Il film di Schoeller sulla crisi della democrazia

Il ministro onesto odiato dalla politica e dall’antipolitica

Il ministro onesto odiato dalla politica e dall’antipolitica

«L’Exercice de l’Etat», pluripremiato film franco-belga, prodotto dai fratelli Dardenne, arriva in Italia col titolo di Il ministro e due anni di ritardo, ma è di assoluta attualità, forse addirittura più nel nostro Paese che in patria. È la storia personale e politica di un ministro dei trasporti di un governo conservatore, Bertrand Saint-Jean, ben deciso a difendere l’interesse dei cittadini e quindi a opporsi alla liberalizzazione delle stazioni ferroviarie. La solita svendita ai privati di beni comuni fatta passare per operazione “moderna” ed “efficiente” da una politica ormai asservita agli interessi delle lobbies economiche. Saint-Jean non è un né un eroe né un intransigente moralista, piuttosto un politico pragmatico e moderato, soltanto dotato di una onorevole dose di coerenza e onestà. Ma è comunque troppo per un sistema che non tollera intralci agli affari. L’opposizione del ministro al piano di liberalizzazioni lo isola progressivamente, non soltanto dai colleghi di governo,
ma anche al cospetto di un’opinione pubblica non così difficile da manipolare. «Quattromila contatti e non un amico con cui parlare», dice dopo aver compulsato con frenesia tutti i messaggi dell’i-phone, mentre la sua auto corre a tutta velocità su una strada pericolosa.
Stretto all’angolo, il ministro si rende conto che non troverà nessun alleato per la sua difesa dell’interesse comune. Non soltanto nell’ambiente della politica, che non è una sorpresa, ma neppure fra i cittadini, ormai in preda agli astratti furori di un’antipolitica per cui «tanto sono tutti uguali». Ed è abbastanza intelligente per capire le ragioni sociali di tanto rancore.
Quando l’economia reggeva, la politica e le istituzioni potevano ancora godere di un discreto grado di rispetto da parte del popolo. Ma con milioni di disoccupati e il terrore di diventare sempre più poveri, è fatale che prevalga l’odio indistinto verso la casta, la sfiducia totale contro l’esercizio dello Stato. Con il paradossale risultato di rendere possibile soltanto un cinico esercizio del potere.
È un film bello e avvincente, ricco di colpi di scena da non raccontare, condotto sul filo di una spietata analisi dello stato delle cose. Un film sul cinismo della politica che sarebbe stato impossibile girare in Italia, dove avrebbero prevalso le tinte grottesche, le trasfigurazioni mostruose e il moralismo immorale sempre di moda. Proprio la normalità e perfino la buona fede iniziale del protagonista, interpretato da un magnifico Olivier Gourmet, rendono invece il ritratto di potere del regista Pierre Schoeller efficace e profondo. Non è la parabola di un colpevole e nemmeno quella di un coraggioso ribelle senza macchia e senza paura, ma dimostrazione di come un sistema malato possa travolgere e annientare anche gli individui dotati delle migliori intenzioni.
La miglior qualità di Il ministro è di essere uno dei rarissimi film sulla politica a non cedere mai, per un solo minuto, alla voglia di semplificare di un pubblico ingannato dalle facili equazioni dei demagoghi. Il regista racconta i meccanismi reali del potere senza sottomettersi alla puerile tendenza in atto anche nel cinema di livello, penso per esempio a Michael Moore, di ridurre la crisi della democrazia a un banale duello western fra i buoni e i cattivi.
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IL MINISTRO
Regia di Pierre Schoeller con O.Gourmet, M. Blanc

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