Poliziotti a giudizio per l’omicidio Ferulli. E l’allarme sicurezza?

MILANO. Sociologi ed editorialisti «milanofobici» si sono recentemente esercitati sull’allarme criminalità  a Milano, un evergreen che però fa sempre a pugni con le statistiche, quindi con la realtà  – ma la realtà  non conta, dicono, perché in questi casi conta la «percezione della sicurezza», con tutto il corollario di luoghi comuni che ne consegue: il traffico incarognito, i rapporti umani rancorosi, il consumo di cocaina … (come se certe percezioni non dipendessero anche dal tono delle notizie).

MILANO. Sociologi ed editorialisti «milanofobici» si sono recentemente esercitati sull’allarme criminalità  a Milano, un evergreen che però fa sempre a pugni con le statistiche, quindi con la realtà  – ma la realtà  non conta, dicono, perché in questi casi conta la «percezione della sicurezza», con tutto il corollario di luoghi comuni che ne consegue: il traffico incarognito, i rapporti umani rancorosi, il consumo di cocaina … (come se certe percezioni non dipendessero anche dal tono delle notizie). L’incarognimento può essere vero, peccato però – meno male – che Milano continua ad essere una delle città più sicure al mondo relativamente al tasso di omicidi.
Nel 2011, per esempio, 11 casi (- 21% rispetto all’anno precedente). E il questore Marangoni ha precisato, per citare l’esempio di una città ritenuta virtuosa, che ci sono più omicidi a Monaco di Baviera che nel capoluogo lombardo. Quindi – con buona pace della destra priva di argomenti, e del sindaco Pisapia che pur conoscendo la realtà si trova costretto a rispolverare il tema della «sicurezza come priorità» – Milano non è Ciudad Juarez, e nemmeno Roma o Napoli, nonostante l’assassinio di Carolina Payano e Massimiliano Spelta, uccisi la scorsa settimana a colpi di pistola.
Tutto ciò forse ha qualcosa a che vedere con il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale per quei quattro poliziotti che il 30 giugno 2011 durante un fermo picchiarono a morte Michele Ferulli? Sì, e no. Sì, perché sempre di omicidio si tratta, anche se queste notizie non diventano occasione per discettare di allarme sicurezza. E no, perché da qualunque tipo di «forza dell’ordine» ci si aspetterebbe un atteggiamento non violento nei confronti dei cittadini indifesi, come lo era Michele Ferulli, quando «già immobilizzato a terra – sono le parole del gup Alfonsa Ferraro – riferiva di sentirsi male e lo colpivano ripetutamente anche con l’uso di corpi contundenti». Il giudice ha addirittura riqualificato l’ipotesi di reato da cooperazione in omicidio colposo ad omicidio preterintenzionale. Ci sarebbe di che riflettere.
Il processo ai poliziotti Francesco Ercoli, Michele Lucchetti, Roberto Piva e Sebastiano Cannizzo inizierà il 4 dicembre. La figlia di Michele Ferulli, che da subito aveva cercato di ristabilire la verità sulla morte del padre, peraltro documentata da un video, si dice soddisfatta: «Nella sfortuna abbiamo avuto la fortuna di trovare chi ha fatto indagini veloci, pulite e senza voler nascondere nulla a nessuno». Per Luigi Manconi, presidente dell’associazione A Buon Diritto, la notizia è «estremamente» importante. «Più volte – spiega – abbiamo denunciato la scarsa corrispondenza tra un atto di fermo che avviene con modalità evidentemente abnormi, tali da non escludere conseguenze mortali, e un titolo di reato palesemente inadeguato. La verità è che, anche di recente, tra Milano e Roma, si sono verificati numerosi casi di omicidio preterintenzionale nel corso di fermi». Anche l’Associazione Federico Aldrovandi – che ha suggerito alla famiglia Ferulli di farsi rappresentare dall’avvocato Fabio Anselmo, già legale delle famiglie Cucchi, Uva e Aldrovandi – esprime soddifazione per il rinvio a giudizio dei poliziotti: «A Milano c’è giustizia».
E c’è anche un altro processo destinato a restare ai margini dell’allarme sicurezza, verrà celebrato il 9 ottobre. Sul banco degli imputati, il vigile Alessandro Amigoni che lo scorso febbraio, al parco Lambro, uccise con un colpo di pistola alle spalle (sparato da pochi centimetri) il 28enne cileno Marcelo Valentino Gomez. Un omicidio che rientrerà nelle statistiche del 2012. Aspettiamo tre mesi prima di parlare di escalation omicida, ritorno dei soldati e utilizzo dei vigili in operazioni contro la criminalità.

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