Dopo la condanna dei due militari per l’omicidio preterintenzionale del geometra romano. Il leader leghista: «Sono tranquillo, ora il Parlamento approvi la nostra legge ’droga zero’»
«Il signor Matteo Salvini non può giocare sul corpo di Stefano Cucchi. Non posso consentirglielo». Ilaria Cucchi e la sua famiglia hanno subito di tutto, in questi anni trascorsi a lottare per ottenere giustizia: minacce, offese, fake news. La sorella del giovane geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 per spaccio e morto una settimana dopo per le conseguenze del pestaggio subito, in dieci anni ha querelato ed è stata pure querelata, ma la maggior parte delle volte ha dovuto sopportare senza potersi difendere per vie legali, perché la macchina del fango, come d’altronde quella dei depistaggi, si mette in moto all’ombra dell’anonimato, e nel vuoto di una verità giudiziaria tardiva.
Ma adesso che una sentenza, sia pure di primo grado, ha attribuito ai due carabinieri che pestarono suo fratello Stefano, Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo, la responsabilità della morte del giovane e li ha condannati a 12 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, la donna non può permettersi di cedere. Per questo ha deciso di querelare l’ex ministro dell’Interno che giovedì scorso, commentando a caldo la sentenza della prima Corte d’Assise di Roma, ha ripetuto il mantra coniato dall’ex senatore Carlo Giovanardi. «Non mi scuso – ha detto Salvini -. Questo dimostra che la droga fa male».
Uno spot elettorale, e pure a costo zero, il suo. Tanto che alla notizia della querela, il leader leghista non si è scomposto affatto: «Dopo Carola Rackete, mi querela la signora Cucchi? Nessun problema – ha risposto – sono tranquillissimo. Dopo le minacce di morte dei Casamonica e i proiettili in busta, non è certo una querela a mettermi paura. Spero che il Parlamento approvi subito la legge “droga zero” proposta dalla Lega, per togliere per sempre ogni tipo di droga dalle strade delle nostre città». Non ci ha messo molto, Salvini, a passare dal terreno della strenua difesa delle forze dell’ordine “senza se e senza ma” a quello attualmente più agevole del proibizionismo. «Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri», disse nel 2016 in uno dei battibecchi a distanza avuti con la sorella del giovane detenuto ucciso. Oggi gli viene più facile: «Io combatto la droga sempre e comunque».
Ilaria Cucchi, nel rispondere a Matteo Salvini e nel post di ieri su Facebook con il quale ha annunciato la sua decisione, non ha usato alcun discorso antiproibizionista, come qualcuno a sinistra si sarebbe aspettato. Non ha parlato di droghe, comprensibilmente, né della legge leghista che può avere come unico effetto quello di favorire i grandi traffici illeciti. «Questo – ha scritto pubblicando la foto del cadavere di suo fratello – era il suo volto quando io ed i miei genitori lo vedemmo all’obitorio il 22 ottobre del 2009. Questo era quel che rimaneva di Stefano. Dei suoi diritti. Della sua dignità di essere umano».
«Stefano Cucchi ha sbagliato ed avrebbe dovuto pagare ma non morire in quel modo – ha aggiunto sua sorella nel post – Il giorno in cui viene pronunciata la sentenza ha il coraggio di dire quelle parole come se fosse al bar e parlasse ai suoi amici? Sono solo una normale cittadina ma non posso fare altro che querelarlo». «Lo devo a mio fratello – spiega ancora – Lo devo a mia madre che, pur estremamente sofferente, ha trascorso tutta la giornata del 14 novembre scorso in attesa di una sentenza che ci rendesse giustizia. Lo devo a mio padre la cui fiducia nello Stato ha fatto sì che compisse il sacrificio più pesante che si potesse chiedergli: denunciare il proprio figlio, da morto e dopo averlo visto in queste terribili condizioni, per la sostanza stupefacente trovata a casa sua».
Infine una richiesta alla ministra Luciana Lamorgese: «Mi piacerebbe tanto che l’attuale Ministro dell’Interno sostituisse la costituzione di parte civile fatta proprio dal sig. Salvini con la propria. Non sono un avvocato ma forse potrebbe essere possibile». «Ed ora – conclude Ilaria Cucchi – che i leoni da tastiera si scatenino pure con le loro menzogne sempre più raffinate e costruite ad arte. Io vado avanti».
Poche ore dopo, a Salvini che le risponde spavaldo di non avere paura della sua querela come non l’ha delle minacce di Casamonica, replica su Fb: «Anch’io sono contraria alla droga come alle truffe ai danni dello Stato, come alla Corruzione, come ai rimborsi fasulli a spese dei cittadini normali, come me, che pagano le tasse e non hanno 80 anni per mettersi in pari. E non amo i diamanti».
* Fonte:il manifesto
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