? Il teatro Valle di Roma è stato occupato dal movimento dei lavorat* dello spettacolo il 14 giugno 2011

Beni comuni. Il teatro resta al centro del dibattito politico nazionale. La lettera del prefetto di Roma è arrivata, ne danno notizia gli occupanti. Interviene Matteo Renzi: "La Pergola a Firenze dimostra che esistono alternative". L'occupazione viene sostenuta anche dai promotori della Lista Tsipras.
">

Il prefetto: no alla fondazione del Valle: “Ma noi continuiamo la lotta per nuova istituzione”

? Il teatro Valle di Roma è stato occupato dal movimento dei lavorat* dello spettacolo il 14 giugno 2011

Beni comuni. Il teatro resta al centro del dibattito politico nazionale. La lettera del prefetto di Roma è arrivata, ne danno notizia gli occupanti. Interviene Matteo Renzi: “La Pergola a Firenze dimostra che esistono alternative”. L’occupazione viene sostenuta anche dai promotori della Lista Tsipras.

? Il teatro Valle di Roma è stato occupato dal movimento dei lavorat* dello spettacolo il 14 giugno 2011

Beni comuni. Il teatro resta al centro del dibattito politico nazionale. La lettera del prefetto di Roma è arrivata, ne danno notizia gli occupanti. Interviene Matteo Renzi: “La Pergola a Firenze dimostra che esistono alternative”. L’occupazione viene sostenuta anche dai promotori della Lista Tsipras.

Alla fine la let­tera del pre­fetto di Roma Giu­seppe Peco­raro è arri­vata al tea­tro Valle. Per evi­tare fughe di noti­zie, o vere inven­zioni sulla stampa, sono gli occu­panti a darne notizia.

La richie­sta di rico­no­sci­mento della per­so­na­lità giu­ri­dica della «Fon­da­zione tea­tro valle bene comune» è stata riget­tata, ma non l’esistenza della Fon­da­zione legit­ti­mata il 16 set­tem­bre 2013 dal parere del notaio romano Gen­naro Mari­conda. Peco­raro sostiene che la fon­da­zione «non è prov­vi­sta di alcun titolo giu­ri­dico di pro­prietà» e la sua sede è «occu­pata senza titolo». «Non è un caso — com­men­tano quelli del Valle — la Fon­da­zione non ha alcun titolo di pro­prietà sul luogo per­ché il tea­tro resta pro­prietà del demanio».

La fon­da­zione è «lo stru­mento a cui si vuole affi­dare il tea­tro Valle — spiega un comu­ni­cato — non la forma giu­ri­dica attra­verso la quale un gruppo ristretto di per­sone vuole pren­dere pos­sesso legal­mente dell’immobile». Una pre­ci­sa­zione fon­da­men­tale, visto che tutti gli attac­chi a par­tire dal Cor­riere della Sera ai gior­nali vicini ai costrut­tori romani, insi­stono su que­sto punto. Per gli occu­panti «la pro­prietà di un bene è diversa dall’uso che se ne fa». La gestione di un bene pub­blico con­si­ste nell’auto-governo fon­dato sulla tur­na­zione delle cari­che, la nomina diretta dei cit­ta­dini e di chi lavora negli organi della fondazione.

Nella fon­da­zione — scri­vono i “comu­nardi — hanno pari dignità e voca i cit­ta­dini, gli arti­sti, le com­pa­gnie, le asso­cia­zioni e le isti­tu­zioni. Nes­sun bando, nes­suna logica di asse­gna­zione a con­corso può garan­tire un governo par­te­ci­pato, demo­cra­tico e tra­spa­rente come quello pro­po­sto dalla Fon­da­zione Tea­tro Valle Bene Comune. La cul­tura non è com­pe­ti­zione, non è ter­reno di logi­che con­cor­ren­ziali. E’ coo­pe­ra­zione, cura, ascolto dei tanti sog­getti ispi­ra­tori per arric­chire la bel­lezza comune”

Al cuore, l’idea della «comune», cioè un’assemblea che renda pos­si­bile usu­fruire del bene da parte di tutta la cit­ta­di­nanza come riba­dito dagli stessi giu­ri­sti che assi­stono il Valle e sono impe­gnati nel pro­cesso della “Costi­tuente dei beni comuni”: Ste­fano Rodotà, Ugo Mat­tei, Maria Rosa­ria Marella e molti altri.

“Si tratta di assem­blee iti­ne­ranti sul ter­ri­to­rio — spie­gano gli occu­panti — che sta ela­bo­rando giu­ri­di­ca­mente il con­cetto di bene comune par­tendo dal pre­sup­po­sto che tali sono quei beni che, pre­scin­dendo dal titolo di pro­prietà del bene, gene­rano uti­lità comuni attuali e da pre­ser­vare per le gene­ra­zioni future”.

