È in libreria un piccolo saggio, editorialmente dimesso, di neanche 100 pagine, che in taluni passaggi appare però come un dossier, ricco di informazioni riservate e di acute deduzioni, sulle vicende ultime del Partito per antonomasia e dei suoi epigoni, dai più effimeri come il Pds fino al Pd, in fase si spera di consolidamento.
È in libreria un piccolo saggio, editorialmente dimesso, di neanche 100 pagine, che in taluni passaggi appare però come un dossier, ricco di informazioni riservate e di acute deduzioni, sulle vicende ultime del Partito per antonomasia e dei suoi epigoni, dai più effimeri come il Pds fino al Pd, in fase si spera di consolidamento. L’autore è un nome di rilievo delle “istorie che qui andiamo narrando”, Emanuele Macaluso, che, con l’aiuto di Peppino Caldarola, un tempo direttore de l’Unità, ha messo assieme questa specie di verbale ragionato dell’ultima stagione berlingueriana (con anche il sequel temporale – della segreteria e della defenestrazione di Alessandro Natta, non scevra di qualche perfidia –) che approda ai giorni nostri, con la disfida di Matteo Renzi.
Il titolo è volutamente disinvolto, Politicamente S/corretto. La sinistra dalla Bolognina ad oggi nel racconto controcorrente di un protagonista (Dino Audino Editore). Ci si può chiedere se sia materia che ancora oggi interessa i viandanti della corrente stagione politica e se azzardo una risposta positiva, questa deriva da due recenti sorprese: la prima è la inaspettata partecipazione di massa alle primarie in risposta all’appello di Matteo Renzi; la seconda è il precipitoso cambio di scenario, intervenuto dal giorno della soddisfatta presa d’atto di Pierluigi Bersani, che si era sentito già incoronato capo del partito e della coalizione grazie allo stop imposto al sindaco di Firenze, e solo qualche giorno dopo si era ritrovato con tutte le carte sparigliate dalla proclamazione brussellese di Monti, portato sugli scudi dai leader europei. E così ancora una volta in gioco è la natura incerta del partito, come anche la formazione di un gruppo dirigente che non si sente riconosciuto e consolidato da una base ognor tentata da un amor di fuga che può manifestarsi di sorpresa da un momento all’altro. Per questo il vasto collage di gossip messo assieme da Macaluso, attorno ad un forte tema politico, si presenta come una lettura attuale ed avvincente, almeno per chi si appassiona ancora al ricorrente tema: perché dopo la Bolognina non si è sviluppata la crisalide di un partito nuovo, che unisse la sinistra e rappresentasse come in tutte le democrazie europee una grande formazione socialista, contrapposta ai moderati e ai cattolici? Perché l’incancrenirsi di una scissione che risale al 1921 e non ha oggi più alcuna ragione di essere, se non nel riprodursi di odii e rancori, personali, distruttivi, destinati ad un perpetuo ritorno?
Per far capire la pregnanza in molti casi inedita dello scenario ricostruito ne riporto un passaggio dell’84, che riguarda la lotta lacerante per la modifica della scala mobile. Berlinguer era sicuro di bloccare il decreto di Craxi. “Nel corso dello scontro ad un certo punto Napolitano che era capogruppo del Pci e Formica, capogruppo del Psi, stilarono un testo che cambiava il decreto e che dava una risposta alle questioni poste dalla Cgil, senza però smentire l’esigenza dell’intervento legislativo. Ebbene questo testo e questo accordo furono duramente respinti da Berlinguer…. Napolitano aveva in tasca la lettera di dimissioni da capogruppo perché era chiaro che il segretario l’aveva delegittimato…. Lo scontro fra il Pci e il governo e fra il Pci e il Psi era aperto e forse inevitabile. Ci fu infatti il referendum sulla scala mobile. L’aveva chiesto Berlinguer prima di morire…. Sul referendum non c’era unanimità fra noi. Anche Alessandro Natta, che aveva preso il posto di Berlinguer ebbe qualche dubbio. Comunque con la nostra sconfitta nel referendum successe che quel tipo di governabilità fondata sul “si può fare a meno del Pci”, sia nel confronto parlamentare sia di fronte ai cittadini si mostrò vincente. Io penso che è lì che si apre, diciamo così, una crisi strategica del Pci”. Le cui tappe Emanuele Macaluso racconta nelle pagine che seguiranno con l’abilità dei grandi narratori di fanta-politica. Solo che qui è tutto vero.
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