare).
Il retroterra dell’immigrazione
Viktor Adler Platz , parla H.C. Strache . In piazza gente visibilmente malmessa, assenti gli yuppies di bell’aspetto che radunava Haider. «Il comune ha trasformato l’edilizia sociale in case di accoglienza per immigrati – tuona “Hazeh” come lo acclama la folla – discriminando i propri cittadini. Se non porti il velo rimani all’infinito in lista di attesa, solo gli immigrati ottengono subito una casa», accusando la Spoe di essere «non più un partito sociale ma islamista». Poi giù con «le lavanderie usate per la macellazione islamica, guai se provi a segnalarlo a “Wiener Wohnen”, perchè finisce che ti minacciano». Perciò «Mehr Mut fuer unser Wiener Blut, zu viel Fremdes tut keinem gut» (più coraggio per il nostro sangue viennese, troppo di straniero non fa bene a nessuno)» è lo slogan razzista ricorrente di questa campagna. Un viennese su tre ha un retroterra di immigrazione (nato all’estero senza o con cittadinanza austriaca), uno su cinque ha diritto al voto. Un serbatoio notevole del 20% di votanti che ha spinto persino Strache a scoprire gli immigrati buoni, cristiani, contro i cattivi islamici. non integrabili. I più corteggiati sono i serbi la comunità più consistente, tanto che sui tutti i manifesti Strache – unico politico austriaco che non ha riconosciuto il Kossovo – esibisce la Brojanica serba, il bracciale di preghiera ortodosso.
Per la prima volta tutti i partiti cercano voti tra i neo-austriaci investiti di inedito protagonismo anche come candidati. La Fpoe schiera un candidato serbo – ma la maggioranza dei serbi vota socialista -, la Spoe il pugile di origine serba Goran Knezevic, ma anche candidati turchi o iracheni, uno su sei è di origine immigrata, il sindaco Michael Haeupl compare sui manifesti elettorali circondato da immigrati richiamando «regole chiare per la convivenza». I Verdi, il partito più impegnato nella difesa dei diritti degli immigrati nelle liste capeggiata da Maria Vassilakou, di origine greca, tra i primi venti schierano sette neoaustriaci. Incontriamo David Ellensohn assessore verde (senza poteri esecutivi) in un caffe del settimo distretto, uno dei tre in cui i Verdi sono il partito più forte. Parliamo dello studio Mercer che ha piazzato Vienna al primo posto mondiale come qualità della vita. È indubbia ma non è per tutti obietta Ellensohn consegnandoci il «primo rapporto viennese sulla povertà e la ricchezza», prodotto dai Verdi. La disoccupazione a Vienna è al 7,5%, il 17% della popolazione è a rischio di povertà (reddito di 951 euro per un single) di questi un 10% è già povero (748 euro di contributi sociali). Ciliegina sulla torta, una legge recente vieta ai poveri di mendicare.

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