«La battaglia per ritrovare i nipoti scomparsi è ancora lunga»

Uruguay/ MACARENA GELMAN, SOPRAVVISSUTA AL PIANO DI STERMINIO DEL CONDOR

Uruguay/ MACARENA GELMAN, SOPRAVVISSUTA AL PIANO DI STERMINIO DEL CONDOR
Proteste dopo la decisione di rimuovere una giudice impegnata contro l’impunità «La rimozione della giudice Mota costituisce un grave passo indietro nella battaglia contro l’impunità», dice al manifesto la giovane uruguayana Macarena Gelman. Figlia di due militanti argentini uccisi durante la dittatura militare (1973-’85), Macarena è stata ritrovata in Uruguay grazie all’istancabile ricerca del nonno, il grande poeta argentino Juan Gelman. Una vittima del Piano Condor, il patto criminale tra le dittature sudamericane degli anni ’70-80 per far sparire gli oppositori senza limiti di frontiere. In questi giorni è in Italia per un ciclo di conferenze organizzate dall’associazione 24 marzo. Con lei, anche un altro nipote «recuperato» dalle Nonne di Plaza de Mayo in Argentina, Manuel Goncalves Granada, alla cui storia si ispira la sceneggiatura Buscando a Manuel (Fabio Bianchini, Renato Bonanni, Giancarlo Brancale, Jorge Ithurburu, edita da 24 marzo onlus, di cui si parlerà a Roma – Lelio Basso, ore 17,30 – il 1 marzo).
Pur momentaneamente lontana dal paese in cui, per 23 anni ha vissuto ignara del suo passato, Macarena si è unita al coro di proteste delle associazioni per i diritti umani in Uruguay, preoccupate dalla decisione della Corte suprema di destinare al civile la giudice Mariana Mota: «La giudice – spiega Macarena – era titolare di oltre 50 casi di omicidi scomparse e torture compiute durante la dittatura militare: circa il 40% di tutti quelli in corso». Per protesta, qualche centinaio di manifestanti si è scontrato con la polizia a Montevideo, davanti alla sede della Corte suprema, denunciando «il mini-golpe». Tra questi, lo scrittore Eduardo Galeano e il cantante Daniel Viglietti. L’Instituto Nacional de Derechos Humanos, organismo che dipende dall’Assemblea, ha chiesto alla Corte suprema di fornire spiegazioni in Parlamento, ma ne ha ricevuto un rifiuto.
La battaglia contro l’impunità dei militari oppressori in Uruguay è ancora materia di scontro, anche dopo l’arrivo al governo del Frente amplio, composto da molti ex-guerriglieri Tupamaros che, come lo stesso presidente José Mujica, hanno pagato con il carcere la loro opposizione alla dittatura (1973-’84). Per molti, anche nel governo di centrosinistra, è tempo di consegnare soprattutto al bilancio storico e non giudiziario, le conseguenze di quello scontro del pieno Novecento, che ha provocato 233 desaparecidos in Uruguay. Nel 2011, a seguito di una sentenza della Corte interamericana per i diritti umani, lo stato uruguayano, per voce di Mujica ha riconosciuto la responsabilità delle istituzioni nella desaparecion di Maria Claudia Garcia, nuora del poeta argentino Juan Gelman. A Macarena ha riconosciuto un risarcimento e la possibilità di cambiare il cognome. «Mia madre – racconta ora Macarena – è stata sequestrata a Buenos Aires nel ’76. Era incinta di otto mesi e mezzo. Venne portata clandestinamente in Uruguay dove partorì me. Aveva 19 anni. Mio padre, militante della gioventù studentesca argentina, venne ucciso poco dopo il sequestro. Io fui abbandonata davanti alla casa in cui ho vissuto senza sapere nulla fino a 23 anni. I resti di mia madre non sono mai stati ritrovati».
Dal Messico, dove si era rifugiato per fuggire alla dittatura argentina, Juan Gelman non ha mai smesso di cercare la nipote e ha sempre rifiutato il risarcimento economico. Macarena, cresciuta con un poliziotto uruguayano e sua moglie, è stata ritrovata nel 2002 grazie alle indagini degli antropologi forensi argentini. «La riparazione – dice ora – non è solo economica, ma anche simbolica. Seguo i processi in corso in Argentina, due riguardano l’omicidio di mio padre, l’altro il piano sistematico per appropriarsi dei bambini da parte dei militari. Comincerà il 5 marzo».

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