I cacciatori di nazisti contro il comico antisemita

La famiglia Klarsfeld chiama alla manifestazione
La famiglia Klarsfeld chiama alla manifestazione

GRENOBLE — Il feroce mal di testa del governo francese si chiama Dieudonné e continua anche nel 2014. Come neutralizzare le gag antisemite del comico, senza cadere nella censura? Un’idea è venuta alla famiglia Klarsfeld, i genitori Serge e Beate, celebri cacciatori di nazisti, e il figlio avvocato, Arno, decisi a fermare con una protesta di piazza, «a nome dei figli dei deportati», la tournée dell’attore il cui spettacolo, intitolato «Le Mur», il muro, è in programma giovedì prossimo al teatro Zenith di Nantes, dopo aver trionfato al teatro della «Main d’or» di Parigi. Duecentocinquanta spettatori a serata, 38 euro il biglietto d’ingresso, per assistere a un monologo farcito di battute, a volte ambigue, a volte piuttosto esplicite contro il governo, il «sistema», e spesso gli ebrei: «Non ho da scegliere fra ebrei e nazisti. Sono piuttosto neutrale sulla questione. Sono nato nel ’66, non c’ero a quell’epoca. Che cos’è successo? Chi ha cominciato? Una piccola idea ce l’ho…» ridacchia il comico, sulla scena e online.
«Se ci vogliono problemi d’ordine pubblico per interrompere i suoi spettacoli, se ci vogliono manifestazioni, ebbene ci saranno manifestazioni — promette Arno Klarsfeld —. Nella Francia di oggi si dice che la Shoah non è esistita, che purtroppo non sono stati sterminati abbastanza ebrei, si mette in ridicolo l’Olocausto. Ci sono tutti gli elementi perché le prefetture intervengano». Lo stesso Arno Klarsfeld era finito tre giorni fa nella linea di tiro di Dieudonné M’Bala M’Bala. L’attore nato in Francia da padre camerunense e madre francese, ha caricato un video su YouTube , come saluto d’inizio anno: «Finirai per farti sfondare quella tua piccola faccia da gattina d’appartamento — un sornione Dieudonné avvisa Arno —. Sii responsabile. Dobbiamo dare l’esempio». Da quel giorno l’avvocato parigino è stato posto sotto protezione. Ma ciò non gli impedirà di presentarsi fin da mercoledì con i genitori davanti al teatro di Nantes, dove si stanno vendendo i biglietti per lo spettacolo.
L’offensiva del governo punta a colpire il comico direttamente al portafogli. Venerdì, sull’Huffington Post , il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, ha alluso al mancato pagamento delle sanzioni già comminate all’umorista per antisemitismo o ingiurie razziste. Ieri è stata aperta un’inchiesta giudiziaria nei confronti di Dieudonné. L’accusa è di aver «organizzato la sua insolvibilità», mascherando i suoi guadagni dietro a società, per risultare nullatenente e non saldare i debiti accumulati, oltre 65 mila euro, con la giustizia. Un reato che, per il codice francese, prevede addirittura il carcere.
Il ministro degli Interni, Manuel Valls, aveva annunciato a fine dicembre che stava studiando un modo per vietare le «riunioni pubbliche» di Dieudonné il cui «gesto della quenelle», un movimento simile a un saluto nazista al contrario (braccio e mano tesi verso il basso, mentre l’altra mano sfiora la spalla), è diventato virale su Internet, come simbolo «anti sistema».
Elisabetta Rosaspina

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