? Il corteo antiproibizionista di sabato, a Roma © Simona Granati

Street parade. Trentamila persone alla manifestazione antiproibizionista per chiedere di voltare pagina rispetto alla Fini-Giovanardi. Un corteo colorato e danzante di giovani dicono no a una legge nata sul solco ideologico della «war on drugs» che ha fallito in tutto il mondo, favorendo le narcomafie e criminalizzando i consumatori
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Drugs & clan, illegali siete voi

? Il corteo antiproibizionista di sabato, a Roma © Simona Granati

Street parade. Trentamila persone alla manifestazione antiproibizionista per chiedere di voltare pagina rispetto alla Fini-Giovanardi. Un corteo colorato e danzante di giovani dicono no a una legge nata sul solco ideologico della «war on drugs» che ha fallito in tutto il mondo, favorendo le narcomafie e criminalizzando i consumatori

? Il corteo antiproibizionista di sabato, a Roma © Simona Granati

Street parade. Trentamila persone alla manifestazione antiproibizionista per chiedere di voltare pagina rispetto alla Fini-Giovanardi. Un corteo colorato e danzante di giovani dicono no a una legge nata sul solco ideologico della «war on drugs» che ha fallito in tutto il mondo, favorendo le narcomafie e criminalizzando i consumatori

Carri addob­bati come a car­ne­vale, musica di tutti i tipi, dal reg­gae alla techno, che pompa dalle casse, danze e car­telli. Ieri a Roma è andata in scena la festa degli anti­proi­bi­zio­ni­sti, aspet­tando la sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale che il pros­simo 11 feb­braio potrebbe ren­dere la legge sulle dro­ghe Fini-Giovanardi solo un incubo del pas­sato. Tren­ta­mila per­sone in piazza per dire che «Ille­gale è la legge», e non i con­su­ma­tori di sostanze stu­pe­fa­centi. Che la guerra alla droga ha perso in tutto il mondo, dopo aver raf­for­zato il nar­co­traf­fico e cri­mi­na­liz­zato con­su­ma­tori e sostanze, ed è ora di vol­tare final­mente pagina.

Tra i primi stri­scioni a qual­che cen­ti­naia di metri dal primo tir carico di deci­bel, quello della Comu­nità di San Bene­detto al Porto, che in nome di Don Gallo con­ti­nua il suo lavoro quo­ti­diano di ridu­zione del danno e sulle tos­si­co­di­pen­denze, e che il 28 feb­braio e il 1 marzo ospi­terà un’incontro nazio­nale pro­prio sulle poli­ti­che in tema di dro­ghe. «Dopo parec­chio tempo – spiega Megu della Comu­nità geno­vese – tor­niamo ad incon­trarci in tanti e diversi, per fare un dibat­tito scien­ti­fi­ca­mente serio sulle dro­ghe e non gli slo­gan ideo­lo­gici che hanno det­tato fino a qua i prov­ve­di­menti legi­sla­tivi. Sarà un con­fronto amplis­simo tra asso­cia­zioni grandi e pic­cole, cen­tri sociali e ope­ra­tori, che invi­tiamo a venire per sti­lare la Carta di Genova. Intanto oggi siamo qua per con­qui­stare subito una nuova legge sulla droga in Ita­lia, can­cel­lando la Fini-Giovanardi senza tor­nare alla legge pre­ce­dente, e per chie­dere lo sman­tel­la­mento del Dipar­ti­mento nazio­nale poli­ti­che anti­dro­ghe del dot­tor Ser­pel­loni che tanti danni ha pro­dotto in que­sti anni».

