Ucciso il numero 2 delle Farc

COLOMBIA «Un giorno storico» l’ha definito il nuovo presidente Juan Manuel Santos

Il «Mono Jojoy» aveva 57 anni. «E adesso tocca a quelli che restano»

COLOMBIA «Un giorno storico» l’ha definito il nuovo presidente Juan Manuel Santos

Il «Mono Jojoy» aveva 57 anni. «E adesso tocca a quelli che restano»

Il primo a felicitarsi con il nuovo presidente Juan Manuel Santos, che gli è subentrato il 7 agosto scorso, è stato Álvaro Uribe, che dopo gli 8 anni trascorsi al palazzo presidenziale di Nariño a Bogotá, anziché finire come avrebbe meritato davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di lesa umanità, è stato gratificato con una cattedra alla Georgetown university in quanto «distinguished scholar in the practice of global leadership» e incredibilmente invitato dal segretario generale Ban Ki-moon a far parte della commissione incaricata di indagare sull’assalto terroristico dei commandos israeliani alla nave turca Marmara della flottiglia umanitaria diretta a Gaza.
Felicitazioni meritate, d’altra parte. Perché l’Operazione Sodoma con cui esercito e polizia hanno attaccato e distrutto, fra lunedì e mercoledì, quella che il ministro della difesa colombiano Rodrigo Rivera ha definito «la madre di tutti gli accampamenti delle Farc», uccidendo una ventina di guerriglieri fra cui Víctor Julio Suárez Rojas, alias Jorge Briceño, alias il «Mono Jojoy», capo militare e numero due delle Forze armate rivoluzionarie colombiane, è un gran colpo. Inferto dal presidente e dalle forze armate della Colombia, subito dalle Farc. Il colpo «forse più duro della storia contro le Farc», ha detto un gongolante ministro Rivera presentandosi ai microfoni per confermare la notizia, ieri mattina a Bogotá: «un giorno di gloria e di gioia». Perfino «più importante della morte di Raúl Reyes» (il capo dell’ala politica delle Farc ucciso nel marzo 2008 con un’operazione congiunta Usa-Colombia allegramente condotta all’israeliana dentro i confini dell’Ecuador). Ancor più giubilante il presidente Santos, a New York per l’assemblea dell’Onu. «Una notizia storica. Il colpo più duro inferto alle Farc in tutta la loro storia» perché il Mono Jojoj era «il simbolo del terrore che tanto male ha fatto al nostro paese in questi 50 anni». Come se le Farc, con tutta la loro deriva politica e gli errori/orrori di una infinita guerra civile strisciante, non siano state l’effetto anziché la causa in un paese sempre dominato dalla violenza dell’oligarchia più rancida truccata da «democrazia» di cui Santos (al pari di Uribe) è l’espressione.
L’Operazione Sodoma è stata una vera battaglia campale, anche se si è risolta in una vittoria completa («unica perdita, una cagna di nome Sacha, delle unità anti-narcotici», ha detto il ministro). Perché, stando alle dichiarazioni di Rivera, ad essa hanno partecipato (in attesa di conoscere il ruolo degli immancabili «consiglieri» Usa) «30 arei della Forza aerea e 27 elicotteri Black Hawk dell’aviazione dell’Esercito», più i reparti speciali della «Fuerza de tarea Omega».
Negli ultimi due anni i militari colombiani stavano addosso al Mono Jojoy che si muoveva fra i dipartimenti del Caquetá, del Meta e di Cundinamarca. L’ultimo atto è stato appunto nel Meta, in una zona chiamata La Magdalena, fra le foreste montagnose del sud-est, dopo che l’Operazione Sodoma è partita da La Macarena e San Vicente del Caguan, un tempo santurario delle Farc e teatro degli inutili tentativi di un’uscita negoziata dalla guerra civile, con i presidenti Betancourt prima e Pastrana poi.
Víctor Julio Suárez Rojas, o Julio Briceño o il Mono Jojoy era nato nel Cundinamarca nel febbraio ’53. Come il fondatore e leader storico delle Farc, Tirofijo Marulanda (morto di malattia nel maggio 2008), era di origine contadina. Forse era entrato nelle Farc nel ’75 o forse, come aveva detto lui in un’intervista, quando era ancora bambino. Poco a poco era salito di grado fino a entrare nel segretariato a 5 e diventare, dopo la morte di Marulanda, il capo militare e il numero due, dietro solo (pare a malincuore) al nuovo leader, Alfonso Cano. Cano considerato più «politico», Mono Jojoy più «militare», un radicale che godeva di una fame di coraggio e brutalità.
Negli 8 anni di guerra senza quartiere proclamata da Uribe, le Farc, che prima controllavano quasi la metà del paese, hanno subito colpi durissimi, sia per mano dei militari (e delle squadracce paramilitari delle Auc, amiche di Uribe) sia per il linkage riuscito fra la vecchia «guerriglia marxista» e il «narco-traffico» che ha portato alla sua identificazione-liquidazione come «narco-guerriglia» e «narco-terrorismo». Però sono ancora lì e Uribe, nonostante i colossali finanziamenti elargiti dagli Usa con il Plan Colombia (e la concessione di un’infinità di basi militari), le grossolante violazini dei diritti umani, i crimini orrendi dei paras, non è riuscito a vincere la sua guerra. Nè con ogni probabilità ci riuscirà il suo ex ministro della difesa Juan Manuel Santos. Che ieri, nell’euforia per la morte del Mono Jojoy ha parlato di «Operazione di Benevenuto alle Farc» e ha assicurato il gruppo guerrigliero più antico dell’America latina che «adesso tocca a quelli che restano».

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