Spagna. La Corte suprema: via i resti di Franco dalla Valle de los Caídos

Spagna. La Corte suprema dà torto ai familiari del dittatore e autorizza all’unanimità la riesumazione dal mausoleo monumentale situato vicino a Madrid. Una vittoria del governo di Pedro Sànchez e per la collettività

Via libera del Tribunale supremo spagnolo all’esumazione dei resti del dittatore Francisco Franco. È il progetto di Pedro Sánchez, appena divenuto presidente nel 2018, più internazionalmente noto: stracciare il velo di silenzio, omertà e connivenza sui 40 anni di dittatura fascista in Spagna attraverso un gesto simbolico di straordinaria potenza. Quello di togliere le spoglie del dittatore dal monumento nazionale pagato dai contribuenti spagnoli, la Valle de los Caídos, dove sono sepolte migliaia delle sue vittime, e costruito dai prigionieri politici del regime, per portarle in una tomba comune. L’annuncio ebbe il merito di riaprire un dibattito e una ferita mai veramente chiusa, in un paese dove ancora oggi si discute dell’opportunità di cercare i corpi delle vittime della durissima repressione franchista.

La Spagna, secondo dati che diffonde l’Associazione per il recupero della memoria storica, è il primo paese in Europa e il secondo al mondo (dopo la Cambogia) per numero di fosse comuni con desaparecidos. Si parla di almeno 114mila persone (e più di 2mila fosse comuni non scavate), i cui familiari lottano da anni per ottenere il sostegno delle istituzioni per poter dare sepoltura ai loro cari.

I piani del governo prevedevano che l’esumazione dovesse essere portata a termine a giugno. Ma la famiglia Franco e varie associazioni fasciste hanno fatto di tutto per bloccarli, cercando anche di coinvolgere la chiesa cattolica. Dal Vaticano hanno però fermato, con una lettera del Segretario di stato Parolin in appoggio al governo spagnolo, le frange della chiesa spagnola che spalleggiavano i monaci benedettini che «custodiscono» la tomba in una chiesa all’interno del monumento.

I Franco da un lato si oppongono all’esumazione e dall’altro pretendono che il governo trasporti il feretro non già al piccolo cimitero di Mingorrubio, nel quartiere del Pardo, fuori Madrid, dove è sepolta sua moglie ed esiste già un loculo col nome del dittatore, ma nel cuore di Madrid, all’interno della cattedrale dell’Almudena, praticamente al lato della sede de la monarchia, la Zarzuela. In più, siccome la longa manus del franchismo è ancora viva e vegeta nella magistratura spagnola, erano riusciti con un escamotage amministrativo a fermare comunque l’esumazione, prima ancora che venisse bloccata dal tribunale supremo in attesa della sentenza di ieri. Un giudice notoriamente di simpatia franchiste, José Yusti, aveva annullato la licenza del comune dove ha sede la Valle de los Caídos per sollevare la lastra di marmo che ricopre la tomba: «Si tratta di spostare delle lastre di marmo che a loro volta ne coprono una di granito che sembra pesi 2mila chili, e non c’è bisogno di essere architetti, geometri, ingegneri o capomastri per accorgersi che è complicato, difficile da maneggiare e pertanto pericoloso» è la curiosa motivazione. Il giudice ora dovrà decidere se, alla luce della sentenza del Supremo (adottata all’unanimità) che dà ragione su tutta la linea al progetto del governo e dà priorità agli interessi della collettività e alla legge di Memoria storica su quelli della famiglia Franco, rimangiarsi la propria decisione o, come sembra probabile, mettere quanti più ostacoli possibile. Il contenzioso in questo caso potrebbe durare anche altri 5 anni.

Intanto però il governo afferma di voler portare a termine l’operazione prima delle elezioni, mentre la famiglia Franco dice che si appellerà al tribunale costituzionale per fermare l’operazione. Sánchez parla via Twitter di «vittoria della democrazia spagnola», mentre Pablo Iglesias la definisce la «riparazione di una vergogna». Dal Pp (che assieme a Ciudadanos si astennero in parlamento su questa misura) parlano di «rispetto delle sentenze», mentre Albert Rivera accusa Sánchez di «giocare con le ossa per dividerci». Solo Vox difende la famiglia del dittatore, accusando il governo di «profanare tombe, dissotterrare odi, e mettere in discussione la monarchia».

* Fonte: Luca Tancredi Barone, il manifesto

photo Francisco Franco, by Fotograaf Onbekend / Anefo [CC0]

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