Un esperimento, in onda su Rai Tre che prova a portare sul piccolo schermo la lettura poetica. Sette autori, da Cucchi a Magrelli, da Pierini a Calabrò, leggono i loro brani come fossero cantanti in un videoclip. Una buona idea e in quanto tale, in onda dopo mezzanotte ">

Incredibile, la poesia in televisione

 

Un esperimento, in onda su Rai Tre che prova a portare sul piccolo schermo la lettura poetica. Sette autori, da Cucchi a Magrelli, da Pierini a Calabrò, leggono i loro brani come fossero cantanti in un videoclip. Una buona idea e in quanto tale, in onda dopo mezzanotte

 

Un esperimento, in onda su Rai Tre che prova a portare sul piccolo schermo la lettura poetica. Sette autori, da Cucchi a Magrelli, da Pierini a Calabrò, leggono i loro brani come fossero cantanti in un videoclip. Una buona idea e in quanto tale, in onda dopo mezzanotte

Si può portare la poesia in tv, usando con creatività il mezzo televisivo, rispettando i poeti e la poesia? Dalla voglia di provare a dare una risposta positiva a questa domanda nasce PoetryClip. Programma in due puntate in onda su Raitre l’11 e 18 aprile prossimi alle 01,05. Poesia da vedere o, se preferite, brevi film per le orecchie da ascoltare anche con gli occhi. Per sperimentare una via innovativa gli autori del programma, Vanni Pierini e Sandro Vanadia, che firma anche la regia, hanno scelto di realizzare dei veri e propri videoclip coinvolgendo nell’operazione alcuni tra i più noti e interessanti poeti italiani: Silvia Bre, Corrado Calabrò, Maurizio Cucchi, Valerio Magrelli, Vanni Pierini, Valentino Zeichen.

“Give Poetry a Chance” verrebbe da dire parafrasando John Lennon. Anche se qui i poeti “cantano” le proprie poesie senza accompagnamento musicale, senza alterarne il codice espressivo fidando esclusivamente nel ritmo e nel potere della parola. Tutto ciò di cui la poesia ha bisogno.

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A fare la differenza sono la regia e la sceneggiatura: le immagini a volte seguono il testo, altre volte fanno da contrappunto alla lettura con caleidoscopico effetto moltiplicatore sui nessi e le metafore. Valerio Magrelli, sospeso nel vuoto sulla piattaforma di un cantiere edile evoca vertigini da “Tempi moderni”. Il suo “Coro della legalità” affronta il nodo fondamentale di ogni democrazia: «Legalità è legittima se lega il forte e tutela il debole. E’ il nodo che scioglie l’umano legandone i legami. Non c’è legalità fuori da quel legame dove si restringe per meglio liberare».

Seduto al volante nel traffico cittadino, Corrado Calabrò, interpreta “Chiamata non risposta” interrotto ossessivamente prima da una suoneria poi da un’orchestra di cellulari in uno sconsolato video gioco a sfondo sentimentale.

Ritratto in un interno neorealistico in bianco e nero Valentino Zeichen con la sua “Apocalisse per l’acqua” mette in guardia i pochi ottimisti rimasti: «Non coltivate eccessive illusioni che la decadenza dell’Occidente trovi la sua controtendenza in un originale capovolgimento, che i piedi gommati prendano il posto dovuto alla testa e inventino nuovi passi danzanti».

E del resto i tempi sono quelli che sono: «Siamo spiacenti di annunciare al mondo che lo spirito è sceso molto in fondo nella scala dei sogni e dei bisogni», recita Vanni Pierini, nei panni di un laconico mezzo busto televisivo, mentre grazie all’effetto “morphing” dell’animazione il suo volto muta d’aspetto e le parole fuoriescono da labbra sempre diverse.

Ognuno di noi contiene dentro di sé una moltitudine, diceva Walt Whitman. E sebbene gli autori di “PoetryClip” non si aspettino che basti associare immagini a testi “recitati” per coinvolgere un pubblico «paragonabile a quello della musica» è certo che di questa moltitudine fa parte anche il poeta che è in noi. Le folle che animavano il festival di Castel Porziano sono ormai un ricordo lontano, ma l’amore per la poesia è sempre vivo. «La poesia è un gioco da tavolo, come gli scacchi, stessa difficoltà, stesse regole matematiche», precisa Valerio Magrelli, «Ma non è un gioco elitario. E’ solo questione di educazione e abitudine. In Russia gli scacchisti sono milioni».

Ottima idea dunque quella di colmare un vuoto – meglio la voragine – che connota a questo riguardo la programmazione televisiva, per divulgare e far circolare in forme inedite e non accademiche il messaggio formale, culturale e civile della poesia contemporanea. Peccato che, come sempre, quando si tratta di “cultura”, le buone idee siano relegate in un orario così penalizzante.

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