Il pre­fetto sostiene che il fondo di 143 mila euro rac­colto dalla sot­to­scri­zione di 5500 cit­ta­dini «non è valu­ta­bile come patri­mo­nio con­gruo in assenza di qual­siasi titolo giu­ri­dico rela­tivo all’uso del tea­tro». Gli occu­panti rispon­dono che tale fondo (che è più ampio, di 250 mila euro com­pre­sivo delle dona­zioni fatte dagli arti­sti di tutto il mondo) e l’istituzione a cui fa rife­ri­mento è vigente in nome dagli arti­coli 41/43 della Costi­tu­zione che san­ci­sce la gestione diretta di un bene da parte degli utenti con­tro l’ uso pri­va­ti­stico da parte delle cor­po­ra­zioni, delle éli­tes o lo spoil system poli­tico, l’opposto del governo partecipato.

«La Fon­da­zione — scrive ancora il Valle occu­pato — è il lascito della lotta, non la lotta che si lega­lizza». «Per que­sto la nostra lotta per il rico­no­sci­mento delle isti­tu­zioni del comune continua».

Sta qui il con­te­nuto poli­tico di una lotta sulla quale il sin­daco di Roma Marino non ha mai preso posi­zione, nono­stante le sol­le­ci­ta­zioni. Per gli occu­panti «il pre­fetto non può assu­mere la respon­sa­bi­lità che spetta alle ammi­ni­stra­zioni com­pe­tenti». Insomma la sfida è poli­tica, non solo giu­ri­dica. I pro­mo­tori della lista Tsi­pras Spi­nelli, Camil­leri, Gal­lino, Flo­res, Revelli, Viale l’hanno compreso:

Espri­miamo, come già ha fatto Ale­xis Tsi­pras, e anche a nome della lista di cui siamo stati pro­mo­tori e di tutti coloro che la stanno soste­nendo, la nostra più piena soli­da­rietà con tutti gli orga­ni­smi sotto minac­cia di sgom­bero in que­sti giorni e in par­ti­co­lare con gli occu­panti del Tea­tro Valle, da tempo costi­tui­tisi in fon­da­zione attra­verso un per­corso di alto valore giu­ri­dico, poli­tico e cul­tu­rale. Il Tea­tro Valle è diven­tato per molti versi l’emblema dell’Italia che resi­ste alle poli­ti­che di impo­ve­ri­mento eco­no­mico, di deser­ti­fi­ca­zione pro­dut­tiva, di degrado cul­tu­rale e di cre­scente dise­gua­glianza ed esclu­sione sociale impo­sto dalle poli­ti­che dell’Unione euro­pea. Noi rico­no­sciamo in que­sto straor­di­na­rio espe­ri­mento un esem­pio lim­pido di quell’Europa che tutti insieme vogliamo e impe­gniamo a rea­liz­zare: un’Europa demo­cra­tica, inclu­siva soli­dale, costruita e “garan­tita” soprat­tutto attra­verso ini­zia­tive dal basso come que­ste. Invi­tiamo per­tanto tutti coloro che si sono schie­rati o si schie­re­ranno a soste­gno della lista per Tsi­pras a mobi­li­tarsi e a mani­fe­stare nelle forme che riter­ranno più oppor­tune la loro soli­da­rietà nei con­fronti della Fon­da­zione Tea­tro Valle Occu­pato e di tutte le altre sedi del movi­mento romano sotto attacco.

La loro soli­da­rietà va anche alle realtà romane occu­pate sotto sgom­bero. Se ne par­lerà in assem­blea venerdì 21 feb­braio al Valle occupato.

A con­ferma che il tea­tro Valle fa noti­zia a livello nazio­nale, e costi­tui­sce una sfida alla gestione pri­va­ti­stica dei beni pub­blici, così come quello delle fon­da­zioni adot­tate in Ita­lia da parte degli enti locali, è inter­ve­nuto ieri il pre­si­dente del con­si­glio in pec­tore Mat­teo Renzi:

Quando mi dicono che per sal­vare la cul­tura biso­gna fare come stanno facendo al Tea­tro Valle di Roma, io dico che ci sono altre solu­zioni, come ad esem­pio abbiamo fatto noi con il Tea­tro della Per­gola, il più antico d’Europa”. ha detto Renzi, ancora nella sua veste di sin­daco, par­lando in Con­si­glio comu­nale a Firenze, dove ha riven­di­cato la sal­vezza della Per­gola soste­nuto oggi da una fondazione.

La Per­gola, per onore di cro­naca, non è mai stato occu­pato, nè ha mai regi­strato la par­te­ci­pa­zione e l’elaborazione poli­tica e giu­ri­dica pre­sente al Valle. Il tea­tro fio­ren­tino, inol­tre, non ha mai rischiato di diven­tare un tea­tro con un risto­rante come invece si pen­sava di fare al momento della chiu­sura dell’Eti voluta da Tre­monti e da Berlusconi.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password