«Dichiaro guerra a Superman»

Intervista a Joumana Haddad. La scrittrice libanese sempre al centro di furibonde polemiche: «Serve una rivoluzione nel genere maschile che sia radicale e non violenta. E deve iniziare nel rapporto tra madri e figli»
ADOLESCENTE CINICA E DISINCANTATA, JOUMANA HADDAD RICORDA DI AVER AVUTO IL SUO «BATTESIMO SOVVERSIVO» QUANDO, A DODICI ANNI, SI È IMBATTUTA NELLE OPERE DEL MARCHESE DE SADE.

Intervista a Joumana Haddad. La scrittrice libanese sempre al centro di furibonde polemiche: «Serve una rivoluzione nel genere maschile che sia radicale e non violenta. E deve iniziare nel rapporto tra madri e figli»
ADOLESCENTE CINICA E DISINCANTATA, JOUMANA HADDAD RICORDA DI AVER AVUTO IL SUO «BATTESIMO SOVVERSIVO» QUANDO, A DODICI ANNI, SI È IMBATTUTA NELLE OPERE DEL MARCHESE DE SADE.

Quella ragazzina libanese che leggeva letteratura «dissoluta»è diventata una donna che scrive poesia erotica, dirige una rivista sul corpo e la sessualità, Jasad, e non perde occasione per demistificare i tabù che ronzano intorno alla «trinità sacra e intoccabile» di sesso, religione e potere. Accusata di essere immorale, dissoluta e corruttrice, la responsabile delle pagine culturali del quotidiano libanese An Nahar non teme le scomuniche dei «retrogradi oscurantisti». E dopo Ho ucciso Shahrazad torna a ironizzare su di loro e sulle loro debolezze nel suo ultimo libro, Superman è arabo. Su Dio, il matrimonio, il machismo e altre invenzioni disastrose (Piccola biblioteca Oscar Mondadori, trad. di Denise Silvestri, euro 10.50).
Cosa intende quando scrive che «quella di Superman è una menzogna: disgustosa, pericolosa, velenosa, oltre che suicida»?
«Dopo Ho ucciso Shahrazad, in cui ho affrontato i temi della femminilità araba, ho voluto dedicarmi alla mascolinità araba, che giorno dopo giorno affonda nell’aggressività, un prodotto dell’insicurezza maschile. Questa non è la vera mascolinità ed è arrivato il tempo di “salvarla” e reinventarla. Quella di Superman non è solo una menzogna, ma una vera malattia. Il libro è un urlo in faccia alla specie dei macho, dell’uomo di Neanderthal, la specie del “tu esisti solo nella mia ombra”. Sarebbe bello pensare che questa specie si sia estinta, che le rivoluzioni arabe stiano per farla giungere a termine, ma quella specie è ancora dappertutto».
Lei invoca una rivoluzione maschile «radicale, strutturale, non violenta», che produca e sia prodotta da un nuovo tipo di uomo, capace di riconoscere in modo liberatorio e catartico le proprie debolezze. Da dove cominciare per trasformare i Superman in «uomini veri» con le loro insicurezze?
«A casa, con l’educazione dei nostri figli. A volte, anche la madre partecipa alla continuazione della specie dei Superman. Le donne devono liberarsi della tendenza a sottostimarsi, a considerarsi meno forti e capaci degli uomini, e a veicolare questa inferiorità ai loro figli. Ci sono tante donne che scelgono maschi “alfa” invece di uomini decenti; che educano i loro bambini a essere dei superuomini e le loro bambine a essere docili; che restano in silenzio quando non dovrebbero, o predicano ad altre l’obbedienza e la sottomissione. Anche loro devono guarire da questo masochismo sociale e intellettuale»
Con il Christopher Hitchens di «Dio non è grande» lei condivide una profonda avversione per le religioni monoteiste, a cui imputa il rafforzamento dei modelli patriarcali. Perché?
«Le tre religioni monoteiste promuovono e rinforzano i modelli patriarcali, l’umiliazione delle donne, la loro sottomissione. Tutte e tre sono oppressive e misogine, ognuna a modo suo, oltre a essere razziste, sessiste, omofobiche, sanguinarie e ostili verso la libertà e i diritti umani. L’ho scritto e lo ripeto: sono istituzioni create dai maschi e dal potere, che puntano a controllare le persone e la loro vita, sfruttando perfino le guerre e il terrorismo»
Per lei, la laicità una condizione necessaria ma non sufficiente per l’uguaglianza di genere. Anche per questo, considera il femminismo islamico un «ossimoro deprimente»…
«È inutile cercare il cambiamento all’interno di quello che definisco come il “frutto marcito”. Non c’è incontro possibile tra gli insegnamenti monoteisti attuali e la dignità e i diritti delle donne. Il femminismo è laico, punto. Mentre i diritti umani sono universali, non un monopolio dell’Occidente. La laicità non è l’unica garanzia di un’uguaglianza fra i generi. Ma è un primo passo fondamentale per ottenerla».
Nel libro si chiede se la cosiddetta «primavera araba rappresenti davvero una primavera anche per le donne.
«Sono in ansia anche perché so che l’Islam serve la causa della destra estremista in Occidente, producendo radicalismo su entrambi i fronti. Bisogna sbarazzarsi degli strumenti patriarcali e dei sistemi che, fingendo di proteggere le donne, usano questa “protezione” per giustificare la loro oppressione».
Non crede che la «primavera araba» sia comunque riuscita a scalfire quei muri da martellare di cui lei scriveva in «Ho ucciso Shahrazad»?
«Quei muri sono caduti solo in apparenza. E noi siamo ancora a un inizio deludente e pieno di difetti. Spodestare un dittatore è solo il primo passo verso un vero cambiamento. Nel mondo arabo, la transizione dall’autocrazia alla democrazia e dall’autoritarismo al pluralismo deve passare per la fase di un governo islamico. Nel libro lo chiamo un “purgatorio” necessario. Ma la strada è ancora molto lunga»

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