Deciso un lifting da 70 milioni. È polemica: “Deve andare in rovina”
Deciso un lifting da 70 milioni. È polemica: “Deve andare in rovina”
BERLINO — Era il più grande complesso di adunate del nazismo, forse anche il più grande del genere mai costruito da una dittatura. Leni Riefenstahl, la bravissima fotografa e regista di corte del Fuehrer, ci girò Il trionfo della volontà il più celebre tra i suoi film di propaganda razzista ariana. Quell’area enorme ospitava i congressi e le grandi cerimonie della Nsdap, delle SS e della Wehrmacht, della Hitlerjugend, con i suoi undici chilometri quadrati alle porte di Norimberga, la città dove l’ideologia della Shoah nacque. Adesso cade in rovina, come la maggior parte dei pochi edifici nazisti sopravvissuti alla guerra. E con una scelta controversa il municipio ha deciso di restaurarlo. Ma non certo per esaltare l’orrore hitleriano, bensì in modo critico, come monito per la Memoria, per non dimenticare l’orrore.
Costerà almeno 70 milioni di euro — non poco in tempi di austerità salvaeuro, anche per la ricca Norimberga e la prospera Baviera — il restauro dell’enorme complesso, con la famigerata (ma allora famosa) “Tribuna Zeppelin” da cui il tiranno e i suoi gerarchi arringavano le folle ariane esaltate, le sue 24 torri da cui sventolavano bandiere con la svastica e pendevano fiaccole accese e aquile naziste, nelle tetre cerimoie di peana alla superiorità ariana che cominciarono là, continuarono a Guernica, con l’attacco alla Polonia, poi con la prima disfatta con la Battaglia d’Inghilterra e con Stalingrado, infine con la Germania ridotta in cenere.
«Duecentomila persone visitano il complesso ogni anno», ha spiegato alla Sueddeutsche Zeitung il sindaco di Norimberga, Ulrich Maly, aggiungendo: «Se lo demolissimo ci attireremmo critiche, ma vogliamo rinnovarlo in nome della Memoria, non per abbellire quel passato».
Non tutti sono d’accordo con lui. Tanto più che parte del megacomplesso nazista fu già demolito negli anni sessanta per far posto a nuove abitazioni. E soprattutto, perché farlo infine saltare tutto in aria con la dinamite o lasciarlo cadere a pezzi — «lo dicono in molti nella mia città», ammette Maly — sarebbe lo schiaffo più giusto al sogno nazista di un Reich millenario, un regime del terrore e dei genocidi che Adolf Hitler, Joseph Goebbels, Heinrich Himmler, Hermann Goering e i loro fantocci (da Mussolini a Szalasi) volevano tenere mille anni alla guida del mondo.
La decisione però è presa. Pian piano, l’enorme lugubre luogo delle adunate del Reich millenario sarà restaurato. Per
ricordare i crimini dei tedeschi di allora ai crimini dei tedeschi di domani, certo. Infatti tutti i graffiti lasciati su muri torri e tribune dell’orrido megatempio pagano delle adunate dai soldati americani, dopo la vittoria alleata, saranno lasciati là e restaurati. Graffiti che inneggiano
alla disfatta del Reich, come quelli incisi dai soldati del maresciallo Zhukov a Berlino all’interno del Reichstag espugnato. Il rischio che neonazi ci vadano in pellegrinaggio c’è, la polizia si tiene pronta. Il film di Leni Riefenstahl, Il trionfo della volontà, in Germania è severamente proibito, se lo proietti vai in carcere. E dei deliri pronunciati dai capi del nazismo là nel megatempio di adunate pagane restano solo ricordi cupi e della loro ridicola vanagloria. Come quando qui, come altrove, Goering disse «nessun aereo nemico volerà mai sui cieli del Reich». La frase fu scritta da piloti britannici sul muso d’un Lancaster, esposto oggi al museo della Royal Air Force.
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