Poco più in là migliaia di gio­va­nis­simi che bal­lano. Una gene­ra­zione cre­sciuta assieme all’applicazione della Fini-Giovanardi, con­su­ma­tori cri­mi­na­liz­zati da una legge dra­co­niana. «Oggi è anche una festa e un momento per diver­tirsi – ci dice una ragazza di 19 anni arri­vata dall’hinterland della Capi­tale – ma siamo venuti qui anche per­ché è assurdo che rischiamo di finire in galera per­ché usiamo delle sostanze stu­pe­fa­centi. Noi come milioni di per­sone inso­spet­ta­bili, pro­fes­sori, avvo­cati e poli­tici, che però non hanno il corag­gio di dirlo». Marco invece è un po’ più grande, cap­pello da base­ball ben cal­cato sulla testa e le idee chiare: «Sono qua per­ché c’è tanta ipo­cri­sia, da destra a sini­stra. Dicono di voler com­bat­tere la mafia, ma poi non per­met­tano di col­ti­vare l’erba o di poter acqui­stare legal­mente e in maniera con­trol­lata sostanze stupefacenti».

Clau­dia Lut­tazi cam­mina con una col­lana fatta di fiori e di con­te­ni­tori vuoti di can­na­bis ad uso tera­peu­tico che gli for­ni­sce la Asl. Da anni com­batte con­tro il can­cro, è la mamma di due bam­bini e prima di stare male non si occu­pava certo di anti­proi­bi­zio­ni­smo, al mas­simo qual­che tiro di canna con gli amici da ragazza. Poi la bat­ta­glia con­tro il tumore e la sco­perta della can­na­bis come tera­pia inte­gra­tiva: «Sono qui per recla­mare il diritto alla libertà di cura e il diritto alla salute per tutti come san­cito dalla nostra Costi­tu­zione. Invece in Ita­lia avere accesso alla mari­juana ad uso medico è com­pli­ca­tis­simo, in più è una spesa a carico del paziente, men­tre le tera­pie con­ven­zio­nali sono a carico del Ssn». Eppure l’efficacia dell’uso della can­na­bis come tera­pia inte­gra­tiva è amplia­mente docu­men­tata per molte pato­lo­gie, dall’Aids alla scle­rosi mul­ti­pla, ma anche per com­bat­tere l’anoressia e altri disturbi psi­co­lo­gici e ali­men­tari. Men­tre il cor­teo sfila davanti al mini­stero della Salute Ales­san­dra Cerioli, pre­si­dente nazio­nale della Lila, spiega le ragioni dell’adesione della sua asso­cia­zione: «Basta pen­sare che un dete­nuto su sette è sie­ro­po­si­tivo, e che la mag­gior parte di que­ste per­sone ha un pre­sente o un pas­sato di tos­si­co­di­pen­denza, per capire che la Fini-Giovanardi riem­pie le car­ceri di per­sone malate che dovreb­bero avere invece la pos­si­bi­lità di stare fuori e curarsi».

Davanti al car­cere di Regina Coeli ogni camion si ferma per un inter­vento, visto che pro­prio il sovraf­fol­la­mento car­ce­ra­rio è uno degli effetti più gravi e macro­sco­pici di 8 anni di appli­ca­zione della Fini-Giovanardi. «La bat­ta­glia anti­proi­bi­zio­ni­sta – spiega Chiara del cen­tro sociale romano Esc – è parte della lotta per l’indulto e l’amnistia. O si blocca l’ingresso in car­cere di migliaia di migliaia di per­sone per pic­coli reati legati alle sostanze stu­pe­fa­centi, o le car­ceri saranno sem­pre sovraf­fol­late. La bat­ta­glia con­tro la Fini-Giovanardi non è solo per la libertà per­so­nale, ma è anche uno dei capi­toli più impor­tanti per rifor­mare final­mente il nostro codice penale».

In piazza c’era anche Daniele Farina, sto­rico por­ta­voce del Leon­ca­vallo di Milano e depu­tato di Sel, anti­proi­bi­zio­ni­sta della prima ora. «Ho visto qual­cosa di nuovo nella mani­fe­sta­zione di oggi – spiega Farina – nella matu­rità degli argo­menti e delle ragioni dell’antiproibizionismo che forse è diven­tato mag­gio­ranza nel paese reale. E’ la poli­tica che anche in que­sto caso è indie­tro. Dopo la sen­tenza della Corte costi­tu­zio­nale capi­remo come andrà avanti l’iter legi­sla­tivo per una nuova legge sulle dro­ghe, spe­rando che i prov­ve­di­menti pre­sen­tati non ven­gano sna­tu­rati e che in Aula ci siano i numeri».

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