In un video la svolta degli indipendentisti baschi. Per gli analisti il gruppo punta a presentarsi con un nuovo nome alle elezioni del 2011. Sulla scelta pesa la raffica di arresti degli ultimi mesi, che ha colpito in particolare i vertici
In un video la svolta degli indipendentisti baschi. Per gli analisti il gruppo punta a presentarsi con un nuovo nome alle elezioni del 2011. Sulla scelta pesa la raffica di arresti degli ultimi mesi, che ha colpito in particolare i vertici
L´Eta chiede una tregua. Vuole abbandonare la lotta armata che conduce da mezzo secolo. Ha bisogno di trattare una resa, vuole entrare nella legalità, conquistare i suoi spazi politici con sistemi democratici e non violenti. Punta a sciogliersi e a candidarsi, con un nuovo nome e sotto una nuova bandiera, alle prossime elezioni municipali dei Paesi Baschi nel 2011. Con un video trasmesso alla Bbc e al quotidiano in lingua basca Gara, l´organizzazione fondata il 31 luglio del 1959 da un gruppo di studenti e intellettuali nazionalisti di ispirazione marxista-leninista rompe il silenzio degli ultimi due anni e propone un cessate il fuoco «per avviare una soluzione democratica» al processo di indipendenza della regione, «affinché attraverso il dialogo e il negoziato, tutti noi, cittadini baschi, possiamo decidere il nostro avvenire in forma libera e democratica».
Letto da uno dei tre militanti incappucciati, probabilmente una donna, seduti dietro un tavolo e davanti ad un drappo che riporta i colori e i simboli dell´organizzazione (un serpente arrotolato su un´ascia), il documento apre uno scenario del tutto nuovo nel sanguinosissimo scontro tra il governo centrale di Madrid e l´Eta, ritenuta responsabile di 829 morti in 52 anni di attività terroristica. Nonostante la cautela e il comprensibile scetticismo del governo Zapatero, la mossa di “Euskadi Ta Askatasuna” viene esaminata con grande attenzione in queste ore dal ministro degli Interni Alfredo Rubalcaba. L´organizzazione non indica chiaramente se si tratta di una proposta di tregua temporanea o definitiva. Non fissa dei paletti, un percorso del negoziato. Chiede al governo spagnolo, genericamente, «di convenire a delle condizioni democratiche minimali necessarie per avviare il processo democratico». Estende la sua proposta alla comunità internazionale (Parigi e Bruxelles, soprattutto), come garante «di una soluzione duratura, giusta e democratica».
Scettiche le reazioni di tutti i partiti spagnoli. La scia di sangue e il fallimento degli 11 cessate il fuoco proposti dall´organizzazione dal 1981 hanno disilluso anche i più ottimisti. Per il primo ministro José Luis Zapatero (Psoe) «è troppo poco». Il Psoe e Izquierda unida insistono: «Ben venga una tregua, ma l´Eta deve rinunciare definitivamente alla lotta armata».
La nuova iniziativa non giunge del tutto inaspettata. Analisti e osservatori spagnoli ricordano che sin dal marzo scorso c´erano stati precisi segnali di distensione e inviti a cessare le azioni armate. Nel febbraio del 2010, il gruppo della cosiddetta sinistra “abertzale” basca, durante due viaggi in Sudafrica e nell´Irlanda dell´ex Ira, aveva pubblicamente invitato i resti di una struttura falcidiata dagli arresti e senza più un direttivo, ad avviare un negoziato su base democratica. Le difficoltà di Eusko Alkartasuna (Ea), il partito nazionalista basco, e la messa al bando di Batasuna, il braccio politico dell´Eta, escluso dall´arena politica nel 2003, avevano spinto Arnaldo Otegi, Rufi Etxeberria e Rafael Diez Usabiaga, tre esponenti di Batasuna, a promuovere pubblicamente «un negoziato per via politica e pacifica» al problema basco. La valenza politica della nuova proposta dell´Eta è stata sottolineata ancora ieri mattina da altri quattro esponenti della vecchia Batasuna. Si sono presentati in un albergo di San Sébastian e hanno definito l´annuncio «di un valore fondamentale per l´avvio di un processo di pace democratico».
Le valutazioni e le analisi dei quotidiani spagnoli restano caute. Tutti sono convinti che si tratti di una prima offerta. Se ci sarà una tregua, spiegano, sarà per dosi. E´ comunque chiaro che sulla svolta dell´Eta pesa la raffica di arresti degli ultimi mesi. Solo quest´anno sono stati catturati 68 tra dirigenti e militanti, tra i quali il capo, il suo vice e il responsabile militare.
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