VERSO IL 16 OTTOBRE
VERSO IL 16 OTTOBRE
Il nostro Paese vive momento di grave disagio. La crisi economica ha prodotto effetti devastanti in un contesto sociale segnato da cronici squilibri: la disoccupazione e la cassa integrazione crescono a livelli vertiginosi, l’impoverimento e la precarietà di strati sociali sempre più estesi sono i sintomi di una vera emergenza sociale. Le misure del governo sono risibili. Si è scelto di non decidere, lasciando che il costo della crisi si scaricasse sui più deboli. È una scelta sbagliata, nella crisi servono più tutele sociali e un piano strategico per rimuovere le cause della povertà, rafforzare la dimensione universalistica del welfare, garantire livelli essenziali d’assistenza e misure di sostegno al reddito. Dietro la propaganda delle promesse e degli appelli all’ottimismo, di concreto restano solo tagli alla spesa, arretramento generalizzato dei diritti, crescita del divario sociale e un Paese sempre più diviso fra chi va avanti e chi viene lasciato indietro, costretto a un po’ di carità. Non è questo il Paese descritto dalla Costituzione, che pone l’uguaglianza dei diritti a base della cittadinanza.
Eppure l’Italia avrebbe risorse sufficienti per resistere alla crisi e uscirne migliorata, impostando su basi più eque e sostenibili produzione, consumo, diritti individuali e relazioni sociali. Basterebbe scegliere di operare una seria redistribuzione della ricchezza che in questi anni è stata accaparrata da pochi a danno della maggioranza dei cittadini e delle cittadine. Questa crisi è frutto di un modello di sviluppo fallimentare, che ha consegnato il bene della vita alla religione del mercato, al mito della crescita illimitata e alla dissipazione delle risorse. Si potrebbe cogliere l’opportunità della crisi per voltare pagina, innovando un Paese bloccato e incapace di investire sul proprio futuro, puntando sulla riconversione ecologica dell’economia e delle politiche energetiche, sullo sviluppo delle reti di economia sociale, sulla cura dei beni comuni e la valorizzazione dei patrimoni culturali e ambientali. Invece da parte del governo c’è un preoccupante immobilismo, il ministero per lo sviluppo è vacante da mesi. Di fronte alla crisi dell’industria, l’unica ricetta è quella sperimentata dalla Fiat a Pomigliano, con l’avallo del governo: imporre lo smantellamento dei diritti come condizione per nuovi investimenti, rifondare le relazioni sindacali sulla subalternità del lavoro all’impresa, abolire i contratti collettivi per disporre di lavoratori soli e ricattabili.
È un disegno irresponsabile e pericoloso, che ci riguarda tutti, perché mette in discussione il principio costituzionale del valore sociale del lavoro come base del patto di cittadinanza e della dignità della persona. Se si usa la crisi per alimentare le diseguaglianze e annullare le conquiste sociali il vivere civile viene messo a rischio. Quando l’ingiustizia sociale produce insicurezza e paura e la precarietà diviene condizione permanente di vita e offende la dignità delle persone, la società implode: trovano terreno fertile corruzione e illegalità, dilaga la retorica di una sicurezza che garantisce i forti e criminalizza i deboli, cresce la guerra fra poveri consegnando fette di popolazione all’intolleranza e al razzismo.
Continuando così il Paese si impoverisce culturalmente e lo spazio pubblico democratico si restringe, aprendo pericolosi varchi al populismo autoritario (…). A essere minacciati oggi non sono solo i diritti di una categoria di lavoratori, ma quelli di tutti, insieme ai principi fondamentali che stanno alla base del patto di cittadinanza, della convivenza e della democrazia costituzionale. Per questo, come uomini e donne impegnati per il bene comune crediamo di doverci assumere delle responsabilità e vogliamo farci parte attiva nella costruzione di un’ampia alleanza per resistere, anzitutto sul piano culturale e sociale, a questa preoccupante deriva. Per questo saremo con la Cgil il 29 settembre a Bruxelles, in occasione della mobilitazione europea dei sindacati. Per questo il 16 ottobre a Roma l’Arci parteciperà, coi suoi soci e circoli, alla manifestazione nazionale promossa dalla Fiom per difendere i diritti dentro e fuori i luoghi di lavoro, la legalità democratica e la Costituzione.
* Presidenza nazionale dell’Arci
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