Noi e Tsipras, battaglia comune

È posi­tiva l’iniziativa cul­tu­rale e poli­tica per la Lista Tsi­pras per le pros­sime ele­zioni per il Par­la­mento Euro­peo. Chi scrive sostiene, come tutto il Pd e tutte le forze rac­colte nel Par­tito dei socia­li­sti euro­pei, la can­di­da­tura di Mar­tin Schultz alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea.

È posi­tiva l’iniziativa cul­tu­rale e poli­tica per la Lista Tsi­pras per le pros­sime ele­zioni per il Par­la­mento Euro­peo. Chi scrive sostiene, come tutto il Pd e tutte le forze rac­colte nel Par­tito dei socia­li­sti euro­pei, la can­di­da­tura di Mar­tin Schultz alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea.

Tut­ta­via, va rico­no­sciuta la poten­zia­lità rac­chiusa dall’iniziativa pro-Tsipras per dare vigore poli­tico a un’alternativa euro­pei­sta per lo svi­luppo soste­ni­bile, la dignità della per­sona che lavora e la ria­ni­ma­zione della demo­cra­zia. Va anche rico­no­sciuto però che, senza il ripo­si­zio­na­mento cul­tu­rale, poli­tico e pro­gram­ma­tico del Pse, “l’altra Europa” rimane un mirag­gio.
L’analisi di Tsi­pras e dei pro­mo­tori della lista a soste­gno della sua can­di­da­tura alla pre­si­denza della Com­mis­sione euro­pea si ritrova in com­po­nenti rile­vanti, oggi ancora di mino­ranza, dei par­titi socia­li­sti euro­pei. È rac­con­tata da anni da una parte del Pd (in forma com­piuta nel marzo 2011, nel con­tri­buto del Pd al Pro­gramma Nazio­nale di Riforme dell’Italia: “Europa, Ita­lia. Un pro­getto alter­na­tivo per la cre­scita”, pub­bli­cato da Ita­lia­nieu­ro­pei). Una parte in mino­ranza cul­tu­rale anche quando era nella con­trad­dit­to­ria mag­gio­ranza poli­tica di un par­tito che, come gli altri par­titi pro­gres­si­sti euro­pei, è rima­sto pri­gio­niero, a causa di un’oggettiva emer­genza finan­zia­ria, subal­ter­nità cul­tu­rale e un malin­teso senso di “respon­sa­bi­lità nazio­nale”, dell’insostenibile euro­pei­smo libe­ri­sta, rap­pre­sen­tato in Ita­lia dall’Agenda Monti, ripro­po­sta con insuf­fi­cienti discon­ti­nuità dal governo Letta. È la stessa ana­lisi che Jur­gen Haber­mas ha sbat­tuto in fac­cia al gruppo diri­gente della Spd in un recente semi­na­rio a Potsdam, dove ha impu­tato a Gabriel e com­pa­gni com­pli­cità subal­terna ai con­ser­va­tori della Mer­kel nell’autolesionistica poli­tica eco­no­mica tede­sca. Un’imputazione valida anche per Hol­lande, scan­da­loso in quanto sposa la Legge di Say e recita il man­tra dell’offerta che crea la domanda.
Siamo d’accordo. L’euro-zona è sulla rotta del Tita­nic. L’iceberg è sem­pre più vicino. La rotta mer­can­ti­li­sta della poli­tica eco­no­mica det­tata dai con­ser­va­tori teu­to­nici e nord-europei e “rac­co­man­data” dalla Com­mis­sione di Bru­xel­les porta al nau­fra­gio. I dati sono ine­qui­vo­ca­bili: auste­rità cieca e sva­lu­ta­zione del lavoro depri­mono l’economia reale, distrug­gono Pil poten­ziale e gon­fiano il debito pub­blico. Sono ora­mai evi­denti anche agli euro­pei­sti più con­for­mi­sti i danni eco­no­mici e sociali dell’austerità mer­can­ti­li­sta. Invece, si tenta ancora di nascon­dere il fal­li­mento in ter­mini di finanza pub­blica. Nell’euro-zona, la crisi è, per durata e pro­fon­dità, peg­giore di quella del ’29 e, con­se­guen­te­mente, il debito pub­blico medio balza dal 65% del 2008 al 95% di oggi. La disoc­cu­pa­zione si impenna e con­ti­nua a salire. La piaga della povertà si allarga e l’impoverimento asse­dia le classi medie, abban­do­nate dalla sini­stra, appro­date nei limac­ciosi movi­menti anti-europei, come ricorda anche Tsi­pras. L’inflazione spa­ri­sce e i rischi di defla­zione diven­tano sem­pre più con­creti e ren­dono ancora più irrea­li­stici gli obiet­tivi di finanza pub­blica. Le bilance dei paga­menti dei Piigs miglio­rano, arri­vano all’attivo, ma a causa di una bru­tale caduta delle impor­ta­zioni con­se­guente al crollo della domanda interna e di export tenuto a galla da una com­pe­ti­ti­vità gio­cata sull’immiserimento del lavoro. Le pre­vi­sioni di ripresa sono sem­pre smen­tite dai dati effet­tivi. I fami­ge­rati “spread” sono tenuti a bada dagli “strappi” di Mario Dra­ghi alla sof­fo­cante orto­dos­sia impo­sta dalla Bun­de­sbank e riven­di­cata dalla sen­tenza della Corte di Karl­sruhe set­ti­mana scorsa. La sof­fe­renza eco­no­mica e sociale e la paura del futuro gon­fiano i popu­li­smi nazio­na­li­sti spesso gui­dati dalle destre fasci­stoidi e rea­zio­na­rie.
