Internet. Facebook e Instagram cancellano gli account delle due organizzazioni. Oscurati anche i profili dei leader Iannone, Di Stefano, Fiore e di molti militanti
È successo poco prima delle 17 di ieri: gli account di CasaPound e di Forza Nuova sono spariti da Facebook e da Instagram, i due social network che fanno capo a Mark Zuckerberg. «Le persone o le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base della loro identità non trovano posto su Facebook e Instagram – spiegano da Facebook – Gli account che abbiamo rimosso violano la nostra policy», affermano secchi dagli uffici del colosso digitale. La presidente dell’Anpi Carla Nespolo esulta: «Siamo molto contenti, nei social network non può essere consentita la violazione della Costituzione».
La tempistica non stupisce quelli che conoscono Facebook e ne studiano il funzionamento. Ieri era lunedì, e pare che sia in questo il giorno della settimana che i dirigenti di Facebook fanno il punto sulle novità in termini di policy e regole da rispettare. Di solito, dal pomeriggio parte la cancellazione dei contenuti considerati inconciliabili con il social network. Così si spiegherebbe la coincidenza del provvedimento con la manifestazione di piazza Montecitorio durante la quale destre ed estreme destre hanno contestato la fiducia al governo Conte.
Il colpo di spugna sulla propaganda delle organizzazioni neofasciste da parte di Facebook non è inedito: solo qualche mese fa era toccato a gruppi neonazisti statunitensi, prima ancora era stata la volta Alba Dorata in Grecia o il British National Party in Inghilterra.
Da CasaPound lamentano la chiusura a strascico delle pagine di centinaia di militanti. Tra quelle rimosse ci sono quelle dello storico leader di CasaPound Gianluca Iannone e del segretario Simone Di Stefano. Sono state rimosse anche le pagine di organizzazioni collaterali ai partiti neofascisti, che si presentano come operanti nel volontariato o nel settore della protezione civile. La pagina di CasaPound Italia aveva circa 250 mila seguaci. I dati di un anno fa elaborati da Patria Indipendente, rivista dell’Anpi, svelano alcune caratteristiche delle pagine rimosse. Ne emerge che attorno a CasaPound e Forza fino al 2018 ruotavano circa 800 pagine a organizzazione, che corrispondono a circa 450 mila post totali diffusi nel primo caso e 380 mila nel secondo. Per il ricercatore Elia Rosati, che a CasaPound ha dedicato un libro, «Facebook è uno strumento essenziale per il radicamento territoriale».
Di solito l’insediamento in un nuovo contesto non viene annunciato online direttamente dal logo con la tartaruga stilizzata ma appunto da pagine collaterali di utenti privati o organizzazioni giovanili quali Blocco Studentesco. «Abbiamo attivato i nostri avvocati. Qualcuno ha dato l’ordine di farci fuori», dichiara il consigliere municipale di Ostia Luca Marsella di CasaPound, che era solito usare lo streaming Facebook per lanciare le sue invettive. Ultimamente ce l’aveva coi migranti che vivono nell’ex Colonia Vittorio Emanuele. «Risponderemo con più piazza e più reclutamento», dice il fondatore di Forza Nuova Roberto Fiore invocando un ritorno alle vecchie maniere. Ma ormai è quasi impossibile tracciare un confine netto tra reale e virtuale, tra le mobilitazioni per strada e la loro amplificazione via social, come si è visto in occasione delle campagne contro l’assegnazione di casa popolari ai migranti. Bastava qualche militante per una foto e dei video da diffondere. Adesso sarà un po’ più complicato.
* Fonte: il manifesto
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