Quel 3 luglio ’68 nel suo studio di via Fontana 22, a Milano, il notaio Barassi fa l’appello: Bulgarelli Giacomo (Bologna), Castano Ernesto (Juventus), Corelli Gianni (Mantova), De Sisti Giancarlo (Fiorentina), Losi Giacomo (Roma), Mazzola Alessandro (Inter), Mupo Carlo (Reggina), Rivera Gianni (Milan), Sereni Giorgio (Padova), più l’ex calciatore (Lanerossi Vicenza, Bologna) Sergio Campana. Assente giustificato Eugenio Rizzolini (Parma). Sono 11, come una squadra di calcio, ed è nata l’Aic, il sindacato dei calciatori, subito definito Sindacato Miliardari (come in questi giorni, 42 anni dopo).
Quel 3 luglio ’68 nel suo studio di via Fontana 22, a Milano, il notaio Barassi fa l’appello: Bulgarelli Giacomo (Bologna), Castano Ernesto (Juventus), Corelli Gianni (Mantova), De Sisti Giancarlo (Fiorentina), Losi Giacomo (Roma), Mazzola Alessandro (Inter), Mupo Carlo (Reggina), Rivera Gianni (Milan), Sereni Giorgio (Padova), più l’ex calciatore (Lanerossi Vicenza, Bologna) Sergio Campana. Assente giustificato Eugenio Rizzolini (Parma). Sono 11, come una squadra di calcio, ed è nata l’Aic, il sindacato dei calciatori, subito definito Sindacato Miliardari (come in questi giorni, 42 anni dopo).
Giacomino Losi, detto Core de Roma, aveva anticipato, in un´intervista dell´anno prima, problemi della categoria e identikit del presidente: «Bisogna assicurare un avvenire a tutti, siamo degli sbandati. I miei compagni di squadra appena accenno al sindacato dicono “bella roba” e girano le spalle. Ci vorrebbe uno come Campana, che sa di calcio e di leggi». Di calcio, da attaccante, ha avuto per allenatore Scopigno che gli dava del lei e gli diceva: «Domani stia sulla sinistra e faccia quello che le pare». Ne aveva avuto un altro, Andreoli, che lo rimproverava vedendolo studiare sui testi universitari. «Non va bene, così fai soffrire la muscolatura». E quelli che stanno per ore a giocare a carte? ribatteva Campana. «Loro no, non sono interessate le stesse fasce».
In breve la situazione è questa: un sindacato non lo vuole la maggior parte dei calciatori e nemmeno lo vuole il Palazzo, che detiene tutti i poteri grazie al vincolo. Non accetti il trasferimento? Hai chiuso col calcio. Ogni calciatore è solo a difendere i suoi interessi, i procuratori ancora non esistono. L´unica soluzione è coinvolgere i grossi nomi, che si fanno coinvolgere volentieri. È nel ritiro della Nazionale che i capitani (quasi tutti centrocampisti di gran talento) discutono, si parlano, buttano giù bozze. L´ultima riunione, quasi tra carbonari, prima di andare dal notaio a Milano, è a Bologna, il 17 maggio.
Il calcio italiano è messo così: due anni dopo la fatal Corea vince l´unico Europeo della sua storia e tra due anni arriverà in finale in Messico, dopo l´esaltante 4-3 alla Germania. Il ´68, chiedo a Campana, è una data casuale? «Forse sì ma per me no. C´erano fermenti nel nostro mondo, si cominciava a parlare di diritti, di libertà». Non molti sanno che c´è un precedente e risale al 1945. L´idea è di Felice Borel II detto Farfallino, di Annibale Frossi detto il Dottor sottile e di Bruno Camolese, che gioca in A nel Vicenza, è laureato in Legge (come Frossi) e ha lo studio a Bassano del Grappa, dov´è nato Campana. Nel ´50 questo abbozzo di sindacato si spegne lentamente, non essendo riconosciuto né dai calciatori né dal Palazzo. Ma tra Camolese e Campana si stabilirà un forte rapporto di stima e amicizia, e il sindacato nato nel ´68 avrà più successo.
La prima battaglia vinta è quella contro la grande nemica della categoria, la clausola del 40%. In breve: al calciatore che non gioca almeno 20 partite su 30 in serie A e 24 su 38 in serie B viene automaticamente tagliato il 40% dello stipendio. Non importano i motivi, sia infortunio o cattiva forma o insubordinazione. Curiosamente, molti si fermano, anche se in perfetta salute, a 19 partite in A e 23 in B, perché allenatori conniventi coi presidenti fanno loro risparmiare un bel mucchio di soldi. Nella primavera del ´69, l´Aic ha chiesto da tempo la cancellazione retroattiva della clausola, la Lega ci sta ma a partire dalla stagione successiva. I campioni si espongono in prima persona. Mazzola: «è importante abolirla perché tutti si rendano conto che non siamo più a vent´anni fa». Rivera: «Abbiamo atteso sette mesi, adesso siamo stanchi». E qui esce per la prima volta la parola sciopero, per l´11 maggio, penultima giornata di A. Il 10 maggio la Lega cede e accetta la cancellazione retroattiva. E poi cadrà il vincolo e ci saranno tante altre vittorie.
Oggi è tutto più difficile, i campioni ci mettono la faccia meno volentieri, c´è meno solidarietà per le categorie più basse ed esposte e la fantasia non è andata al potere nemmeno tra i titolisti: Sindacato Miliardari. Che è pure una bella canzone di Paolo Conte, ma non parla di calcio.
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