Studenti in piazza contro i tagli, la polizia li manganella

TORINO Sei poliziotti e due manifestanti contusi secondo la Questura. La Rete degli studenti: «Non ci fermeremo»

TORINO Sei poliziotti e due manifestanti contusi secondo la Questura. La Rete degli studenti: «Non ci fermeremo»

Cori, striscioni, slogan contro la riforma Gelmini, lancio di uova, qualche scritta di vernice. Fino a via Po, tutto era filato liscio. Cinquemila studenti medi erano scesi in piazza contro i tagli del governo alla scuola pubblica. Ma all’angolo con via Sant’Ottavio, poco lontano da Palazzo Nuovo (sede storica delle facoltà umanistiche), è salita la tensione.
I manifestanti sono tanti, più del previsto, e vogliono continuare fino a piazza Vittorio. «Uno spazio più ampio, viste le dimensioni del corteo» dice Giovanni del liceo Gobetti. Le forze dell’ordine, nonostante un’apertura iniziale (sembra ci fosse un accordo), non ci stanno – ritengono non ci siano più le condizioni per proseguire oltre – e bloccano la via. Gli studenti non rinunciano: «Abbiamo lanciato giornali, carta, uova» raccontano. Secondo la questura volano invece «bottiglie di birra piene e vuote, sassi, fanali di una bici, posacenere». E la polizia mostra i muscoli, abbassa la visiera, alza gli scudi e tira fuori i manganelli. «Una carica intesa, brutale, per far male» dicono gli studenti. «Ci hanno attaccati a freddo – spiega Giovanni – perché non volevano farci passare». Un ragazzo viene ferito e portato dal 118 all’ospedale Mauriziano, riporta escoriazioni al bacino e agli arti. «Ero qui davanti quando hanno caricato», racconta Tiziana Tiengo, mamma di una studentessa che partecipava al corteo. «Ho cercato – spiega – di difendere il ragazzo che è finito a terra. Lo hanno sbattuto per terra e si sono accaniti su di lui con i manganelli in sei».
Sei poliziotti e due manifestanti contusi, questo il bilancio della Questura, che accusa i manifestanti di aver lanciato contro gli agenti, oltre a vari oggetti contundenti, anche un frontalino di un auto. «Il frontalino – spiega Gabriele del Kollettivo studentesco autonomo – era quello del nostro furgone. Hanno rotto i vetri, spaccato l’autoradio e anche l’impianto di amplificazione. Lo avevamo affittato, ora dovremo pagare i danni». Poi, aggiungono gli studenti: «Abbiamo video e foto di com’è andata, li pubblicheremo online». E i numeri dei contusi non coincidono tra le parti: «Sono una ventina gli studenti feriti e – accusano – a un ragazzo col dito gonfio, probabilmente fratturato, è stato impedito di andare al pronto soccorso del Gradenigo».
La Rete degli studenti denuncia la violenza gratuita della polizia, ma ribadisce che «non si farà intimidire dai manganelli e continuerà la protesta». Insieme ad altre associazioni studentesche tornerà in piazza l’8 ottobre, «non solo a Torino ma in tutta l’Italia, per dimostrare al ministro Gelmini che le decisioni vanno prese con gli studenti e non scavalcandoli e prendendoli in giro». E sui fatti di ieri: «È l’ennesima dimostrazione che viviamo in un clima di stato di polizia; è stata vanificata la protesta studentesca che non è fatta di scontri con le forze dell’ordine, bensì di lotta e proposta».

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