Il teatro Valle non sarà fondazione

Il prefetto boccia la richiesta degli occupanti. Il Comune: non cambia nulla
Il prefetto boccia la richiesta degli occupanti. Il Comune: non cambia nulla

ROMA — Avevano sperato in una via d’uscita, gli occupanti e i giuristi da Stefano Rodotà a Ugo Mattei, corsi in appoggio di una «Fondazione Bene Comune» che restituisse lo status di teatranti agli abusivi del Teatro Valle. Uno dei più antichi palcoscenici della Capitale, gioiello settecentesco ricco di storia e di cimeli, occupato il 14 giugno 2011 da giovani attori e artisti al grido «Difendiamo la cultura», quando il Comune stava per allestirvi una prima stagione che colmasse il vuoto lasciato dall’Eti.
Ieri la Prefettura di Roma ha messo un freno alla «lucida follia», come viene definita nel sito, dicendo no ad un riconoscimento giuridico alla Fondazione Teatro Valle per «carenza dei presupposti richiesti dalla legge». A Palazzo Valentini si sono fatti alcune domande che in un procedimento amministrativo non possono restare senza risposta. Figurarsi se si tratta di un palcoscenico da centinaia di spettatori a sera: chi sono i referenti, chi l’interlocutore? Quale la sede legale? Si può non tener conto del fatto che a carico di alcuni occupanti è aperta un’inchiesta giudiziaria? Si può ignorare che manca la certificazione sulla sicurezza? Che il vento non fosse favorevole per quelli del Valle s’era capito nei giorni scorsi, quando la Digos era andata a bussare alle porte della sala. Gli agenti non erano riusciti ad entrare, ma avevano fatto arrivare le loro ragioni a chi stava in ascolto dietro la vetrata: cinque indagati per occupazione abusiva di uno spazio pubblico, nessuna attestazione d’agibilità, assenza totale di quei permessi che a garanzia degli spettatori gravano su qualsiasi teatro, pubblico e privato.
«Se non fossimo in Italia si sarebbe già arrivati da un pezzo all’unica soluzione possibile: lo sgombero» hanno puntato il dito specialmente in questi ultimi mesi Agis, Siae, e altre associazioni dello spettacolo. E certo il passaggio di ieri fa scricchiolare molto la costruzione di un teatro nelle intenzioni di chi se l’è accaparrato libero da condizionamenti politici e in mano ai cittadini. Anche fossero gonfiate le cifre altissime pubblicizzate sul sito del Valle, 5.000 adesioni per la Fondazione e più di 150.000 euro raggiunti per dare corso ai principi egualitari raccolti nello Statuto, resta l’adesione nel tempo alla «causa» di nomi come Elio Germano, Fausto Paravidino, Emma Dante, Peter Brook, Fabrizio Gifuni e tanti altri. Giorni fa c’era Valeria Golino. Fra poco ospite il regista Otar Iosseliani. Il fuoco iniziale s’è affievolito, insomma, ma non spento, anche se ieri nessuno è intervenuto in difesa del Valle occupato e respinto.
Ora le indicazioni della Prefettura hanno il tono di una stretta finale a decidere per il Campidoglio e per il ministero (Bray è stato avvistato una sera in platea per la presentazione di un libro), rimasti finora alla finestra, nonostante le ripetute rassicurazioni. Rimuovere gli impedimenti e riavviare l’iter amministrativo succede in altri casi, qui si rischierebbe l’avvitamento. Allora? «Per noi non cambia nulla — ha commentato Flavia Barca, assessore alla Cultura di Roma Capitale —, nel senso che proseguono il dialogo e la riflessione che stavamo costruendo. Una Fondazione non avrebbe autorizzato la presenza degli occupanti. A breve avremo un appuntamento con il sindaco e nei prossimi giorni dichiareremo le intenzioni di Roma Capitale». L’ex sindaco Alemanno, sotto la cui amministrazione aveva avuto avvio l’inchiesta, ha definito «giusta la decisione del Prefetto di bocciare una Fondazione basata sull’illegalità. Non si può costituire una Fondazione utilizzando come bene strumentale un teatro pubblico occupato ormai da troppo tempo da persone prive di ogni legittimazione sociale e culturale. Il prossimo passo è riconsegnare il Teatro a Roma Capitale perché lo possa gestire per il bene comune di tutti i cittadini romani». «Quando ci fu l’occupazione — ha invece ricordato il coordinatore nazionale di Cantiere democratico, Stefano Pedica — molti parlamentari aderirono all’iniziativa di salvare il teatro Valle, e in parecchi sottoscrissero la nascita della Fondazione. Promuoverò una raccolta di firme tra tutti parlamentari e invierò al prefetto una nuova richiesta per tenere vivo uno dei luoghi simbolo della cultura romana».
Laura Martellini

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