L’assalto al cielo del «matto» Antonelli

Si è tornati a parlare, all’inizio di quest’anno, dell’architetto Alessandro Antonelli, nato a Ghemme in provincia di Novara nel 1798 e noto soprattutto per aver progettato due edifici: la cupola di San Gaudenzio a Novara e la Mole a Torino, interamente in muratura, in un’epoca in cui la nuova tecnica del cemento armato permetteva di raggiungere altezze precedentemente impensabili.

Si è tornati a parlare, all’inizio di quest’anno, dell’architetto Alessandro Antonelli, nato a Ghemme in provincia di Novara nel 1798 e noto soprattutto per aver progettato due edifici: la cupola di San Gaudenzio a Novara e la Mole a Torino, interamente in muratura, in un’epoca in cui la nuova tecnica del cemento armato permetteva di raggiungere altezze precedentemente impensabili. Fu un grande architetto? Vittorio Gregotti, novarese come lui, dice di sì e io non mi permetto di dubitarne. Qualcuno però ne dubitava già nell’Ottocento, come raccontò lo scrittore e architetto Camillo Boito. In una riunione conviviale tenutasi a Firenze nel 1863, a cui partecipava anche Antonelli, ci fu chi chiese con voce allegra: «Chi è quel matto, che sta facendo la cupola di San Gaudenzio in Novara?» Apriti cielo. L’interessato si alzò in piedi ieratico e sprezzante; e nel silenzio che si era creato fece cadere dall’alto la sua risposta: «Quel matto sono io». Si sa che Antonelli era massone; e si dubita, secondo me a ragione, che abbia innalzato le sue cupole-guglie non tanto a un santo cristiano legato ai fatti della terra e dell’agricoltura come San Gaudenzio, e nemmeno al Dio degli Ebrei (la Mole di Torino in origine doveva essere una sinagoga), ma al suo più grande collega Architetto dell’Universo. Ai suoi funerali, nel 1888 a Torino, pare fosse presente un suo ammiratore tedesco, in Italia per problemi di salute: Friedrich Nietzsche.

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