Il mondo intorno a me cominciò a oscillare: le grida, le guardie che correvano intorno mi spingevano, mi tiravano. Mi bendarono con un panno e non vedevo nulla se non lo sguardo febbrile del Mono Jojoy che si era impresso nella memoria e mi perseguitava… È morto, ucciso in un raid aereo, Jorge Briceà±o, detto El Mono Jojoy Era il capo militare della Farc: da tempo era braccato nella selva. Accusato di narcotraffico su di lui gli Usa avevano messo una taglia di 5milioni di dollari. Figlio di ribelli, quasi analfabeta, era il più temuto dall’esercito colombiano
Il mondo intorno a me cominciò a oscillare: le grida, le guardie che correvano intorno mi spingevano, mi tiravano. Mi bendarono con un panno e non vedevo nulla se non lo sguardo febbrile del Mono Jojoy che si era impresso nella memoria e mi perseguitava… È morto, ucciso in un raid aereo, Jorge Briceà±o, detto El Mono Jojoy Era il capo militare della Farc: da tempo era braccato nella selva. Accusato di narcotraffico su di lui gli Usa avevano messo una taglia di 5milioni di dollari. Figlio di ribelli, quasi analfabeta, era il più temuto dall’esercito colombiano
Per l´esercito colombiano, el Mono Jojoy era un “dead man walking” da più di un anno. Ammalato di diabete, lo inseguivano nella selva e lo avevano da tempo circondato, costringendolo a cambiare sempre più spesso posizione per evitare di finire – com´è successo – sotto un bombardamento. I militari colombiani erano così vicini al Mono che avrebbero voluto regalarne il cadavere all´ex presidente Uribe prima della fine del suo mandato. E´ stato invece il neo eletto Santos, a New York per l´assemblea dell´Onu, ad annunciare l´uccisione del più temuto capo militare delle Farc, Jorge Briceño, 57 anni, meglio conosciuto come El Mono Jojoy, nickname preso in prestito da un vermiciattolo della foresta famoso per la sua capacità di sfuggire ad assedi ed agguati.
Il comandante delle Farc è rimasto ucciso in un raid aereo notturno al quale hanno partecipato forze speciali dell´esercito, dell´aeronautica e dell´intelligence in quello che viene definito «il colpo più duro subìto dalla guerriglia» dopo l´uccisione di Raul Reyes. Scomparsi nel 2008 il leader maximo, Marulanda Tirofijo, e il suo braccio destro, Raul Reyes, il primo di vecchiaia nel suo letto, il secondo ucciso nel bombardamento del suo accampamento in Ecuador; le spoglie delle Farc colombiane, la più antica guerriglia di origine marxista dell´America Latina, sono state divise fra “l´intellettuale” Alfonso Cano e il “generale” Mono Jojoy. L´intelligence colombiana è da tempo convinta che Cano e altri membri del “Secretariado”, massimo organo di governo della guerriglia, siano rifugiati fuori dal paese. Molti in Venezuela, qualcuno in Ecuador. E che soltanto el Mono, come leader militare dell´organizzazione, fosse ancora in Colombia. La Macarena, regione nella quale si trovava l´accampamento bombardato, era storicamente l´area di sua competenza.
Figlio di guerriglieri, nato il 5 febbraio del 1953, el Mono Jojoy era quasi analfabeta ma in oltre trent´anni d´attività (entrò nelle Farc a 22 anni nel 1975) era diventato, grazie al controllo della Sierra de la Macarena, uno degli uomini più importanti della guerriglia. Fu lui nel 2002 a decidere il sequestro di Ingrid Betancourt (e della sua allora segretaria, Clara Rojas) ed a gestirne per anni la prigionia. E fu ancora lui a sbagliare quando la Betancourt e gli altri ostaggi più preziosi vennero liberati in una ingegnosa e molto fortunata operazione di salvataggio. Del suo fortino nella foresta si raccontano innumerovoli leggende. Al Mono – si diceva – piaceva vivere nel lusso circondato da giovani amanti che sottraeva ancora bambine alle famiglie dei contadini in cambio della protezione armata delle piantagioni di foglie di coca. Una di loro, Lorena, raggiunta la maggiore età, riuscì a fuggire, raccontò tutto quello che sapeva ed oggi vive sotto un´altra identità nella capitale colombiana.
Accusato di narcotraffico, sulla testa del Mono, pendeva una taglia di 5 milioni di dollari del Dipartimento di Stato Usa. E ieri, mentre il neo presidente Santos affermava che «il simbolo del terrore in Colombia è caduto», Mike Hammer, portavoce della Casa Bianca, aggiungeva che si tratta «di una vittoria importante per la Colombia» e per la lotta al narcotraffico. Ora il governo di Bogotà punta alla dissoluzione delle Farc e ha lanciato un appello al comandante, Alfonso Cano, affinché scelga di consegnarsi. «Si arrenda – ha detto il ministro della Difesa – , noi gli garantiamo la vita e un trattamento giusto nel rispetto delle nostre leggi». Nel giro degli ultimi tre anni le Farc hanno subìto più rovesci che in tutta la loro più che quarantennale storia. L´uccisione di Reyes, la morte di Marulanda, la liberazione della Betancourt. In ritirata su tutti i fronti hanno sempre più difficoltà a mantenere in vita il loro esercito di guerriglieri. La caduta di Briceño, avvenuta in Colombia e non fuori dai confini come quella di Reyes, ne fotografa bene il declino. Fino a qualche tempo fa era impossibile che un comandante guerrigliero fosse ucciso nella sua tenda semplicemente perché era impossibile sapere dove essa fosse. Oggi, con gli arei spia americani e i satelliti che seguono i movimenti della guerriglia nella foresta, si può. La guerra contro la guerriglia s´è trasformata in una caccia al topo. I satelliti vedono e per le Farc è diventato sempre più complicato conservare il controllo della selva, la coltivazione e il trasporto della coca.
0 comments