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Vendola: se Renzi vuole coinvolgerci deve cambiare lo schema dell’esecutivo, non siamo divisi

“Non possono chiedere a Sel di governare con Giovanardi”
“Non possono chiedere a Sel di governare con Giovanardi”

Roma – Sinistra Ecologia e Libertà rischia di esplodere. Rancori e passioni, aspirazioni e linee politiche, si scontrano e accrescono il caos. Nichi Vendola, però, mantiene la calma. Attraversa il Transatlantico in completo grigio, consulta senza sosta i suoi parlamentari. Poi si concede uno yogurt alla buvette. E ragiona del “fattore R”.
Presidente, il governo Renzi sembra alle porte. Sel è pronta a sostenere il segretario democratico a Palazzo Chigi?
«Se cambia lo schema, si può ragionare. Ma se lo schema resta quello del governo Letta, non esiste. Io penso che il nostro punto di partenza debba essere l’elemento che abbiamo condiviso in questi mesi, e cioè l’unanime contrarietà al governo Letta. Una posizione maturata dopo un’impegnativa discussione al nostro interno ».
Lei reclama un cambio di schema, dunque. Significa che nel nuovo governo deve restare fuori il Ncd di Alfano?
«Ma scusi, lei pensa che io possa andare al governo con Giovanardi?».
Ma non può essere Renzi il garante di questa nuova fase?
«Partirei da una premessa. Di Renzi conosciamo solo il “chi”. Sappiamo chi è, ma non conosciamo il “come” e il “cosa”. Cosa propone, come intende proporlo. Ecco, a me interessa come e che cosa intenda fare per affrontare due questioni. Innanzitutto la drammatica situazione sociale che abbiamo di fronte. E poi se intenda procedere con un avanzamento significativo nei diritti civili. Io, su questo, ragiono».
Ecco, appunto: non è possibile rilanciare su queste riforme partecipando a un esecutivo Renzi?
«Con Giovanardi?».
Beh, può escluderlo anche solo in astratto?
«Non si può ragionare in astratto, solo in concreto. Altrimenti diventa un gioco di società, caselle vuote. Una battaglia navale, ecco. Una roba politicista».
Intanto gira voce che Sel rischi la spaccatura, proprio su questo delicato passaggio. Si parla di contatti tra una parte di Sel e dissidenti grillini.
«No, non credo. È una voce messa in giro da qualcuno del Pd».
Sinceramente non crede a queste manovre? Né alla possibilità di una scissione di una parte di Sel?
«Sinceramente. Non credo proprio, a meno di non pensare a una dinamica autolesionista. Noi abbiamo un grande spazio da occupare, ma così saremmo solo un’ombra. E un’ombra non può occupare uno spazio. E poi c’è un altro punto da analizzare…».
Quale?
«La prospettiva del 2018. Ecco, partire da questa prospettiva sarebbe, come dire… imprudente».
Potenzialmente, i numeri sembrano contraddirla.
«Sa perché dico che si tratta di una prospettiva imprudente? Perché Renzi, più di Letta, ha dalla sua questo slancio. Ma di meno ha, rispetto all’attuale premier, il fatto di non conoscere l’apparato dello Stato, la macchina burocratica. E questo non aiuta».
Resta un fatto: sembra l’ultima chiamata per le riforme. Perché non accettare la sfida?
«No, scusi: non basta appellarsi alla situazione emergenziale. Noi siamo un Paese strutturalmente nella… Diciamo in difficoltà».

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