? Laboratorio artigianale dell'Ottocento

Narrativa. "Il sole dell'avvenire", il nuovo libro di Valerio Evangelisti. La prima, avvincente puntata di una serie di romanzi sulla formazione e lo sviluppo del movimento operaio italiano
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La potenza di una storia plurale

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Narrativa. “Il sole dell’avvenire”, il nuovo libro di Valerio Evangelisti. La prima, avvincente puntata di una serie di romanzi sulla formazione e lo sviluppo del movimento operaio italiano

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Narrativa. “Il sole dell’avvenire”, il nuovo libro di Valerio Evangelisti. La prima, avvincente puntata di una serie di romanzi sulla formazione e lo sviluppo del movimento operaio italiano

«Il capi­tale ha la sua sto­ria e i suoi sto­rici la scri­vono. Ma la sto­ria della classe ope­raia chi la scri­verà?». Que­sta domanda se la poneva tanti anni fa, era il gen­naio del 1964, Mario Tronti all’interno di uno dei testi più famosi e impor­tanti della sta­gione dell’operaismo ita­liano, Lenin in Inghil­terra (Ope­rai e capi­tale, Deri­veAp­prodi). Di lì a poco sarebbe par­tita la grande sta­gione delle lotte, in Europa e nel mondo, un periodo che in Ita­lia sarebbe durato circa un decen­nio, tanto da essere defi­nito da qual­cuno il lungo Ses­san­totto italiano.

Oggi quella stessa domanda si pone ancora una volta. O quanto meno se la pone, donan­dole una pro­pria rispo­sta, il Magi­ster della let­te­ra­tura ita­liana, Vale­rio Evan­ge­li­sti. Il suo nuovo pro­getto nar­ra­tivo, infatti, si pre­senta come una tri­lo­gia che, attra­verso le vicende di una serie di per­so­naggi appar­te­nenti ad alcuni gruppi fami­liari roma­gnoli, i Verardi, i Men­guzzi, i Gia­co­melli, segua il for­marsi e l’imporsi sulla scena della sto­ria del pro­le­ta­riato ita­liano. In par­ti­co­lare, almeno a giu­di­care dal primo romanzo uscito, del movi­mento ope­raio dell’Emilia Roma­gna. Si parte dal 1875 e si dovrebbe arri­vare – «dipen­derà dall’interesse dei let­tori e dalle forze dell’autore» – fino agli anni Cin­quanta del Novecento.

Tra gari­bal­dini e mazziniani

Il primo volume si inti­tola Il sole dell’avvenire. Vivere lavo­rando o morire com­bat­tendo (Mon­da­dori, pp. 530, euro 17,50) e arriva fino all’eccidio del 1898, quando Bava Bec­ca­ris fece pren­dere a can­no­nate a Milano la folla degli insorti, cau­sando la morte di oltre ottanta per­sone e il feri­mento di circa cin­que­cento, tra uomini e donne. Il libro è per­fet­ta­mente leg­gi­bile a sé, risulta con­chiuso nella sua strut­tura, anche per­ché l’autore non uti­lizza alcun espe­diente reto­rico o nar­ra­tivo per sti­mo­lare la curio­sità del let­tore su cosa acca­drà in seguito. È la forza, la potenza della sto­ria, o meglio delle vicende nar­rate e la mae­stria della scrit­tura di Vale­rio Evan­ge­li­sti a far sì che una volta chiuso il volume si senta l’esigenza di volerne ancora, ci si auguri for­te­mente che pre­sto possa uscirne il seguito in libreria.

Il libro è diviso in tre sezioni, ognuna inti­to­lata a uno dei pro­ta­go­ni­sti prin­ci­pali ovvero Atti­lio, detto Tilio, Verardi, la moglie Rosa Men­guzzi e il loro figlio, Can­zio. Si parte con le vicende legate al fidan­za­mento e al suc­ces­sivo matri­mo­nio tra Atti­lio e Rosa, espo­nenti tipici di due gruppi sociali diversi anche poli­ti­ca­mente. Lui è gari­bal­dino, lei viene da una fami­glia repub­bli­cana fana­tica di Maz­zini. Lui, come la gran parte del pro­le­ta­riato roma­gnolo dell’epoca, svolge lavori sal­tuari e dif­fe­renti, brac­ciante, mano­vale, car­ret­tiere. I Men­guzzi, invece, sono mez­za­dri. Attra­verso le loro vicende e quelle di amici, cono­scenti, paren­ti­viene deli­neato il pano­rama sociale e poli­tico dell’epoca e di quei ter­ri­tori. È il momento del tra­monto della Prima Inter­na­zio­nale, i gari­bal­dini sono rivo­lu­zio­nari – è l’eroe dei due mondi che ha defi­nito il socia­li­smo il sole dell’avvenire – i repub­bli­cani invece potremmo defi­nirli rifor­mi­sti. E poi ci sono ancora i vec­chi inter­na­zio­na­li­sti, gli anar­chici, i socia­li­sti. Nel 1881, Andrea Costa fonda il Par­tito Socia­li­sta Rivo­lu­zio­na­rio e, primo socia­li­sta, viene eletto in Par­la­mento. Si pone in atto la tat­tica dell’alleanza tra socia­li­sti e repub­bli­cani per con­qui­stare elet­to­ral­mente i Comuni. Si for­mano coo­pe­ra­tive a cui saranno appal­tati i lavori di argi­na­tura dei corsi d’acqua roma­gnoli e non solo. I lavo­ra­tori della Roma­gna, infatti, andranno a boni­fi­care l’Agro romano e poi addi­rit­tura in Gre­cia. Ci sono le lotte, con le loro vit­to­rie e le loro scon­fitte, le insur­re­zioni, i momenti di esplo­sione della crea­ti­vità pro­le­ta­ria che si fa beffe di sbirri e padroni. C’è poi la guerra, quella tra Greci e Tur­chi a cui par­te­ci­perà un con­tin­gente di volon­tari gui­dati dal figlio di Gari­baldi, Menotti. E ancora le modi­fi­ca­zioni dei rap­porti di lavoro in agri­col­tura, col declino della mez­za­dria e i ten­ta­tivi di moder­niz­za­zione capitalistica.