Il con­fronto ser­rato e costrut­tivo tra noi è pos­si­bile per­ché Tsi­pras e i pro­mo­tori ita­liani della lista a suo soste­gno rico­no­scono che il pro­blema non e l’euro, ma l’impianto ideo­lo­gico degli inte­ressi domi­nanti ai quali è stato asser­vito e le poli­ti­che impo­ste ai Paesi peri­fe­rici dell’euro-zona («Il ritorno allo Stato nazio­nale non può essere un’alternativa vera da nes­suna parte» sot­to­li­nea Tsi­pras).
Quali sono i capi­saldi per un’altra Europa? Lo abbiamo ricor­dato in un “Memo per il pro­gramma di un governo di svolta” (vedi huf?fing?ton?post?.it). Nel breve periodo: una poli­tica mone­ta­ria più aggres­siva; cam­bio di segno nella poli­tica di bilan­cio per un allen­ta­mento nella peri­fe­ria e un decisa espan­sione nei paesi del cen­tro, anche mediante una gol­den rule nei bilanci nazio­nali per finan­ziare inve­sti­menti pro­dut­tivi vali­dati dalla Com­mis­sione; avvio di inve­sti­menti euro­pei, defi­niti in una stra­te­gia green di poli­tica indu­striale, finan­ziati mediante euro-project bonds e impo­sta euro­pea sulle tran­sa­zioni finan­ziare spe­cu­la­tive; intro­du­zione, lungo i con­fini dell’Unione, di stan­dard ambien­tali e sociali per lo scam­bio di merci e ser­vizi e con­trolli ai movi­menti di capi­tali; inver­sione della auto­le­sio­ni­stica poli­tica anti-trust della Com­mis­sione; revi­sione dell’inadeguata solu­zione sulla ban­king union e della mini­male pro­po­sta di rego­la­zione del sistema ban­ca­rio euro­peo; raf­for­za­mento dell’offensiva con­tro i para­disi fiscali intra e extra Ue; infine, punto deci­sivo, ristrut­tu­ra­zione dei debiti sovrani inso­ste­ni­bili (inte­res­sante e da appro­fon­dire la pro­po­sta di Tsi­pras di una con­fe­renza ad hoc come Lon­dra 1953: non sol­tanto per la Gre­cia, ma per ampio un insieme di Paesi). Per il medio periodo, sono neces­sari aggiu­sta­menti isti­tu­zio­nali di grande por­tata: per la legit­ti­ma­zione demo­cra­tica delle isti­tu­zioni comu­ni­ta­rie e per l’efficacia delle isti­tu­zioni eco­no­mi­che (Bce in pri­mis).
I tempi per una radi­cale cor­re­zione di rotta del “Tita­nic Europa” sono stret­tis­simi. La pre­si­denza ita­liana dell’Unione euro­pea è un’opportunità per pro­vare a met­tere cia­scun governo e classe diri­gente nazio­nale di fronte alla realtà e pro­spet­tare l’alternativa, non come pate­tico ricatto, ma come ine­vi­ta­bile con­se­guenza della depri­mente con­ti­nuità poli­tica dei ver­tici di Bru­xel­les. O la svolta con­di­visa nella rotta di poli­tica eco­no­mica. Oppure, in un’alleanza da costruire tra i Paesi sof­fo­cati nella spi­rale sva­lu­ta­zione del lavoro-recessione-debito pub­blico, un Piano B: la per­ma­nenza nell’euro e la rine­go­zia­zione degli impe­gni sot­to­scritti. È, infatti, impos­si­bile ridurre, finan­che sta­bi­liz­zare, il debito pub­blico in uno sce­na­rio di sta­gna­zione di medio-lungo periodo.
Insomma, senza tat­ti­ci­smi, mi rivolgo ai pro­mo­tori della Lista per Tsi­pras: incon­tria­moci. Vi sono le con­di­zioni per costruire, sulla base di punti con­di­visi, un Mani­fe­sto per un’altra Europa per un per­corso comune tra i can­di­dati al Par­la­mento euro­peo della Lista per Tsi­pras e i can­di­dati del Pd impe­gnati per la svolta. Un con­fronto senza ambi­guità ma costrut­tivo, pur tra sog­getti elet­to­rali in com­pe­ti­zione, per ini­zia­tive uni­ta­rie a Stra­sburgo, dopo il 25 Mag­gio, da diversi gruppi par­la­men­tari, per l’inversione di rotta. Sol­tanto così, “un’altra Europa” è pos­si­bile. Noi faremo la nostra bat­ta­glia nel Pd e nel Pse.

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