W come Wifi

Alfabeto brasileiro

La modernizzazione accelerata e per molti versi forzata di questo immenso Paese multietnico, cominciò fra le due guerre mondiali, con Getulio Vargas, qui più volte evocato: un esponente, si potrebbe azzardare con Gramsci, di un «cesarismo progressivo», che, dopo la fine del Secondo conflitto, finì per allearsi con i comunisti, a cui era unito precisamente dall’istanza modernizzatrice, «sviluppista» e industrialista.

Alfabeto brasileiro

La modernizzazione accelerata e per molti versi forzata di questo immenso Paese multietnico, cominciò fra le due guerre mondiali, con Getulio Vargas, qui più volte evocato: un esponente, si potrebbe azzardare con Gramsci, di un «cesarismo progressivo», che, dopo la fine del Secondo conflitto, finì per allearsi con i comunisti, a cui era unito precisamente dall’istanza modernizzatrice, «sviluppista» e industrialista. Ma il Brasile rimase ampiamente nei decenni seguenti un Paese rurale, sia pure con zone di forte sviluppo, a cominciare dallo Stato paulista, tuttora di gran lunga il più ricco e industrializzato, nel quale le infrastrutture sono più moderne, l’edilizia più vicina ai nostri standard, l’istruzione e l’università raggiungono livelli non toccati dagli altri Stati della Federazione. Negli ultimi decenni, e specialmente dalla presidenza Lula, è stato rilanciato il processo di sviluppo, crescita e ammodernamento infrastrutturale, sebbene in ritardo su certi settori pure strategici, come i trasporti, la sanità (qui il nostro vituperato sistema sanitario nazionale mostra i suoi meriti) e le stesse strutture ricettive, il che suscita qualche pesante interrogativo sui «grandi eventi» programmati per i prossimi anni: Campionati del mondo di calcio (2014) e Olimpiadi (2016). I brasiliani, nella maggioranza, spinti dai loro governanti e dalla gran parte dei media, hanno salutato come un riconoscimento internazionale del nuovo ruolo esercitato dal loro Paese sulla scena; ma non mancano le voci critiche, preoccupate dei ritardi e delle carenze strutturali.
Eppure in tanti ambiti il Brasile appare avanti a noi, a cominciare, sembrerà una sciocchezza a taluno (ma sbaglierebbe) nella rete senza fili, la wireless, il benedetto wifi. Che si trova dappertutto, in ogni ristorante, caffè, libreria; e se chiedete la senha (quella che noi malati di anglofilia chiamiamo password), di regola vi viene concessa, a titolo gratuito, mentre negli hotel non sempre è gratis. Per cui se avete un telefono con possibilità di navigazione in Rete, una «tavoletta» o quant’altro, potete accomodarvi e mentre sorseggiate la vostra cerveja o il vostro caffè, vi collegate al mondo infinito della virtualità.
E se affittate un appartamento, il wifi è compreso nel prezzo: in realtà ogni edificio è dotato di router, di solito uno per piano, o pianerottolo, a seconda della dimensione degli spazi, e dunque trovate la connessione bell’e pronta. E potete fare a meno del telefono fisso, come ormai gran parte dei brasiliani delle città, usando Skype o analoghi sistemi per chiamare a costo zero.
Il wifi non è certo l’unico segnale della modernità: nei supermercati, nei grandi magazzini, nelle librerie, e così via, il prezzo dei prodotti ve lo dice, in modo chiaro, lo strumento inchiodato a una parete: passate il codice a barre, ed ecco le cifre disegnarsi sullo schermo. Dovunque pubblicità ricordano che «il futuro è net», è nella Rete e nell’elettronica avanzata. Non solo la produzione industriale, la distribuzione commerciale, se ne ricordano, ma anche la cultura, l’informazione, la scuola e l’università. Talora a rischio di perdere di vista i loro contenuti.

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