È inu­tile cer­care qui la figura dell’operario di fab­brica. I pro­ta­go­ni­sti sono tutti brac­cianti, mano­vali, mon­dine, car­ret­tieri e poi sarti, fab­bri, pic­coli arti­giani, car­ret­tieri, tipo­grafi, addi­rit­tura por­tieri d’albergo e com­mer­cianti di cereali. L’operaio farà sen­tire la sua pre­senza sol­tanto verso la fine del libro, una pre­senza evo­cata più che reale. Si intrav­vede, infatti, nella nuova linea poli­tica, evo­lu­zio­ni­sta più che rivo­lu­zio­na­ria, por­tata avanti dal socia­li­smo ope­raio mila­nese di Filippo Turati.

Siamo, dun­que, agli albori della sto­ria del movi­mento ope­raio ita­liano. E la mate­ria scelta o, meglio, il luogo, l’ambiente, la situa­zione ana­liz­zata non è nem­meno quella della for­ma­zione della grande fab­bri­che. Certo anche in Roma­gna si assi­ste a quei movi­menti dalla cam­pa­gna alla città che hanno carat­te­riz­zato il periodo, ma manca, in que­sto primo libro, il pro­cesso di for­ma­zione della classe ope­raia indu­striale. C’è però una viva­cità poli­tica, una ricerca di atten­zione alle istanze pro­ve­nienti dal basso che ren­dono la scelta di Evan­ge­li­sti con­grua e fun­zio­nale. È pro­ba­bil­mente pro­prio qui, in que­sta sorta di brodo di col­tura che è giu­sto andare a ritro­vare l’origine dell’anima più san­gui­gna e rivo­lu­zio­na­ria del pro­le­ta­riato ita­liano. E, pur­troppo, non solo. Com­pare infatti nel libro anche una figura di vero com­pa­gno, tipico roma­gnolo duro e leale, che non per sua colpa sarà all’origine di ben altro. Si tratta di un fab­bro, tale Andrea Mus­so­lini, padre di quel Benito che senza dub­bio rive­stirà un ruolo impor­tante nel resto della saga.

Un felice ritorno al passato

Epo­pea senza reto­rica, affre­sco secco e tagliente di un’origine, Il sole dell’avvenire sem­bra rap­pre­sen­tare all’interno del per­corso let­te­ra­rio di Vale­rio Evan­ge­li­sti sia un punto di arrivo che un ritorno al pas­sato. Un punto d’arrivo per­chè da un lato porta a com­pi­mento quel lavoro da sem­pre svolto dallo scrit­tore, incen­trato sull’abbattimento dei con­fini che ten­dono a rele­gare la let­te­ra­tura di genere in un ambito di puro intrat­te­ni­mento e di sud­di­tanza nei con­fronti della nar­ra­tiva cosid­detta alta. Qui Evan­ge­li­sti, non solo nella scrit­tura ma anche nella strut­tura del romanzo è al suo mas­simo, riu­scendo ad avvin­cere il let­tore come e più del suo miglior libro dedi­cato all’inquisitore Eymerich.

D’altro canto la sto­ria del movi­mento pro­le­ta­rio roma­gnolo sem­bra dav­vero il ver­tice di un per­corso che par­tendo dalle ere­sie medie­vali ha poi attra­ver­sato il capi­ta­li­smo sel­vag­gio pre­fi­gu­rato dalla pira­te­ria, le rivolte ope­raie ame­ri­cane, l’esperienza degli Iww, la rivo­lu­zione mes­si­cana, non disde­gnando nem­meno una pun­tata sul Risor­gi­mento ita­liano. Ma Il sole dell’avvenire appare anche come un ritorno al pas­sato in quanto tratta lo stesso argo­mento affron­tato come tesi di lau­rea dall’autore e che fu all’origine di un altro testo – un vero e pro­prio sag­gio sto­rico – che vedeva mon­tate insieme la sua e la tesi di Ema­nuela Zuc­chini. Libro, quest’ultimo, inti­to­lato Sto­ria del Par­tito Socia­li­sta Rivo­lu­zio­na­rio 1881–1893, di recente ripro­po­sto da Odoya (Bolo­gna, euro 20) e che rap­pre­senta un’ottima intro­du­zione e un eccel­lente appro­fon­di­mento degli avve­ni­menti e dei temi affron­tati nel romanzo.

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