Cannabis Il paese della marijuana “Vogliamo coltivarla per aiutare chi è malato”

Il sindaco di Racale, in provincia di Lecce, guida un progetto per piantare l’erba a scopo terapeutico Obiettivo: dare un’alternativa ai pazienti che oggi utilizzano un farmaco costoso importato dall’Olanda
Il sindaco di Racale, in provincia di Lecce, guida un progetto per piantare l’erba a scopo terapeutico Obiettivo: dare un’alternativa ai pazienti che oggi utilizzano un farmaco costoso importato dall’Olanda

RACALE (Lecce). Si è convinto che fosse giusta la «cattiva strada » per via di Christian, un ragazzo romano. Lo ha visto piangere di gioia, perché dopo anni era tornato a toccare il mare. «Aveva preso il farmaco, era riuscito a sollevarsi dalla sedia a rotelle, era andato a Gallipoli. In quel momento ho pensato a De Andrè, “non vi conviene venir con me dovunque vada, ma c’è amore un po’ per tutti, sulla cattiva strada”. Ecco, non avevo alternative: la cattiva strada era la nostra. Dovevamo piantare la canapa in paese ». Donato Metallo è il primo cittadino di Racale, diecimila abitanti del bassissimo Salento, niente vip, niente mare, soltanto campagna aspra e qualche residuo di fabbrica. Ha 32 anni, una laurea in Beni culturali, la tessera del Pd in tasca, e da qualche settimana ha iniziato una battaglia per coltivare nelle campagne della sua città la cannabis da destinare a uso terapeutico. Lo fa per Christian, per la sua amica Lucia, e per tutti quei ragazzi paraplegici o malati di Sla e di tumore, che nella terapia del dolore hanno l’ultimo strumento per una vita dignitosa.
Quella di Racale non è un’idea, ma un progetto. I terreni per coltivare sono stati individuati, così come si sono tenuti tre incontri prima con il presidente della Regione, Nichi Vendola, e poi con gli assessori e l’università, e sta per partire la richiesta al ministero per la coltivazione a uso terapeutico. È chiaro che questa storia non può leggersi con i formalismi di leggi e regolamenti. «Da giorni i nostri avvocati stanno studiando ma è chiaro che questo non è un discorso di forma ma di sostanza. Non di legalità. Ma di giustizia — racconta il sindaco, preciso e appassionato —. C’è chi ha bisogno del cortisone, invece a Lucia, che conosco da quando eravamo bambini, serve la cannabis.
Perché deve fare così fatica per averla? Perché la Regione deve pagare il farmaco che oggi usa così tanto, quando con un decimo potremmo produrlo qui?».
«Ha ragione il sindaco», dicono in paese. Nessuno ha alzato gli scudi davanti alla proposta, anzi chiedono e mettono fretta. Anche perché qui a Racale tutti conoscono Lucia. Lucia Spiri, 32 anni, ha la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) da quando ne aveva
18. Da qualche anno ha scoperto il Bedrocan, un farmaco a base di infiorescenze di canapa. E sta vivendo una vita migliore: i dolori erano lancinanti, a mala pena riusciva ad alzarsi dalla sedia a rotelle, e invece ora «posso dire,
sì, che io vivo». A settembre si è sposata e a tavola c’erano soltanto cibi (cucinati da uno chef stellato) a base di canapa. Insieme con Andrea Trisciuoglio — un ragazzo foggiano di 35 anni, guardia giurata, che dopo un abbassamento di vista ha scoperto di essere malato di Sla — ha creato il primo Cannabis social club d’Italia e così è partita la sfida. «Il Bedrocan — spiega Andrea — viene importato dall’Olanda, e in Italia viene usato solo da un centinaio di pazienti, nonostante i benefici siano enormi». Pochi perché costa tanto. «Dai 35 ai 45 euro al grammo — spiega il sindaco Metallo — In Puglia, grazie anche a una legge appena passata e votata all’unanimità dal Consiglio regionale, lo passa il servizio sanitario così come accade in Veneto, Emilia Romagna e credo in Liguria. E gli altri? E soprattutto perché dobbiamo pagarlo così tanto? Possiamo per un tabù culturale non pensare alla ragionevolezza del sistema: perché quella canapa non possiamo produrla noi?».
Il farmaco altro non è che cannabis pura. O si utilizza per via orale, come fosse una tisana, o si inala con un nebulizzatore. «In questa maniera si sfrutta al 100 per cento il principio attivo» spiegano i ragazzi che hanno messo su un’associazione e un progetto specifico, “La piantiamo”. «Appena me l’hanno proposto non potevo avere dubbi: dovevo stare con loro — continua il sindaco — L’idea è semplice: coltiviamo noi, la canapa, così risparmiamo. E gli altri fondi che oggi sprechiamo, comprando il farmaco dall’Olanda, li spendiamo per la realizzazione di una struttura di ricerca e specializzazione in materia di terapia del dolore. Bisogna abbandonare il terrore dei bigotti e pensare a una lotta che è prima di tutto volta a difendere i ma-lati, per ridare loro dignità, speranza, sollievo». Oggi Racale è diventata una sorta di santuario laico del dolore. Arrivano malati di Sla, paraplegici, malati terminali, tutti alla ricerca di informazioni su come avere il Bedrocan, le modalità di prescrizione, ma anche per trovare parole buone. «Perché non siamo Stamina. Non cerchiamo né miracoli né eroi. Al massimo dignità»

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