NARRATIVA «Il professionale», un romanzo di Ugo Cornia
Storie irriverenti consumate nelle aule di una scuola pubblica considerata un costo da sacrificare sull’altare della meritocrazia
NARRATIVA «Il professionale», un romanzo di Ugo Cornia
Storie irriverenti consumate nelle aule di una scuola pubblica considerata un costo da sacrificare sull’altare della meritocrazia
La scuola pubblica continua ad essere al centro di attacchi volta a trasformarla in senso aziendale, totalmente funzionale alle esigenze delle imprese e, in ultima analisi, classista. Un cambiamento della discussione pubblica e delle politiche della formazione che fanno apparire favole antiche le riflessioni e le esperienze sul campo di un don Milani. Così, mentre la scuola privata sembra godere di uno status, e di finanziamenti, quanto meno dubbio dal punto di vista costituzionale, un libro, non saggistico ma di narrativa, che faccia vedere con verve e humour la vita reale che palpita all’interno dell’istruzione pubblica può essere davvero molto utile. Se chi lo scrive, poi, è un narratore del livello di Ugo Cornia, il libro potrà essere in grado di mostrare al lettore i meccanismi reali, i problemi e le disfunzioni, ma anche e soprattutto l’umanità che si esprime nella scuola pubblica, i rapporti che si instaurano tra alunni, professori e personale tecnico e amministrativo, la fantasia che emerge nelle varie situazioni. E questo è proprio quanto accade nell’ultimo libro del narratore modenese, intitolato Il professionale. Avventure scolastiche, uscito di recente per Feltrinelli (pp. 127, euro 11).
L’inizio è esilarante. Il narratore – il racconto, come sempre in Cornia, è in prima persona – decide improvvisamente di licenziarsi dal liceo in cui insegna poiché è entrato in possesso di una somma di denaro. Si rivolge dunque alla segreteria, ma nessuno sa come gestire concretamente il licenziamento: non era mai capitato prima che qualcuno decidesse di lasciare un posto di insegnante. Dopo un po’ di tempo, però, i soldi stanno per finire e il protagonista ha l’occasione di rientrare in servizio in una scuola, questa volta come insegnante di sostegno. La sede a cui è destinato non è più un liceo ma un istituto professionale che – guarda caso – si trova nello stesso edificio del liceo in cui insegnava prima.
A questo punto iniziano le vere e proprie avventure scolastiche annunciate dal sottotitolo. E nelle storie raccontate da Cornia si susseguono situazioni paradossali e grottesche, tenere e divertenti. Come la volta in cui il narratore dice ai ragazzi diversamente abili di aver perso la memoria, di non ricordare più niente, tanto che ha passato la notte sotto un ponte, e tutti cercano di aiutarlo comunicandogli tutto quello che sanno di lui: qual è la sua macchina, dove abita, se è sposato o meno. O ancora l’episodio della professoressa che trova sulla cattedra una rivista porno e, con la massima imperturbabilità, dopo aver chiesto ai ragazzi se il giornale fosse di uno di loro, al diniego di tutti, afferma che allora se lo porterà a casa lei per guardarlo la sera con il marito, spiazzando completamente tutta la classe. Emergono poi con forza tutta una serie di personaggi, a cominciare dallo studente a cui era stato assegnato il narratore, Eugenio Calza, il quale «aveva una grande passione per i tappi di bottiglia, tutti i tappi in generale, ma in particolare per i tappi da lambrusco» e, inoltre, era «fissato» anche con le lavatrici. O il vicepreside Benny, che tra le sue funzioni aveva anche quella di «buttare fuori gli assenti», ovvero far uscire dalla scuola quei ragazzi che pur non essendo formalmente entrati, si rintanavano nei bagni: insomma, un modo nuovo di marinare la scuola, rimanendo, però, all’interno dell’edificio scolastico.
Oltre alle storie scolastiche, nel libro ci sono ricordi, riflessioni e avventure e situazioni avvenute al di fuori dell’ambiente della scuola. Il tutto raccontato con il caratteristico stile di Cornia, ricco di anafore, di modi di dire, raffinato e popolare al tempo stesso, tanto aderente al linguaggio parlato e talmente preciso nel comunicare non solo accadimenti, ma anche sensazioni, stati d’animo, pensieri e riflessioni. E in grado, questa volta, di far scoprire anche a chi non lo conosce il mondo della scuola e, in particolare, il mondo degli istituti professionali – ovvero quello contro di cui l’attacco del potere è stato forse più devastante e che nell’immaginario collettivo tende sempre di più a caratterizzarsi come un tipo di scuola di serie B – in tutte le sue sfaccettature di fantasia, umanità, insomma di vita vera.
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