Sono passati 40 anni esatti da quel 3 gennaio 1982, quando con una delle azioni più clamorose della lotta armata in Italia, l’assalto al carcere di Rovigo, alcuni militanti di ‘Prima Linea’ riuscirono a far evadere Susanna Ronconi e altre tre detenute politiche
Sono passati 40 anni esatti da quel 3 gennaio 1982, in pieni ‘Anni di piombo’, quando con una delle azioni più clamorose della lotta armata in Italia, l’assalto al carcere di Rovigo, alcuni militanti di ‘Prima Linea’ riuscirono a far evadere Susanna Ronconi e altre tre detenute politiche. Il libro che racconta la vicenda, ma anche cosa è stato il terrorismo in Italia, perché tanti giovani decisero di imbracciare le armi, uccidere e rimanere uccisi o finire per decenni in prigione nelle carceri di massima sicurezza, è ‘Miccia corta’ che esce in libreria per le edizioni Milieu in una nuova edizione arricchita di maggiori dettagli sulla formazione del movimento di ‘Prima Linea’ e sull’esperienza delle torture e del carcere.
A raccontare cosa furono quegli anni è Sergio Segio, il ‘comandante Sirio’, ex leader di Prima linea, organizzazione armata di estrema sinistra che ha contato circa mille militanti.
Segio, che ha finito di scontare le sue condanne nel 2004 e da allora è impegnato nel volontariato sui problemi del carcere e delle tossicodipendenze, racconta il prima e il dopo di quell’azione, un momento in cui la lotta armata era già verso la fine. L’assalto al carcere di Rovigo serviva a liberare Susanna Ronconi, compagna di Segio, ma nell’azione rimase coinvolto accidentalmente e morì, colpito da una scheggia, un anziano passante che portava a spasso il suo cane.
”Non c’è poesia nella violenza” è la consapevolezza che guida il ricordo di Sergio Segio. La narrazione si svolge nell’arco di una sola giornata, ma si inserisce in un quadro più ampio che racconta il lento bruciare della miccia che avrebbe dovuto innescare il cambiamento. La strage di Piazza Fontana e lo stillicidio di morti che è seguito, il passaggio dalla violenza contingente alla lotta armata strutturale, la disillusione e la perdita di un futuro comune, il carcere, sono le tappe di un percorso che da collettivo si fa dolorosamente individuale, nella silenziosa consapevolezza di tutto ciò che è andato perduto.
Segio venne arrestato il 15 gennaio 1983, assieme agli altri militanti, e dopo aver dichiarato chiusa definitivamente l’esperienza della lotta armata, durante il “maxiprocesso” di Milano a Prima Linea fece consegnare all’arcivescovo Carlo Maria Martini le armi a disposizione dei militanti rimasti in libertà.
Il suo libro ”Miccia corta” è diventato ormai un classico della memorialistica di quegli anni, grazie alla volontà dell’autore di raccontare senza censure e con sguardo lucido, intimo e maturo tutti i dettagli sulla formazione del movimento e sull’esperienza delle torture e del carcere. Dal libro di Segio, che nel 2003 ha avuto il Premio internazionale all’impegno sociale “Rosario Livatino”, è stato tratto il film ‘La Prima Linea’, con Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno.
(ANSA)
CS – Miccia Corta, una storia di Prima Linea di Sergio Segio (Milieu edizioni)
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