ROMA In centinaia a Campo de’ Fiori
«Siamo pronti, è solo una questione di mesi: tra poco anche in Italia nascerà il primo partito politico Rom, come in Spagna, in Ungheria, in Romania o in Macedonia. La strada è spianata». A dare la notizia è il pescarese Nazareno Guarnieri, presidente della Federazione Romanì, una delle associazioni che ieri ha portato a Campo de’ Fiori, a Roma, il popolo rom e sinto italiano, per la seconda volta dopo quella prima grande giornata dell’orgoglio romanì che si svolse nella capitale l’8 giugno 2008.
ROMA In centinaia a Campo de’ Fiori
«Siamo pronti, è solo una questione di mesi: tra poco anche in Italia nascerà il primo partito politico Rom, come in Spagna, in Ungheria, in Romania o in Macedonia. La strada è spianata». A dare la notizia è il pescarese Nazareno Guarnieri, presidente della Federazione Romanì, una delle associazioni che ieri ha portato a Campo de’ Fiori, a Roma, il popolo rom e sinto italiano, per la seconda volta dopo quella prima grande giornata dell’orgoglio romanì che si svolse nella capitale l’8 giugno 2008.
Allora, a caratterizzare quel nutrito corteo fu il folklore, la tradizione, la cultura romanì. Ieri, sotto la statua di Giordano Bruno e a due passi dall’ambasciata di Francia, in lingua rom o italiana, centinaia di persone – molto associazionismo, pochi, invece, gli abitanti dei campi – discutevano soprattutto di politica.
«Siamo qui per fermare le nuove forme di deportazione in Francia, per dire no ai campi nomadi che sono un’orrenda forma di segregazione sociale, per manifestare contro il ministro Maroni e tutte le destre che vogliono scaricare su di noi le frustrazioni sociali e renderci capro espiatorio di tutti i problemi. Ma anche per screditare quelle associazioni che si arrogano indebitamente il diritto di parlare a nome del popolo romanì e che da anni vengono pagate per mantenere le nostre popolazioni in uno stato di arretratezza e assistenzialismo». Il professor Santino Spinelli, docente all’università di Camerino e presidente dell’International Romany Union (Iru), riassume così il senso di questa manifestazione, e l’attacco è diretto ad associazioni come l’Opera Nomadi che hanno invitato esplicitamente a non partecipare. Così come ha fatto anche il delegato ai rapporti con la comunità rom del sindaco capitolino, Najo Adzovic, ex simpatizzante dei Comunisti italiani e dirigente della stessa Federazione romanì, da un mese arruolatosi a spada tratta nelle fila di Gianni Alemanno. Adzovic, che ha dalla sua molti strumenti per convincere la popolazione rom dei campi a non schierarsi contro quella che ha definito «l’amministrazione capitolina maggiormente disposta ad ascoltare le nostre esigenze e problematiche», ieri ha bollato la manifestazione come «ideologica» e «organizzata dai centri sociali».
Bisogna invece dire che se c’era un grande assente, ieri, a fianco dei promotori rom e sinti e delle associazioni, dei partiti e dei sindacati che hanno aderito (Arci, Comunità Capodarco, Rifondazione, Sel e Cgil) era proprio il “popolo” dei centri sociali. «Siamo pochi? Nel nostro paese c’è un rom o sinto ogni 6 mila italiani – spiega Guarnieri – basta fare due conti e si capisce che qui c’è una nutrita rappresentanza del nostro popolo, fatte le proporzioni con molte manifestazioni di carattere politico». Ma sono in molti a non volere che i rom escano dalle case («il 70% dei 160 mila rom italiani vive in appartamenti», secondo Spinelli) o dai campi per far sentire la loro voce. «Uscite, invece, e riprendetevi la parola – è l’invito di Paolo Ferrero, segretario della Federazione della sinistra, il più applaudito tra gli ospiti di Campo de’ Fiori – voi non siete un simbolo del male, ma donne e uomini in carne ed ossa. Il volto peggiore della bestia che attanaglia l’Europa, il razzismo, è quello di Stato, necessario ai governi per recuperare consenso e nascondere la loro incapacità a risolvere la crisi economica. Questa, però, non è una battaglia per i vostri diritti ma per noi tutti, per il nostro futuro».
Difficile per i rom costruire un futuro, se tra loro sono ancora così pochi gli studenti, i laureati, quelli che scelgono di fare politica. «Intanto, però, abbiamo quasi messo a punto un progetto di rivista politica», racconta ancora Guarnieri, attivista politico impegnato da sempre per il riconoscimento anche in Italia della minoranza storico-linguistica dell’etnia romanì. Sarà la loro risposta all’«informazione razzista» denunciata con forza ieri in alcuni striscioni. «Ma soprattutto credo che ormai ci siano le condizioni anche in Italia per la costituzione di un partito Rom aperto a tutti i cittadini italiani che credono nella necessità di una politica interculturale. Né di destra, né di sinistra – continua Gualtieri – perché noi non crediamo più in queste divisioni; di volta in volta andremo nei territori ad allearci con i singoli partiti».
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