«C’è la crisi e gli operai protestano? Caricateli»

FINCANTIERI Due feriti dalla polizia a Castellammare di Stabia

FINCANTIERI Due feriti dalla polizia a Castellammare di Stabia

NAPOLI. Alla Fincantieri di Castellammare di Stabia gli ordinativi promessi dal governo non arrivano, l’unica risposta alla domanda di lavoro per ora sono le cariche della polizia. Ieri mattina in duecento si sono presentati davanti la sede della regione Campania per chiedere un incontro urgente con il governatore, Stefano Caldoro; un presidio annunciato fin dal giorno precedente. Incontro rifiutato; «non è stata fatta richiesta ufficiale», la motivazione. Dopo due blocchi stradali i lavoratori si avviano pacificamente verso la prefettura a piazza Municipio: «Eravamo sul marciapiede tranquilli quando è partita una carica violentissima – racconta Andrea Di Martino – io non mi sono accorto di nulla e così ho preso una manganellata alla spalla mentre camminavo sulle scale dell’hotel Excelsior. In due sono finiti all’ospedale Loreto Mare, uno con una lussazione e l’altro pieno di lividi e contusioni al busto». I due caricati sono Vittorio Langella della Fim Cisl e Massimo Brancato della Fiom Cgil, che spiega «ho subito un trauma cranico; alla crisi la regione sa risponde solo sul piano dell’ordine pubblico». Un operaio è stato portato in commissariato per essere identificato. Pare che dalla questura trapeli la notizia ufficiosa che la carica avrebbe mandanti politici; lo scopo, allontanare i manifestanti facendo saltare qualsiasi incontro.
Sono seicento i lavoratori della Fincantieri di Castellammare, più del doppio, invece, quelli impiegati nell’indotto. I primi sono più fortunati: da oltre un anno sono in cassa integrazione e tra poco comincerà quella straordinaria. Ma almeno hanno gli ammortizzatori sociali. A dicembre finirà l’unica commessa che li sta tenendo in vita a ranghi ridotti; il troncone di una nave in costruzione a La Spezia. Dopo, il buio. Le richieste sul tavolo, ieri, erano tre: lo sblocco dei 113 milioni di euro che il governo promette da mesi – senza mai firmare il decreto – per la costruzione di due incrociatori destinati a Capitaneria di porto e Guardia di finanza. Un cavallo di battaglia delle scorse elezioni di marzo, che avevano fruttato i voti a destra sia per la regione che per il comune, con la vittoria dell’ex An Luigi Bobbio che, per ora, incassa solo la disponibilità a utilizzare lavoratori campani in altri stabilimenti del gruppo. L’ex amministrazione Bassolino aveva finanziato lo studio di fattibilità per la costruzione del bacino di carenaggio nei cantieri della cittadina stabiese, unica via per tenerli in vita, Caldoro ha annullato a luglio la delibera e da allora il progetto è caduto in un inquietante silenzio, sottolineato dalle cariche di ieri. Infine, sul tavolo, la richiesta di estendere gli ammortizzatori sociali a settanta aziende dell’indotto, integrando il reddito con la formazione.
«Su Palazzo Farnese, sede del comune – raccontano gli operai – una volta c’era lo striscione ‘Castellammare difende Fincantieri’. Il nuovo sindaco, appena insediato, ci ha invece fatto trovare la polizia ad accogliere il nostro corteo». Il rischio dismissione sembra dietro l’angolo, con le commesse dei privati che finiscono in Germania, Svezia e Corea. Segnali preoccupanti arrivano anche per i cantieri di Palermo e Ancona. «Giudichiamo del tutto ingiustificate, gravi e inaccettabili le cariche di Napoli contro i lavoratori della Fincantieri e i dirigenti dei sindacati metalmeccanici nel corso di una manifestazione unitaria», afferma in una nota il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, che prosegue: «Inspiegabile e irresponsabile il comportamento della regione che, da qualche tempo, rifiuta i necessari momenti di confronto con le organizzazioni sindacali. Tutto ciò, di fronte all’aggravamento della crisi industriale, non fa altro che alimentare la tensione sociale». Il 21 settembre ci sarà un incontro a Roma tra sindacati, rappresentanti degli enti locali e delle regioni; otto ore di sciopero indette invece per il primo ottobre da Fim, Fiom e Uilm, con manifestazione nazionale ancora a Roma. «La regione Campania – sottolinea Giulio Riccio, assessore alle Politiche sociali del comune di Napoli – prima annulla la delibera per il bacino di carenaggio, poi non aderisce all’iniziativa del prossimo 21 settembre. Sembra proprio che il presidente Caldoro voglia tirarsi fuori da una vertenza industriale tanto importante per l’economia campana».

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CONTRATTO METALMECCANICI La Fiom contro Federmeccanica
Sciopera il Piemonte, Umbria al via

Mentre sui giornali si fa a gara a chi nega la realtà delle fabbriche, nelle fabbriche si sciopera. La disdetta del contratto da parte di Federmeccanica – a partire dal 2012, però, perché fino a quella data è valido il contratto nazionale firmato anche dalla Fiom nel 2008, non quello «separato» siglato solo dai sindacati «complici» – ha spinto la Fiom Cgil a proclamate quattro ore di scioperi articolati territorialmente, da qui al 16 ottobre (data della grande manifestazione nazionale indetta dai metalmeccanici Cgil). In Piemonte, ieri, si sono fermati una ventina di stabilimenti – soprattutto nel Canavese – tra cui le Fucine Rostagno di Cuorgné e la Beco di Busano: ma anche la Dayco di Ivrea, la Teksid di Carmagnola e la Graziano di Rivoli. In totale, solo in questa regione, ci sono state 80 fermate in una settimana.
Sul fronte opposto – quello aziendale – le chiacchiere stanno a zero. A Mirafiori ci sarà cassa integrazione dal 13 ottobre al 7 novembre per gli addetti alla linea della Multipla, mentre dal 18 ottobre al 7 novembre toccherà anche a quelli di Musa, Idea e Mito. Il segretario provinciale della Fiom, Federico Bellono, ne trae una conclusione amara: «siamo passati da 15 giorni di cassa integrazione al mese a tre o quattro; mentre continua il silenzio sulle prospettive industriali di Mirafiori, a oggi si conferma solo l’aumento della cassa». Il problema, senza mezzi termini, è «quali modelli» verranno destinati alla produzione in Italia. Invece Marchionne «subordina qualunque discussione all’accettazione del modello Pomigliano». Il 29 toccherà alle fabbriche della provincia di Perugia. Mentre la Fim Cisl non perde occasione di farsi notare: alla Saeco di Gaggio Montano ha protestato contro l’azienda perché aveva concesso l’assemblea alla sola Fiom, mentre uno della Fim andava a staccare le bandiere. Ma non sarebbe toccato ai sorveglianti?

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