L’AVANA. È un sogno che si avvera per Zucchero Fornaciari, ma anche un evento speciale per Cuba il concertone che sabato sera il musicista italiano ha tenuto a L’Avana davanti a 40mila persone.
L’AVANA. È un sogno che si avvera per Zucchero Fornaciari, ma anche un evento speciale per Cuba il concertone che sabato sera il musicista italiano ha tenuto a L’Avana davanti a 40mila persone. Tre ore di musica, grazie anche all’autorizzazione, per la prima volta a Cuba, di poter utilizzare audio, luci, video, scenografie arrivate dall’Italia, otto container zeppi di materiale giunti a Cuba dopo 40 giorni di navigazione. Insieme all’attrezzeria Zucchero ha portato sull’isola la sua miscela di blues, rock, soul lasciandola contaminare dai suoni e dai musicisti cubani, gli stessi con cui ha realizzato il suo nuovo disco, La Sesión Cubana, registrato all’Avana: dalla trascinante Nena, il brano che apre l’album, ai classici del suo repertorio contaminati dai suoni dell’isola come Baila, Così celeste, L’urlo,
fino alla versione italiana di Guantanamera.
Una “festa della musica” (che sarà trasmessa su Rai2 l’8 gennaio) preceduta da sei mesi di preparazione, e dalla speranza nata 22 anni fa, all’indomani della celebre esibizione al Cremlino, l’8 dicembre del 1990. «Ho aspettato tanto tempo ma forse è stato meglio così», dice Zucchero esausto al termine del concerto. «L’organizzazione è andata avanti tra mille difficoltà ma il risultato è stato un concerto come lo avrei fatto in Italia o in Europa. A 57 anni posso anche permettermi di rischiare, ma per noi che l’abbiamo vissuta è stata una missione impossibile». A cominciare dal reperimento del luogo del concerto poi trovato nell’Instituto de Arte. «Ma la vera sorpresa è stato il pubblico- continua il musicista di Roncocesi -Non c’erano manifesti per le strade dell’Avana, il concerto era stato annunciato alle radio e tv locali, ma è stato il passaparola a portare il pubblico superando ogni aspettativa». I cubani hanno ballato sulle note di Overdose, Con le mani e Diavolo in me ma che ha anche apprezzato l’Ave Maria no morro, una canzone popolare portoghese che ha voluto dedicare ai familiari delle vittime dell’uragano a Santiago. Così come tra i pezzi più applauditi è stato il Miserere introdotto dal pianista Frank Férnandez. Dopo di lui altri si sono uniti in inediti duetti in spagnolo: con Buena Fé, che aveva aperto la serata, con Laritza Baccallao, con Equis X Alfonso, per chiudere con David Bianco.
Durante la serata Zucchero ha voluto rendere omaggio anche a John Lennon nell’anniversario della sua scomparsa dedicandogli Spicinfrin boy, ma è stata soprattutto la gente e il popolo di Cuba il destinatario di questo concerto. Per questo il bluesman non intende replicare a chi dall’Italia lo ha criticato per aver suonato a Cuba senza pensare ai “dissidenti”: «Sono cose gratuite per alzare il polverone. Erano 22 anni che aspettavo questa serata e l’ho voluta dedicare al popolo cubano, per la sua storia, la cultura e la musica di questa isola. Per questo dal palco ho citato il Che: “Dobbiamo rafforzarci senza mai perdere la tenerezza”». E per il futuro c’è un altro sogno: un disco e un concerto con Ennio Morricone.
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