Addio a Paolo Ramundo, compagno «uccello»

Paolo aveva 79 anni e lo abbiamo incontrato molte volte dal 1968 alla fine degli anni Settanta, tutte le volte che l’attività politica del manifesto si è intrecciata alla sua e poi a quella di Lotta Continua di cui era dirigente, e infine nella sua nuova invenzione, quella di una straordinaria cooperativa agricola, la Cobragor

Ci ha lasciato a 79 anni il compagno «uccello» Paolo Ramundo dopo una malattia inesorabile. È con dolore che apprendiamo la notizia. «Noto architetto» dicono le agenzie, ma su questo lui avrebbe qualcosa da ridire con il suo sorriso sornione. Lo abbiamo incontrato molte volte dal 1968 alla fine degli anni Settanta, tutte le volte che l’attività politica del Manifesto si è intrecciata alla sua e a quella di Lotta Continua di cui era dirigente, e infine per la sua nuova invenzione, quella di una straordinaria cooperativa agricola, la Cobragor.

A inizi del ’68 fu tra i protagonisti dell’atto creativo fondante – «l’immaginazione al potere – del movimento di rivolta degli studenti. Fu infatti tra i fondatori a Roma de “Gli Uccelli”, con contestazioni e denunce assolutamente originali, sempre non-violente e nelle forme più teatralizzate. Fuori dalle fumose assemblee dell’Università preferivano “praticare obiettivi”, arrampicarsi sugli alberi. Il 19 febbraio del 1968, sostenuti dal professor Portoghesi, si arrampicò insieme a Martino Branca e Gianfranco Moltedo, sul campanile di Sant’Ivo alla Sapienza e restarono lì per un giorno e mezzo. Iniziava il corso creativo del movimento. Durò poco. A marzo ci fu subito un diverso bagno di realtà, gli scontri di Valle Giulia.

Poi lo abbiamo incontrato di nuovo nella rivolta di San Basilio del 1974, nel movimento di occupazioni delle case con altri compagni allora di Lotta Continua come Agostino Bevilacqua, Paolo Liguori “Straccio” e lo straordinario fotografo Tano D’Amico. Dicono che Paolo Ramundo fosse l’anima di Lotta Continua a Roma. Era di più, era la testa pensante: si chiedeva sempre quali erano gli spazi del movimento, guardava al futuro. E dalla diaspora di Lotta Continua uscì nel 1977 con un approccio anche stavolta originale – ci sembrò vicino alle Leghe dei disoccupati che costruiva il Pdup – da vero architetto del territorio: lanciò una occupazione di terre appena dietro l’ospedale San Filippo Neri a Monte Mario, a ridosso del quartiere di Monte Mario, fondando con un gruppo di disoccupati la Cooperativa Agricola Co.Br.Ag.Or. che esiste ancora dopo 44 anni; diventando anche dirigente della Federbraccianti Cgil.

In quella sede ieri si è svolta la camera ardente per salutarlo. E a settembre i suoi compagni promettono ancora un nuovo «bel ricordo». Alla sua compagna Francesca, a tutti quelli che lo hanno amato l’abbraccio del collettivo de il manifesto.

* Fonte: Tommaso Di Francesco, il manifesto

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