Vittorio Arrigoni
Due militanti salafiti sono stati ritenuti colpevoli dell’omicidio dell’attivista italiano ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011. Altri due membri della cellula salafita dovranno scontare 10 e un anno di carcere. La famiglia di Arrigoni si era detta contraria alla pena di morte
Vittorio Arrigoni
Due militanti salafiti sono stati ritenuti colpevoli dell’omicidio dell’attivista italiano ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011. Altri due membri della cellula salafita dovranno scontare 10 e un anno di carcere. La famiglia di Arrigoni si era detta contraria alla pena di morte
GAZA – Sono stati condannati oggi all’ergastolo due degli imputati, entrambi militanti salafiti, accusati d’aver ucciso nell’aprile 2011 l’attivista italiano Vittorio Arrigoni nella Striscia di Gaza, l’enclave palestinese controllata dagli islamici di Hamas. Il processo si è svolto dinanzi a un tribunale militare controllato da Hamas.
Sono stati condannati al carcere a vita il 23enne Mahmud al-Salfiti e il 25enne Tamer al-Husasna, che avevano confessato il loro coinvolgimento. Un altro membro della cellula salafita Tawhid Wal Jihad, il 25enne Faruk Jerim, dovrà scontare 10 anni di carcere mentre un quarto, il 25enne Amer Abu Ghola, è stato condannato a un anno per aver fornito la casa in cui l’attivista dell’International Solidarity Movement (Ism) fu tenuto in ostaggio. Gli imputati rischiavano una condanna a morte ma gli stessi familiari di Arrigoni si erano detti contrari a questa eventualità.
Il processo si era aperto a settembre ma aveva subito numerosi rinvii. Gli imputati avevano confessato la loro partecipazione al sequestro ma avevano attribuito le principali responsabilità al capo del gruppo, il giordano Abdel Rahman Breizat, e a un altro membro della cellula, Bilal al Omari, entrambi uccisi pochi giorni dopo il sequestro in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza di Hamas.
Vittorio Arrigoni era noto negli ambienti del pacifismo e della militanza filo-palestinese per il suo libro “Gaza: restiamo umani” scritto dopo l’operazione israeliana Piombo fuso nell’enclave palestinese.
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