L’autore, sopravvissuto al ghetto di Varsavia: “Una scelta anche strategicamente sbagliata”
I falchi al governo mi fanno pensare al vecchio proverbio: “Quando Dio vuol punire qualcuno, gli toglie l’intelligenza”
Il nuovo ruolo della Turchia complica il quadro, ma può anche portare a passi avanti positivi
L’autore, sopravvissuto al ghetto di Varsavia: “Una scelta anche strategicamente sbagliata”
I falchi al governo mi fanno pensare al vecchio proverbio: “Quando Dio vuol punire qualcuno, gli toglie l’intelligenza”
Il nuovo ruolo della Turchia complica il quadro, ma può anche portare a passi avanti positivi
GERUSALEMME – «Che si tratti di un errore militare o di una cattiva interpretazione degli ordini ricevuti, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ed è un massacro». Questo pensa lo scrittore e filosofo francese Marek Halter, che nel 1944, assieme ai genitori, riuscì a fuggire dal ghetto di Varsavia. «Vede, quello che è accaduto al largo di Gaza, mi fa sentire lo stesso sdegno che hanno provato i cattolici di fronte ai preti pedofili. Ma non per questo i cattolici hanno smesso di sentirsi tali. Allo stesso modo io continuerò a sentirmi ebreo, perché so che i soldati che hanno compiuto quell´eccidio sono una minoranza».
Signor Halter, non pensa che sia stato uno scivolone dell´attuale governo di “falchi”, lo stesso che continua a costruire insediamenti in barba all´indignazione dell´intero pianeta?
«Certo, oggi a capo del governo israeliano non c´è Yitzhak Rabin. Ma sono state uccise nove persone, e questo è qualcosa di orrendo. Non solo: è stata anche una mossa strategicamente sbagliata, perché non è in questo modo che si combatte una guerra. Non credo che una tale operazione risulti utile né ai “falchi” né ai coloni. C´è un proverbio yiddish che dice: “Quando Dio vuole punire qualcuno, gli toglie l´intelligenza”. Ora, in politica, l´idiozia costa sempre molto caro, perché quando si è idioti si diventa anche cattivi».
Quali saranno le conseguenze di quanto è accaduto?
«Israele è un paese democratico, perciò sono sicuro che i responsabili di un atto così barbaro saranno portati davanti alla giustizia. E colui che ha dato l´ordine di sparare sui pacifisti pagherà per quella decisione. Non ci dimentichiamo che quando il premier Olmert è stato inquisito per corruzione fu costretto a dimettersi».
E il processo di pace, in tutto questo?
«Il processo di pace israelo-palestinese è un rompicapo all´interno del quale c´è un nuovo protagonista: la Turchia, che una volta rifiutata dall´Europa, s´è voltata verso la regione alla quale appartiene, ovvero il mondo musulmano».
Si riferisce al ruolo di paciere tra l´Iran e il resto del mondo per la vicenda nucleare?
«Sì, ma oggi i turchi hanno una nuova ambizione, quella di intervenire nel lungo conflitto tra israeliani e palestinesi. E il ruolo che intende giocare è quello di sostituirsi all´Iran. Da un lato, è una novità positiva: se l´interlocutore di Hamas diventa Ankara, al posto dell´Iran di Ahmadinejad, è verosimile che si potranno fare passi avanti. Dall´altra, un nuovo protagonista delle dimensioni geo-strategiche della Turchia rischia anche di complicare le cose».
E i morti di due giorni fa, molti dei quali turchi, non miglioreranno la situazione.
«Già, poiché adesso che ci sono dei morti, i turchi si sentiranno autorizzati ad alzare la voce».
Che cosa fare per uscire da questo pantano?
«Per dare un´altra opportunità alla pace, bisognerà ancora una volta, e malgrado tutto, risvegliare l´opinione pubblica internazionale. Contro i “falchi” israeliani ma anche contro l´integralismo di Hamas».
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