Contro i tagli al sistema sociale manifestazione europea oggi a Bruxelles. Per dire che un’altra Europa è necessaria
IN PIAZZA Gli antagonisti di «No border» e «United precarious»
Contro i tagli al sistema sociale manifestazione europea oggi a Bruxelles. Per dire che un’altra Europa è necessaria
IN PIAZZA Gli antagonisti di «No border» e «United precarious»
Giovani, precari, migranti. Tutti uniti contro gli zombie dell’elite europea che vogliono trasformare il continente in una terra di morti viventi, con una politica di austerità che promette di lasciarli senza soldi in tasca ma con la xenofobia in testa. A partecipare alla mobilitazione contro il vertice dell’Ecofin a Bruxelles non ci saranno solo i sindacati europei, uniti dietro lo striscione della confederazione europea delle organizzazioni sindacali – che puntano ad un corteo composto e manderanno una delegazione a parlare con Barroso. Ma anche reti di attivisti antagonisti della galassia post-no-global, che in queste ore stanno convergendo da ogni angolo del vecchio, che vogliono approfittare di questa mobilitazione senza precedenti, per protestare con forza contro la situazione tragica vissuta da tanti precari, passati dall’incertezza di un lavoro co.co.co alla certezza della disoccupazione. E per denunciare la repressione contro i migranti, usati come capro espiatorio per sfogare il malessere sociale, come reso evidente dal recente caso delle espulsioni dei rom in Francia.
A guidare il fronte antagonista della mobilitazione contro l’Ecofin sono gli attivisti di No border e di United Precarious: due sigle che raggruppano attivisti anarchici, autonomi ed ecologisti che lottano contro la repressione dei migranti e la precarizzazione del lavoro. «All’insaputa dell’opinione pubblica europea in questi giorni l’elite e i lobbisti del continente metteranno assieme un piano per privatizzare il sistema educativo ed il sistema della salute, mandando all’aria la vita ed i sogni di migliaia di lavoratori, ed in particolare i più giovani» – afferma Marc, uno dei ragazzi impegnato nell’organizzazione delle proteste. «È per denunciare questa operazione che dobbiamo puntare sul centro nevralgico della tecnocrazia europea perchè è lì che sempre più si decidono i nostri destini sulle nostre teste».
Ad aprire il calendario della mobilitazione antagonista, è stata negli ultimi giorni la protesta dei no border, rete europea che negli ultimi anni ha organizzato campeggi di protesta in diversi luoghi di conflitto tra migranti e forze di polizia. Dalle boscaglie di Calais dove migranti afgani ed iraniani, che tentano di raggiungere la Gran Bretagna vengono perseguitati dai poliziotti francesi, alle isole orientali della Grecia trasformate in campi di detenzione per i migranti che dall’Asia e dall’Africa cercano di penetrare i confini di Fortezza Europa. Lunedì scorso gli attivisti no border hanno preso di mira un centro di detenzione di migranti nella periferia di Bruxelles. E la polizia ha risposto con gas lacrimogeni e idranti. Una ventina persone sono già state arrestate. Nei prossimi giorni dal campeggio no border partiranno nuove azioni per dire no all’ondata di razzismo con cui l’elite europea vuole sfogare la rabbia popolare per la crisi economica. E il 2 di ottobre è indetto un grande corteo che cercherà di entrare nel «quartiere europeo» dove si trova il centro nevralgico della Ue, per fare sentire forte il loro disappunto rispetto alla deriva xenofoba nel vecchio continente.
A dargli manforte a partire da oggi, ci penseranno gli attivisti di United Precarious (Precari Uniti), fronte che raggruppa diversi gruppi che in Italia, Belgio, Spagna, Germania, Francia lottano contro la precarizzazione dei lavoratori. United Precarious e No Border saranno presenti alla manifestazione indetta ai sindacati. E questo nonostante non ne condividano il motto di «crescita e lavoro», chiedendo piuttosto una «trasformazione ecologica dell’economia e reddito garantito per tutte/i».
Più radicale il programma del 30 settembre in cui gli attivisti promettono di usare azioni dirette non-violente per sabotare il meeting dei ministri finanziari e della commissione europea. Cercheranno di bloccare le strade di uscita dalla zona, per tenere ostaggi ministri e commissari e costringerli a ripensare le loro politiche. E daranno vita ad azioni creative per svergognare il comportamento di un’elite continentale che invece di cambiare direzione alla UE in senso sociale, continua a propinare la stessa indigesta ricetta neoliberale che ci ha ridotto al lastrico. Intanto sulla stampa locale, come avviene sempre in queste occasioni, si è diffuso l’allarme black bloc. Ma quello che dovrebbe preoccupare davvero l’elite è piuttosto il grande afflusso di persone che in maniera più o meno radicale faranno sentire la loro voce contro la politica di austerità. 16 OTTOBRE La manifestazione nazionale della Fiom: indetta contro l’arroganza della Fiat, sarà l’occasione per dire no alle politiche del governo.
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