«Dall’orso alla Pantera». Lotte studentesche con lontane radici

«Dall’orso alla Pantera», una mostra a Torino dal 15 aprile al 21 giugno. L’esposizione è ideata nell’ambito di «Archivissima». Il festival inaugurerà venerdì la seconda edizione.

«L’università muore». Un grido di allarme scritto in rosso e nero, senza particolare cura grafica, dal comitato di Medicina dell’Università di Torino. Correva l’anno 1964 e gli studenti si preparavano a organizzare le manifestazioni contro la Riforma Gui (ancora in gestazione), dal nome del ministro democristiano che guidò il dicastero della Pubblica istruzione negli anni del primo centrosinistra.
Quel documento, che è arrivato ai giorni nostri ingiallito e con qualche piega del tempo, è un appello alla partecipazione, al protagonismo studentesco, e testimonia come il Sessantotto non sia nient’altro che l’arrivo di un percorso sedimentato negli anni precedenti. Quel cartellone, ora restaurato, fa parte della mostra Dall’orso alla Pantera. Le proteste studentesche come fattore di innovazione, ideata e realizzata dall’Archivio Storico dell’Ateneo torinese, in occasione della seconda edizione del più ampio festival «Archivissima», che si svolge, a Torino, dal 12 al 15 aprile.

IL 12 APRILE, per la «Notte degli Archivi», gli archivi storici di enti pubblici e privati e di istituti culturali saranno aperti al pubblico, alla scoperta di patrimoni nascosti e di storie conservate. E, così, sarà anche per quello dell’Ateneo, in via Verdi 8 (Palazzo del Rettorato), dove la mostra – curata dalla responsabile Paola Novaria – rimarrà aperta fino al 21 giugno. Il percorso si snoda lungo due secoli e mezzo di storia e prende le mosse da un episodio del 1755, quando gli studenti si opposero con forza al fatto che il cortile del Rettorato potesse ospitare uno spettacolo che prevedeva un ballo di un orso e un combattimento tra animali, ritenuti lesivi dell’onore dell’Università. L’esibizione era stata autorizzata da Carlo Luigi Caissotti, capo del Magistrato della Riforma. Dopo la distruzione delle palizzate, gli studenti resistettero a un corpo di guardia inviato sul posto. Le autorità disposero che lo spettacolo si tenesse nel parco del Valentino.

ATTRAVERSO documenti, volantini e illustrazioni, ci si muove – sotto l’occhio vigile dei faldoni affastellati dell’Archivio – dall’Ottocento risorgimentale, con il coinvolgimento degli studenti nel cammino verso l’Unità, alle guerre che sconvolsero la prima metà del Novecento. E, via, verso l’onda lunga del Sessantotto, dove quello status quo che nel 1755 veniva difeso, fu sovvertito. Proprio il «superamento delle barriere» è il fulcro dell’edizione di Archivissima, il festival ideato dall’agenzia Promemoria e organizzato in collaborazione con il Polo del ‘900.
Barriere e distanze che gli anni, che anticipano il ’68, cercarono di erodere gradualmente. Ancor più significativamente a Torino dove l’anno simbolo fu anticipato dal ’67, con l’occupazione, a novembre, di Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche. Ma, sfogliando la rivista degli studenti Ateneo, le cronache delle prime occupazioni di Politecnico e Università risalgono addirittura al 1958. Le pagine del periodico sono intervallate dalle vignette di Fausto Amodei, studente di architettura, presto animatore dei gloriosi Cantacronache, che in un disegno satirico «Oro alla patria, per gli studenti i tempi non cambiano» solleva il problema dell’aumento delle tasse e la questione del diritto allo studio. Tema che nei documenti ciclostilati del ’68 diventa una denuncia contro «l’attuale struttura economica e sociale che tende a predeterminare una selezione di tipo classista», «chi si iscrive a medicina proviene nella maggioranza (83,38%) da famiglie della media ed alta borghesi».

L’università forma – scrivevano – «medici adatti», «individui stampati», che non si devono porre troppe domande, né discutere del lavoro da eseguire: «Se poi – riportavano i volantini di Chimica – serve a costruire bombe batteriologiche o chimiche, a fare sofisticazioni alimentari, a immettere sul mercato prodotti farmaceutici dannosi il cui unico scopo è arricchire chi li produce e non a curare i malati, a inquinare l’aria, l’acqua… non importa. Non crediamo ai cattedratici che ci hanno ripetuto che il lavoro del tecnico è neutrale».
Le facoltà scientifiche in apparenza sullo sfondo della lotta ne sono state protagoniste. Con l’inaugurazione della mostra, il 12 aprile, una tavola rotonda – alle 19,30 nella sala Principe d’Acaia del Rettorato – approfondirà l’aspetto. A moderarla, lo storico Aldo Agosti, che dialogherà con i testimoni dell’epoca di Medicina e Scienze Mfn: Paola Accati, Salvatore Coluccia, Stefano Sciuto, Tullia Todros e il famoso chirurgo Mauro Salizzoni.

ANNI DI ROTTURA. Il 10 febbraio 1969 dai collettivi di Scienze naturali e biologiche arrivò una piccata replica all’ordinario di zoologia Guido Bacci che sosteneva che le donne, per caratteristiche genotipiche, non fossero portate alla ricerca ma solo all’insegnamento. «L’insigne genetista ci ha reso edotti sulla sua ultima ricerca in campo genetico. Dopo lunghi studi ha scoperto che sul cromosoma femminile X si trova l’importantissimo gene I (insegnamento) che si manifesta esclusivamente nelle donne; mentre sul cromosoma Y c’è l’altrettanto importante gene R (ricerca). A quando la pubblicazione?
Ciò che più preoccupa non è tanto la risibilità di una simile affermazione “scientifica” quanto il fatto che l’illustre professor Bacci (come qualsiasi altro cattedratico) possa trasportare una differenziazione sociale (donne laureate in biologia che insegnano, uomini che “ricercano”) a livello pseudo scientifico e, avvalendosi della sua autorità indiscussa in quanto “esperto” e cattedratico, giustificarla e contribuire a consolidarla».

COMPLETANO la mostra volantini e fotografie, concesse in prestito da archivi privati, della Pantera, il movimento studentesco mobilitatosi contro la riforma Ruberti, occupando centinaia di facoltà, tra la fine del 1989 e la primavera del 1990, contro la trasformazione in senso privatistico delle università italiane. Temi tuttora attuali.
La mostra all’Università è una delle iniziative del festival Archivissima, che ha come sede centrale il Polo del ‘900, via del Carmine 14, e prevede seminari, panel, conferenze (attesi Nicola Lagioia, Michela Murgia, Giusi Nicolini e Mario Tozzi), workshop e spettacoli. Infine, la mostra Superarchivi che ospita materiali di vari archivi e musei attorno al tema #superalebarriere e a tre anniversari di cambiamento: la caduta del muro di Berlino 1989), lo sbarco dell’uomo sulla Luna (1969) e la pubblicazione del manifesto del Futurismo (1909). Mostra che ha come naturale proseguimento l’allestimento al Museo Lavazza L’enciclopedia è un gioco! Le figurine Lavazza con le tavole ispirate alla missione Apollo 8.

* Fonte: Mauro Ravarino, IL MANIFESTO

You may also like

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password