Belpietro, solidarietà  bipartisan più agenti di scorta e identikit

Maroni: atto gravissimo. Di Pietro: sciacalli contro di me. Unanime condanna D’Alema: tenere la guardia alta. La Fnsi: non si può imporre il silenzio

Maroni: atto gravissimo. Di Pietro: sciacalli contro di me. Unanime condanna D’Alema: tenere la guardia alta. La Fnsi: non si può imporre il silenzio

MILANO – L´identikit c´è già: uomo, corporatura massiccia, alto 1,80, pupille dilatate, naso grosso. È questo, secondo la questura di Milano, il profilo dell´uomo (con tutta probabilità un italiano) che due notti fa è stato sorpreso, armato di pistola, nel condominio di Milano abitato dal direttore di Libero Maurizio Belpietro. Proprio tre gradini sotto il suo pianerottolo. A Belpietro, sotto tutela dal 2003, è stata rafforzata la scorta. Decisione del questore di Milano Vincenzo Indolfi decisa praticamente subito dopo il tentato agguato.
Ma ieri per il direttore di Libero è stata la giornata della solidarietà ricevuta in modo unanime dal mondo politico. Una solidarietà preoccupata per il «clima d´odio» che si sta creando nel Paese. Lo sottolinea il ministro dell´Interno Roberto Maroni, ieri tra i primi a chiamare Belpietro: «Massima attenzione da parte del Viminale a un atto gravissimo che ha rischiato di produrre una vittima». «Le forze di polizia – aggiunge il ministro – stanno attentamente monitorando la situazione dell´ordine pubblico, non vogliamo succedano cose che abbiamo già visto anni fa». Da Maroni anche un accenno di polemica politica, che nel corso della giornata verrà sviluppata da altri esponenti del centrodestra, soprattutto del Pdl: «Questi sono episodi brutti e da evitare, ma purtroppo vengono anche suscitati da certe affermazioni e attacchi personali che non devono avere spazio nel dibattito e nel confronto democratico».
Molto più esplicito il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Gli apprendisti stregoni che stanno in campo si fanno anche concorrenza sul piano di chi fa affermazioni più spericolate, l´esempio classico è stato il discorso di Di Pietro alla Camera contro Berlusconi». E il sottosegretario Daniela Santanché: «Alcuni cattivi maestri stanno creando un clima torbido; irresponsabili le parole di Di Pietro, che oggi punta solo a creare disordine con offese verbali pesanti e continue».
«Intollerabile atto di sciacallaggio politico contro di me», è la replica del presidente dell´Idv, che respinge il tentativo di «collegare l´agguato criminale a Belpietro al mio discorso alla Camera». «Si trovi – dice ancora Di Pietro – la persona che a mano armata ha tentato di aggredire il direttore di Libero e la si sbatta in galera senza indugio, ma non si pensi che il comportamento di quel criminale possa far passare in cavalleria le malefatte del governo».
Esprimono solidarietà a Belpietro i presidenti delle Camere, tutti i segretari di partito, i ministri (La Russa: «La dialettica torni sui binari della democrazia»), gli amministratori locali a cominciare dal sindaco di Milano Letizia Moratti, i leader sindacali. Da Raffaele Bonanni della Cisl (vittima di un recente episodio di intolleranza alla festa del Pd di Torino) arriva l´invito ad «abbassare i toni e isolare i violenti e i cattivi maestri che vogliono riportare l´Italia agli anni bui del terrorismo». Un pericolo che Massimo D´Alema, presidente del Copasir, sembra tuttavia escludere: «Giusto tenere alta la guardia nei confronti di chi fa ricorso alla violenza, anche se non c´è nell´immediato il rischio concreto di un ritorno agli anni di piombo». Mentre il leader dei radicali, Marco Pannella, vede nell´aggressione a Belpietro «un annuncio di nuova Shoah».
Si fa sentire la Fnsi, il sindacato dei giornalisti, con il suo segretario Franco Siddi: «Intollerabile e molto grave la minaccia a mano armata a Belpietro, non accetteremo mai l´idea che sia possibile imporre il silenzio delle voci che non si condividono attraverso la pratica dell´intimidazione incivile e violenta». E il comitato di redazione di Libero parla di «frutto maturo di una ideologia di violenza e di odio che mette nel mirino chiunque provi a distaccarsi da un´idea dominante e precostituita di verità e giustizia». Infine Vittorio Feltri, direttore del Giornale: «A 68 anni non ho paura, meglio morire per una schioppettata che in ospedale pieno di flebo; ma mi metto nei panni di Belpietro, che ha 52 anni, due figlie piccole e una moglie che non lavora: di questo mi preoccuperei, come cittadino e come amico».

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